Padre Pio: l’agonia di Gesù non è finita sul Calvario

Nella lettera inviata a Padre Agostino, Padre Pio confessò al suo direttore spirituale l’esperienza mistica dovuta al suo incontro con Gesù.

Padre Pio e Gesù
(websource)

È un racconto, quello di Padre Pio, che ci porta a riflettere su quanto Gesù soffra per i nostri peccati.

Gesù stesso ha rivelato al Santo, che la sua agonia non si è limitata alle tre ore di sofferenza fisica, ma va oltre, supera il tempo e la storia. È una sofferenza che porta il Signore a patire per ogni nostra mancanza: «Io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo». Ma c’è un invito che il Signore ci fa e noi ringraziamo il Santo frate per avercene reso testimonianza.

Padre Pio, la testimonianza in una lettera

Quanto Gesù rivelò a Padre Pio è stato lasciato scritto in una lettera, scritta il 7 aprile 1913 e destinata al suo direttore spirituale, Padre Agostino: “Mio carissimo Padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici, di questi chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo dalle Sacre vesti”. “La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi.

Lo sguardo di Gesù

Però il suo sguardo mi portò verso quei sacerdoti. Ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: «Macellai!» E rivolto a me disse: «Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore. No, io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo”.

L’invito del Signore: “Non bisogna dormire!”

“Durante il tempo dell’agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza. L’ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ahimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità”.

Dall’apparizione alla memoria: la diffusione del messaggio

“Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate. Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale». Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo”. (fonte della lettera: Il blog della preghiera).

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Fabio Amicosante

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