DON DOLINDO RUOTOLO
Padre Pio da Pietrelcina un giorno disse, ad alcuni napoletani che andarono a fargli visita: “Perché venite qui, se avete don Dolindo a Napoli? Andate da lui, egli è un Santo.”.
Parlava di Don Dolindo Ruotolo (1882–1970, Napoli).
La sua infanzia fu segnata da una salute molto precaria, da poche possibilità economiche e dalla sofferenza per la separazione dei genitori.
Lui e uno dei suoi fratelli studiarono alla Scuola Apostolica dei Preti della Missione, così prese i voti e divenne anche sacerdote. Operò tra Napoli, Tarando e Molfetta per riformare un seminario, ma desiderava in effetti poter partire per la Cina come missionario.
Ad un certo punto della sua vita, la chiesa tanto amata sembrò voltargli le spalle. La Scuola Apostolica, che contava su di lui come maestro dei chierici e di canto gregoriano, lo accusò di essere negligente, procurandogli di conseguenza la denuncia di eretico formale e dogmatizzante, per cui dovette sottoporsi al giudizio del Sant’Uffizio a Roma.
Anche lui, come il suo coetaneo Padre Pio, subì una severa e sofferta, quanto ingiusta, condanna da parte della Madre chiesa, forse per la natura dei suoi scritti. Sono tantissimi, come il “Commento alla Sacra scrittura” in 33 volumi, in cui cercava un accordo esegetico tra scienza e fede, ma appartiene a Don Dolindo anche l’ “Atto di abbandono a Gesù”, da cui si evince il suo animo pacato e sereno, nell’affidarsi al Signore, al di la di ogni evento terreno.
Fu sottoposto ad una perizia psichiatrica e poi ad un esorcismo, mentre veniva sospeso e non poteva più celebrare.
Si rifugiò a Rossano, in Calabria, e dopo qualche anno finalmente fu riabilitato. Qualche mese dopo però arrivò una nuova denuncia e un altro allontanamento. Fu nuovamente e definitivamente riabilitato più di dieci anni dopo.
Luca Sorrentino, che ha scritto una biografia su Don Dolindo, lo descrive così: “Un amanuense dello Spirito Santo, una Sapienza infusa dall’alto, un taumaturgo di non minor presenza di Padre Pio da Pietrelcina, uno stigmatizzato di Cristo già nel nome, un figlio prediletto della Vergine iniziato alla sapienza delle Scritture, un servo fedele che volle essere il nulla del nulla in Dio e il tutto di Dio negli uomini.”.
Oggi è Servo di Dio e sulla sua tomba, a Napoli, i fedeli che accorrono li per chiedere grazia e intercessione, usano bussare tre volte, per simboleggiare la Trinità.