Padre Pio ebbe il dono della introspezione delle coscienze e del discernimento degli spiriti. Cioè egli poteva vedere all’interno dell’anima di chi si rivolgeva a lui, in quella zona segreta e nascosta conosciuta da Dio solo e dalla nostra propria coscienza. Quello è un potere temibile, entrare come uno scalpello in una coscienza per aiutare il penitente ad estrarre il peccato!… prima ancora, del resto, che il penitente abbia avuto il tempo di aprir bocca.
Infatti, più lo spirito è purificato, più è trasformato da Dio, e più può entrare in stretto contatto con altri spiriti. Lo Spirito divino scandaglia quello che vi è di più nascosto, fino al più profondo segreto di Dio. L’introspezione delle coscienze che lo Spirito Santo aveva dato a Padre Pio faceva del suo spirito un perfetto strumento dello Spirito di Dio. Quante volte Padre Pio ha enumerato i peccati dei suoi penitenti. Leggeva nei loro cuori come in un libro aperto. Io stesso posso portare una tale testimonianza, dato che mi è capitata una simile avventura! Con mie grande sorpresa e confusione, ma anche con mio grande sollievo, Padre Pio mi disse in questo modo un certo numero di cose… Mi svelò la materialità di certe colpe che a me sembravano semplicemente veniali, leggere, senza grande importanza, tanto è vero che non vi avevo prestato tanta attenzione. Padre Pio ne spiegò la gravità… tutto è crimine davanti all’infinita bontà e all’infinita Maestà di Dio, e fu una grazia di Dio sentire Padre Pio spiegarmi tutto ciò!
Dunque Padre Pio leggeva nello spirito di quelli che lo avvicinavano. Leggeva i loro sentimenti, i loro dubbi. Uno dei suoi figli spirituali, che conosco bene e che mi onora della sua amicizia, il Signor Bernard, di Carouge (Ginevra) mi riferisce il seguente fatto:
«La prima volta che, mia moglie ed io, ci siamo recati a San Giovanni Rotondo, nel 1958, abbiamo avuto la fortuna di fare amicizia con il Signor Dall’Ollio, direttore dell’Albergo San Michele. Questa carica gli era stata imposta da Padre Pio di cui era figlio spirituale. Inoltre, esercitava la funzione di economo alla Casa Sollievo della Sofferenza. Il che voleva dire avere i suoi accessi al convento. Siccome ci teneva molto a farmi conoscere Padre Pio, al cui riguardo mi mostravo un po’ scettico, fu lui che, un giorno a mezzogiorno, mi introdusse presso il Padre, alla porta del Refettorio del convento…
Quel giorno lì, il Padre penetrandomi con lo sguardo, mi mise la mano sulla fronte dicendo in francese : «Adesso tutto sarà chiaro!» Uscito dal convento, alquanto emozionato, domandai alla mia guida se egli avesse bene inteso le parole del Padre e perché questi non portasse i mezzi guanti,poiché avevo nettamente sentito il contatto della sua mano sulla mia fronte e non il contado della lana. Il Signor Dall’Ollio ne rise di cuore e mi assicurò che il Padre portava i suoi mezzi guanti che non lasciava mai durante !a giornata, e che egli non aveva pronunziato una sola parola. Ma aggiunse che con il Padre non bisognava meravigliarsi di tali manifestazioni. 11 Signor Dall’Ollio ci parlò molto del Padre che conosceva da lunga data. Fra l’altro ci raccontò un fatto straordinario che era accaduto l’inverno precedente, giusto prima del Natale del 1957. Era d’altronde un esempio della chiaroveggenza del Padre, poiché Padre Pio, se poteva leggere nelle coscienze, poteva altrettanto bene occuparsi, a distanza, degli interessi materiali dei suoi figli spirituali.
«Una mattina, dunque, riferisce il Signor Dall’Ollio, il riscaldamento dell’Albergo San Michele, si guasta. Nonostante tutti i suoi sforzi, il bruciatore a nafta rifiuta di avviarsi. Telefona a Foggia per chiedere che gli mandino un montatore. Disgraziatamente, sono totalmente sopraffatti in quel periodo dell’anno e gli rispondono che non sarà possibile di passare prima di tre settimane! 11 Signor Dall’Ollio è costernato. Egli aspetta degli importanti gruppi di pellegrini dall’Austria e fa mollo freddo. Egli invoca mentalmente Padre Pio dicendo: «Vedete Padre, in che pasticcio m’avete messo!» Al che disperalo scende ancora una volta al locale della caldaia e cerca di avviare il bruciatore. Con sua grande meraviglia si mette in moto e più tardi costata che i radiatori scaldano. La cosa dura e durante le feste tutto va bene.
