Due biografi: ” Lobby di teologi contro il santo del Gargano ”
– MISTERI Il silenzio sulla scomparsa delle stigmate, l’ultima messa, la mancata assistenza medica: nuove ipotesi e testimonianze riaprono la discussione Chi ha paura dei segreti di Due biografi: “Lobby di teologi contro il santo del Gargano” Il giorno di Natale e’ morto il dottor Giuseppe Sala, che fu sindaco di San Giovanni Rotondo e per tredici anni medico personale di padre Pio. La notizia, in se’, non dice molto: e, infatti, e’ passata nell’indifferenza generale. Senonche’ questo dottor Sala, poco prima di morire, interrompendo un silenzio di oltre un quarto di secolo, ha detto cio’ che sapeva sulla morte del “frate con le stigmate”: e ne sapeva molto, visto che, al capezzale di padre Pio, l’unico medico presente era lui. Prima (febbraio ’95) ha inviato un memoriale al settimanale Gente; poi ha confermato la versione sulla morte di padre Pio contenuta in un libro, Padre Pio… Quell’ultimo segreto… scritto dal giornalista Enrico Malatesta nel ’93 e pubblicato da un piccolo editore, Carroccio. In quel libro, Malatesta sosteneva che tra i frati di San Giovanni Rotondo ci fu una mezza congiura ai danni di padre Pio; una tesi avvalorata soprattutto da una testimonianza anonima, e quindi considerata alla stregua di una poco credibile “sparata” giornalistica. Ora pero’ arriva la “conferma” del dottor Sala. E cosi’ il libro viene ripubblicato (in libreria il 23 gennaio) da un editore piu’ grosso, la Piemme; sara’ arricchito della testimonianza del dottor Sala e si intitolera’ L’ultimo segreto di Padre Pio (359 pagine). Tutta questa premessa per dire che, tra pochi giorni, riesplodera’ la polemica sulla morte di padre Pio. Dunque, vediamo qual e’ la versione di Enrico Malatesta, ora suffragata dalla testimonianza del dottor Sala e avallata da un editore che, nel mondo cattolico, gode di prestigio e credibilita’. Malatesta sostiene che il 23 settembre del 1968, quando padre Pio mori’, i frati di San Giovanni Rotondo cercarono di nascondere il fatto piu’ straordinario cui fosse mai capitato, almeno in quel convento, di assistere: e cioe’ la scomparsa delle stigmate. Per capirne l’importanza, occorre fare una piccola immersione nella teologia cattolica. Ci spieghiamo. Che padre Pio avesse su mani, piedi e costato i segni della crocefissione di Cristo, era un fatto noto in tutto il mondo. Centinaia di migliaia di persone avevano visto, “verificato” le piaghe, le ferite sanguinanti: perlomeno sulle mani. Ma di quel fatto misterioso si poteva cercare di dare una spiegazione, o almeno formulare un’ipotesi “scientifica”: qualcuno sosteneva, ad esempio, che quelle lacerazioni fossero frutto di isteria. Quelle stigmate, pero’, cominciarono a ridursi negli ultimi giorni di vita, fino a scomparire, per la precisione, durante l’ultima messa celebrata da padre Pio, meno di ventiquattr’ore prima della morte. Mani, piedi e costato non soltanto erano “guariti”; ma erano del tutto privi di ogni cicatrice, di ogni “segno” di quelle ferite che, al di la’ della spiegazione che se ne possa dare, erano state indubbiamente presenti per cinquant’anni. Ora, se questa scomparsa delle stigmate e’ – da un punto di vista scientifico – ancora piu’ incomprensibile della loro apparizione, da un punto di vista teologico il significato e’ rilevantissimo: vuol dire – ovviamente in una prospettiva di fede – che con la fine dell’esistenza terrena “tutto si era compiuto”, il calvario era finito, ed entrando nell’immortalita’ il frate di Pietrelcina non avrebbe piu’ avuto i segni della sofferenza. Questo il significato teologico. Una “bomba”, per i credenti. Ma Malatesta sostiene che i frati di San Giovanni Rotondo nascosero quel fatto. In effetti, che le stigmate fossero scomparse durante l’ultima messa si e’ saputo solo nel ’91, quando a Mixer e’ stato trasmesso un filmato fino a quel momento inedito, e trovato proprio da Malatesta. In quel filmato si vede chiaramente che durante la celebrazione dell’eucarestia le stigmate vanno scomparendo. Ma perche’ fino a quel momento nessuno aveva detto come e soprattutto quando le stigmate erano scomparse? Malatesta dice che ci fu una congiura ordita da tre frati. Dei quali fa i nomi: padre Clemente di Santa Maria in Punta, “definitore provinciale”, in pratica “capo” dei Cappuccini della provincia; padre Carmelo di San Giovanni in Galdo, superiore guardiano del convento di San Giovanni Rotondo; padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, incaricato dai primi due di interrogare padre Pio sulle stigmate: compito che svolse per quasi tre anni, dal ’66 al ’68, per tre volte al giorno. Questi tre, sostiene Malatesta, nascosero la scomparsa delle stigmate per un motivo molto semplice: la rivelazione di quell’evento straordinario avrebbe fatto accorrere a San