Le lobby dei teologi progressisti” e per alcuni pezzi pro modernismo della stessa Chiesa. Da loro, secondo lo scrittore Malatesta, Padre Pio era visto come un rozzo monaco di campagna, sin troppo legato a una visione medievale del cristianesimo. Le testimonianze sulle stigmate, sui miracoli, sugli esorcismi, e il suo essersi fatto dispensare per continuare a pronunciare le liturgia in latino sarebbero stati visti come una minaccia verso i nuovi orizzonti imboccati dal cattolicesimo. Il tutto nonostante molti Papi, e in particolare Giovanni Paolo II, si siano schierati al fianco di quell’uomo dalla fede semplice. “Padre Pio è uno schiaffo a tutto il Ventesimo secolo – sostiene Rino Camilleri, autore della “Storia di Padre Pio” – contraddice tutta la modernità. Anche quella ecclesiale”. E alla sua intercessione migliaia di persone affidano le loro malattie, sofferenze, pene, tutto quel dolore portato in dote dall’umanità. Solo chi non vuol vedere può non comprendere che il vero miracolo è proprio questo.
Una guarigione confinata nell’oblio per ventitré anni: sarà la trasmissione “Mixer”, nel 1991, a documentare il miracolo, trasmettendo le immagini di quella liturgia. Teologicamente la scomparsa dei segni della crocifissione è ancora più importante della loro apparizione. Mentre quest’ultima può, sia pur in modo residuale, essere spiegata scientificamente – ad esempio potrebbe essere causata da forme di isteria – la guarigione improvvisa è difficilmente motivabile. Per chi ha fede essa prelude alla morte del Santo e alla sua ascesa in Paradiso, luogo di beatitudine in cui i segni della sofferenza terrena non avranno più motivo di esistere. Con il decesso, infatti, la testimonianza fra gli uomini della presenza di Cristo si conclude. “Tutto è compiuto” disse, appunto, Gesù sulla Croce. Il concetto è quello. Secondo Malatesta quel secondo evento miracoloso venne dolosamente nascosto da tre Cappuccini del convento di Padre Pio al fine di evitare che decine di medici accorressero al suo capezzale per cercare di dare una spiegazione al fenomeno. Nessuno dei tre è in vita, per cui non è possibile avere alcuna conferma della ricostruzione del giornalista, che quindi, per il momento, appartiene solo al campo delle ipotesi.
Malatesta sostiene che se i medici fossero arrivati nel convento avrebbero scoperto la poca assistenza riservata al frate nella malattia (c’era il solo Sala a curarlo) e gli avrebbero impedito di tenere la Messa del 22 settembre. Cosa che avrebbe creato un grave imbarazzo all’istituto religioso. In quel giorno Padre Pio avrebbe dovuto “consegnare” l’organizzazione proprio a Padre Carmelo. Ma in sua assenza forse la volontà del santo di effettuare il “passaggio di consegne” forse non sarebbe stata creduta dai fedeli accorsi. Ma quella messa gli costò caro: passò la notte in cella senza nessun dottore al suo fianco e il giorno seguente spirò.
Questo primo mistero ne introduce un altro, legato alla presunta “pericolosità” del frate di Pietralcina per quella che Malatesta definisce “lobby dei teologi progressisti” e per alcuni pezzi pro modernismo della stessa Chiesa. Da loro, secondo lo scrittore, Padre Pio era visto come un rozzo monaco di campagna, sin troppo legato a una visione medievale del cristianesimo. Le testimonianze sulle stigmate, sui miracoli, sugli esorcismi, e il suo essersi fatto dispensare per continuare a pronunciare le liturgia in latino sarebbero stati visti come una minaccia verso i nuovi orizzonti imboccati dal cattolicesimo. Il tutto nonostante molti Papi, e in particolare Giovanni Paolo II, si siano schierati al fianco di quell’uomo dalla fede semplice. “Padre Pio è uno schiaffo a tutto il Ventesimo secolo – sostiene Rino Camilleri, autore della “Storia di Padre Pio” – contraddice tutta la modernità. Anche quella ecclesiale”.
E alla sua intercessione migliaia di persone affidano le loro malattie, sofferenze, pene, tutto quel dolore portato in dote dall’umanità. Solo chi non vuol vedere può non comprendere che il vero miracolo è proprio questo.
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