Verso la metà del mese di gennaio, i montatori di Foggia arrivano all’Albergo: «Non vai più la pena, dice il Signor Dall’Ollio, tutto funziona!» Dal momento che sono sul posto, i montatori decidono di revisionare la sua istallazione. Sbalorditi chiamano il direttore: «Guardate, tutto è bruciato nella scatola dei collegamenti elettrici. Il vostro bruciatore non può andare, è impossibile!!» Bisognava cambiare tutto. Eppure il bruciatore, funzionava normalmente da più di due settimane!»
«È cosi, diceva il Signor Dall’Ollio, che il Padre, a volle, interviene anche nelle cose materiali!»
*
Un altro esempio di questa scienza del Padre… È sempre il Signor Bernard che ci riferisce i fatti. Si tratta di una delle prime figlie spirituali di Padre Pio, Lina Fiorellini, che aveva conosciuto Padre Pio dal luglio del 1919. Ogni settimana aveva un colloquio col suo Padre spirituale e profittava dì questo incontro per consegnargli i doni che aveva ricevuti, messaggi per i quali essa chiedeva una risposta da trasmettere a coloro che l’aspettavano, essa faceva benedire dei petali di rosa che faceva seccare ogni anno per questa intenzione, come pure erbe aromatiche, tutte cose che distribuiva ai suoi amici per diffondere le benedizioni di Padre Pio.
Essa ha sempre vissuto, inizialmente assai miseramente, a San Giovanni Rotondo, escluso una interruzione di due anni a La Paz in Bolivia, dove ricevette due volte la visita del Padre in bilocazione. In seguito fu molto ammalala, allettata per molti anni, soffrendo in unione con Padre Pio che la esortava ad aver molto coraggio dicendole che le sue sofferenze erano ancora necessarie.
«Mia moglie ed io abbiamo conosciuto Lina Fiorellini nel 1958, – riferisce il Signor Bernard – e cioè durante gli ultimi 15 anni della sua vita. Essa si esprimeva con facilità in un italiano perfetto (era di Parma) e non si stancava a parlare. È per dire che durante le nostre numerose visite ci ha raccontato molli fatti e ricordi interessanti.
Nell’occasione del nuovo anno, il 1953, Padre Pio le rivolse degli auguri augurandole che l’anno… 1957 fosse buono per lei. Lina pensò, come le persone che le stavano vicine, che il Padre non fosse ben sicuro dell’anno nel quale vivevano e che si fosse sbagliato di millesimo. E come potevi augurarle un buon anno sapendo i terribili mali che pativa! Ma, in realtà era una predizione! L’anno 1957 fu precisamente quello in cui ritrovò parzialmente la salute. Da allora essa poté alzarsi poco a poco; uscire e accudire alle sue occupazioni. Era colpita da anemia perniciosa (leucemia) non continuava a vivere che per il miracoloso sostegno del Padre.
Di tanto in tanto, soprattutto per gli anniversari del loro primo incontro per le grandi feste. Padre Pio le mandava una parola di conforto. Nel 1958, per il trentanovesimo anniversario del loro incontro, Lina Fiorellini gli chiese di darle un segno. Qualche giorno prima lei preparò un pacco di lettere e doni che era stata incaricala di consegnare a Padre Pio. Fra queste cose vi era uno splendido rosario lasciato in legato da una persona defunta. Imballò tutto accuratamente e consegnò il pacchetto a Padre Pio durante l’abituale colloquio che aveva con lui la domenica mattina. Il giorno dopo, lunedì, tornando dalla Messa mattutina, essa ebbe la sorpresa di ritrovare quel rosario sul suo tavolo da lavoro. Interrogò immediatamente Francesca, la sua vecchia domestica. Nessuno poteva esser venuto durante la sua assenza… E lei era ben persuasa di non aver dimenticato di aggiungere quel rosario al pacco dei regali per il Padre. Allora?…Questo fatto curioso l’ossessionò tutta la settimana e la domenica seguente, durante il suo colloquio con il Padre, lo supplicò di darle una spiegazione per la sua tranquillità. E gli mostrò il rosario. Padre Pio glielo lasciò in mano affermandole che era per lei: «Non mi avevi chiesto un segno?» le disse?…
Padre Pio sapeva tutto e vedeva a distanza , il fatto seguente mette ancora in rilievo la scienza di Padre Pio:
«Ne! maggio 1957, riferisce ancora il Signor Bernard, due coppie (di cui una Francese che non sapeva una parola d’italiano e una donna di origine italiana) sono venuti a far benedire il loro matrimonio da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Dopo la Messa e la Benedizione, il Padre ha rivolto loro una breve allocuzione in italiano. A mezzogiorno, le due coppie si sono ritrovate per il pranzo all’Albergo Santa Maria delle Grazie. Là il Francese ha tenuto a dire quanto aveva trovato delicato da parte del Padre il rivolgergli alcune frasi in francese, dato che lui non capiva l’italiano. La sua giovane sposa, come pure gli altri convitati, hanno potuto confermargli che Padre Pio non aveva pronunziato una sola parola in francese, ma aveva sempre parlato in italiano. Tuttavia il Francese era ben certo di aver capito tutto nella sua lingua. Il Padre, parlando in italiano, aveva reso la sua allocuzione intelligibile al Francese… È forse quello il misterioso dono delle lingue di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli?…
*
Più curioso ancora questo fatto di scienza del Padre. Questo racconto, che il Signor Bernard ci trasmette, è fatto da Anna Rinaldi che abita a Roma e che andò per la prima volta a San Giovanni Rotondo il 1mo agosto 1957.
