In occasione della 38a Giornata per la vita, manifestazione tesa a dimostrare l’iniquità dell’aborto e la bellezza insita nella nascita tenutasi lo scorso 7 febbraio, lo scrittore Giuliano Guzzo ha riportato sul proprio sito le parole di padre Pio riguardo l’interruzione della gravidanza. Si tratta dell’espressione di una posizione fortemente contraria (come immaginabile) tratta da una conversazione con padre Pellegrino che vi riportiamo sotto.
Tutto ebbe luogo un giorno che il Santo da Petralcina negò l’assoluzione ad una donna che si era pentita di aver abortito. Una simile inflessibilità colpì molto padre Pellegrino che, quasi dispiaciuto per la donna, andò a chiedere spiegazioni a padre Pio per quel comportamento: “Padre, lei stamattina ha negato l’assoluzione per procurato aborto ad una signora. Perché è stato tanto rigoroso con quella povera disgraziata?”, domanda lecita a cui il frate risponde perentoriamente: “Il giorno in cui gli uomini, spaventati dal, come si dice, boom economico, dai danni fisici o dai sacrifici, perderanno l’orrore dell’aborto, sarà un giorno terribile per l’umanità. Perché è proprio quello il giorno in cui dovrebbero dimostrare di averne orrore”.
Il timore di San Pio, dunque, era quello che nel mostrare misericordia nei confronti di una donna che si era macchiata di un peccato così grave, avrebbe in qualche modo alleggerito le sue colpe e convinto le persone che un semplice pentimento poteva cancellare l’orrore dell’aborto. Appena conclusa la frase, infatti, afferrò per un braccio il suo interlocutore ed aggiunse: “L’aborto non è soltanto omicidio, ma pure suicidio. E con coloro che vediamo sull’orlo di commettere con un solo colpo l’uno e l’altro delitto, vogliamo avere il coraggio di mostrare la nostra fede? Vogliamo recuperarli sì o no?!”.
Il concetto di suicidio rese perplesso padre Pellegrino che chiese: “Perché suicidio?”, padre Pio quindi gli rispose recuperando la sua consueta compostezza: “Capiresti questo suicidio della razza umana, se, con l’occhio della ragione vedessi ‘la bellezza e la gioia’ della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se riflettessi allora sì che capiresti la duplice gravità dell’aborto: con l’aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori. Questi genitori vorrei cospargerli con la cenere dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro responsabilità e per negare ad essi la possibilità di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà. Sarebbe un’abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori assassini. A lasciarli in buona fede mi sentirei coinvolto nei loro stessi delitti”.
Luca Scapatello
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