La nuova versione del Padre Nostro attende la confirmatio, ma è pronto. Ci vorrà un po’ di più per il Messale Romano che necessita di grande cura.
La nuova versione del Padre Nostro è quasi pronta e presto verrà inserita nella terza versione del Messale Romano su cui si lavora dal 2002.
Il nuovo Padre Nostro e il nuovo Gloria
Come tutti saprete già da tempo, a novembre la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ha approvato la nuova formula della traduzione italiana del Padre Nostro. Papa Francesco aveva fatto notare come la versione italiana dell’invocazione consegnataci da Gesù Cristo fosse imprecisa ed ha chiesto che venisse uniformata al significato latino. D’ora in poi, dunque si dirà: “Non abbandonarci alla tentazione” al posto di “Non ci indurre in tentazione”.
Il tempo intercorso dal cambiamento all’inserimento nel messale è legato alla necessità di un controllo accurato per quello che è di fatto un cambiamento importante. In attesa di confirmatio (l’approvazione della Santa Sede) anche il cambiamento effettuato nel ‘Gloria‘: adesso si reciterà “Pace in terra agli uomini, amati dal Signore” e non più “Pace in terra a tutti gli uomini”. I due cambiamenti verranno poi inseriti nel Messale Romano, il quale è alla sua terza edizione tipica già dal 2002.
Perché il nuovo Padre Nostro tarda ad arrivare in Chiesa
Interrogato da ‘Avvenire‘ sulla questione Padre Nostro, il Vescovo Claudio Maniago ha spiegato il perché ci voglia tanto tempo per modificare il Messale Romano. Il Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia spiega che i lavori stanno procedendo a ritmo serrato ma che ancora non è possibile fornire una data certa per la pubblicazione: “E’ evidente che trattandosi di un libro così prezioso ci sono dei passaggi tecnici indispensabili, per esempio la correzioni di bozze, da fare anche due o tre volte. In modo da evitare errori”.
Successivamente gli viene chiesto di spiegare perché il Messale Romano è così importante e Monsignor Claudio Maniago risponde: “Perché è un libro che non soltanto guida la celebrazione ma fa da norma alla stessa. Lì troviamo davvero quello che è indispensabile. Una realtà importante e preziosa come la celebrazione eucaristica non può essere affidata alla fantasia, per quanto fervida, di un sacerdote, di un vescovo, di una comunità ma deve farne emergere l’originalità nell’ambito di una comunione ecclesiale che possa far riconoscere sempre la Chiesa, in ogni celebrazione cui si partecipa”.
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Luca Scapatello