Giovanni Rotondo legioni di medici da tutto il mondo; ed era questo che i tre non volevano, perche’ i medici avrebbero scoperto che padre Pio non era stato assistito a dovere durante la malattia, e neppure durante le sue ultime ore. I tre, sempre secondo Malatesta, avrebbero costretto un padre Pio gia’ agonizzante (era sulla sedia a rotelle) a dire quella messa del 22 settembre 1968 perche’ era la giornata dei “Gruppi di Preghiera”, i quali garantiscono ogni anno enormi entrate economiche (oggi, 60 – 70 miliardi di offerte); e in quel giorno padre Pio avrebbe dovuto “consegnare” l’organizzazione proprio a padre Carmelo. Se padre Pio non fosse stato presente, quel “passaggio delle consegne” non sarebbe stato forse creduto dalle migliaia di fedeli aderenti ai “Gruppi di preghiera”. Ma quella celebrazione della messa – imposta, ordinata – costo’ cara alla salute di padre Pio. Il quale poi, scrive sempre Malatesta, passo’ la notte nella sua cella, senza assistenza medica: un assurdo, considerato che era il fondatore del piu’ grande ospedale d’Europa, la “Casa sollievo della sofferenza”, che sta esattamente di fianco al convento. Solo alla fine arrivo’ un medico, il dottor Sala appunto, ma ci venne a titolo personale. Ecco, per nascondere tutto questo si sarebbe fatta passare sotto silenzio la scomparsa delle stigmate. I tre frati accusati da Malatesta sono tutti morti, e non possono difendersi. E’ doveroso, dunque, riportare questa versione quantomeno con il beneficio del dubbio. Ma questa storia ne introduce una molto piu’ grande.
E cioe’: non pochi, tra i fedeli di padre Pio, sostengono che nella Chiesa c’e’ sempre stato e c’e’ tuttora chi “ha paura” del frate di Pietrelcina. Per motivi profondi. “Non c’e’ dubbio – dice Malatesta – che sia strano che, per molti anni, fino al filmato di Mixer, nessuno abbia rivelato un fatto, cosi’ “teologicamente” importante, quale la scomparsa delle stigmate poco prima della morte. Per anni, il silenzio sulla scomparsa ha ingenerato confusione anche sull’effettiva esistenza delle stesse stigmate: e a chi chiedeva spiegazioni, spesso si rispondeva che si trattava di un problema secondario, si osservava che “quel che importa e’ la fede, e’ la preghiera”. “Insomma – continua Malatesta – una visione potremmo dire “teologicamente progressista”, che contesta la possibilita’ del miracolo, l’esistenza stessa del mistero. Non solo: padre Pio non piace a tutte quelle lobby di teologi che discettano, ad esempio, su preti sposati e verginita’ della Madonna. Questi teologi “avanzati” considerano padre Pio un contadino ignorante e non comprendono, invece, che quel frate era proprio uno di quei “semplici” che, per il Vangelo, capiscono cio’ che e’ nascosto ai dotti e ai sapienti”. Insomma, per Malatesta, padre Pio rappresenta “la fede tradizionale, la devozione alla Madonna, la recita del rosario”: tutte cose considerate “superate”, in un certo milieu. “Ma il Papa – continua Malatesta – ha capito padre Pio. Tutti i Papi sono stati dalla sua parte. Ma Giovanni Paolo II, in particolare, ha mostrato di privilegiare quella fede “semplice” che caratterizzava padre Pio. Il quale, ne sono convinto, sara’ il santo proposto come modello per il prossimo millennio”. Al di la’ di una possibile “rivalita” tra colleghi, e’ d’accordo con Malatesta un altro biografo del “santo del Gargano”: Rino Cammilleri, autore della Storia di Padre Pio (Piemme, una decina di edizioni dal ’93 ad oggi): “Piu’ che di paura parlerei di fastidio. Padre Pio rappresenta la Chiesa medioevale: esorcismi, miracoli, bilocazioni, stigmate… Pensate che si fece dispensare per continuare a dire la messa in latino. E dell’ecumenismo, ad esempio, aveva una visione precisa: riceveva tutti – fedeli di altri religioni e atei – ma a tutti diceva con chiarezza che l’unico salvatore e’ Gesu’ Cristo. Insomma, padre Pio e’ un cazzotto all’intero Ventesimo secolo, contraddice tutta la modernita’, anche quella ecclesiale. Testimonia che il cristianesimo e’ sempre lo stesso, e non ha bisogno di aggiustamenti”. Non e’ d’accordo, invece, il biografo “ufficiale”, Antonio Pandiscia, che di padre Pio fu figlio spirituale (Padre Pio, edizioni San Paolo): “Quella dei teologi non e’ ostilita’, ma normale, anzi doverosa prudenza. I miracoli ci sono stati, ma proprio per questo e’ necessario essere molto cauti nella loro valutazione. E poi padre Pio non e’ santo “perche’ ha fatto i miracoli”, ma per la sua vita interamente dedicata a Cristo. E comunque, alla fine è stato fatto santo nonostante i detrattori. Credo, come si sussurrava, gia’ nel ’98. Si tratta dell’unico caso in cui un Papa e’ andato a inginocchiarsi sulla tomba di un uomo non ancora canonizzato. Insomma, la Chiesa ama padre Pio”. Due santi immensi la cui storia si è incrociata anche se pur un breve periodo.