Nel 1951, ebbe luogo la beatificazione di Papa Pio X e Anna si recò in Vaticano. Essa voleva venerare le reliquie del Pontefice.
«Nell’autobus, racconta lei, ho notato una signorina che guardava continuamente fra la folla come se cercasse qualcuno. Ad un tratto, il mio sguardo si incontrò col suo, e con un gesto della mano, essa mi chiamò e mi disse; «Si segga vicino a me» e mi fece posto.
«Lei si chiama Anna?» — «Si, ma, scusate, perché?» — «Lei ha ventun anni.» — «La prego, come può sapere queste cose su di me?» Essa mi rispose: «Lei si chiama Anna ed ha ventun anni. Si reca al Vaticano per vedere la spoglia di Pio X. Ci vada pure, ma non la vedrà, è già stata portata via.» — «Bene, in ogni modo mi sono messa in viaggio e non voglio tornare indietro.» — «Tanto peggio, si convincerà di quello che le ho detto. Mi dica, conosce Padre Pio?» — «Personalmente no, ma ne ho sentito parlare, una persona di mia conoscenza ha ottenuto un miracolo tramite le sue preghiere.» — «So che ogni anno fa un viaggio fuori Roma. Il primo viaggio che lei farà, dovrà andare dal Padre, perché il Padre l’attende!»
Ho parlato con quella signorina durante tutto il tragitto in autobus, continua Anna Rinaldi, per circa tre quarti d’ora e le sue parole sono sempre state: «È Padre Pio che l’attende!» — «La mia intenzione è di andarci, ma i miei genitori non mi lasciano partire per laggiù!» — «Prenda il mio nome e cognome, suggerì essa, e quando verrà, dirà che cerca me.»
Ho frugato nella mia borsa per trovare un pezzo di carta, ma non ne avevo. Tirai fuori una fotografia. Non avevo con me ne penna ne matita, e per questo la signorina mi prestò la sua e mi fece scrivere: Lina Fiorellini, figlia spirituale di Padre Pio, San Giovanni Rotondo. E al disotto, Padre Pio da Pietrelcina, convento dei cappuccini. (Foggia)
Scendemmo tutte e due dall’autobus, io presi la mia strada e lei un’altra, e non mi preoccupai di sapere dove andava.
Come era quella signorina, ora non me ne ricordo assolutamente, e non me ne potevo ricordare subito dopo il nostro incontro, perché mi guardava sempre negli occhi e il suo sguardo era talmente penetrante che mi sentivo obbligata a fissare il suo. Era piuttosto robusta, della mole di Padre Pio e aveva un vestito scuro.
Entrai nella basilica e non trovai la spoglia di Pio X. Di ritorno a casa ho raccontato l’incontro ai miei genitori. Essi mi dissero che mi avrebbero dato il permesso di andare a San Giovanni quando avessi trovato qualcuno che fosse venuto con me. Ma il mio viaggio dal Padre è sempre stato contrastato da degli imprevisti. Tuttavia, ogni estate, ho lascialo Roma, ma non so se per una strana coincidenza o per punizione, è sempre accaduto qualcosa, anche quando dovevo allontanarmi da Roma per il mio lavoro. Il pensiero che il mio primo viaggio avrebbe dovuto esser quello verso Padre Pio diventava per me un incubo.
Finalmente nell’agosto del 1957, seppi che una parente (alla quale Padre Pio era apparso in sogno, invitandola ad andare a San Giovanni) partiva per vedere il cappuccino stigmatizzato, e sono partita con lei.
Arrivata al convento mi sono recata all’ufficio d’iscrizione delle donne, per informarmi presso Padre Pellegrino di quello che bisognava fare per confessarmi da Padre Pio. Mentre gli parlavo, mi sono ricordata dell’indirizzo che quella strana signorina mi aveva dato sull’autobus di Roma e tirai fuori dalla mia borsa la fotografia sulla quale lo avevo scritto: «Ah! Lina Fiorellini – disse Padre Pellegrino – si, si riconosco quella scrittura!»
— «Ma – replicai – sono stato io a scrivere questo biglietto. La signorina Fiorellini abita qui? È figlia spirituale di Padre Pio?» — «Si è la prima figlia spirituale di Padre Pio. Andate a trovarla, le farete piacere.» —
«L’ ho incontrata a Roma per la beatificazione di Pio X…» — «Ma la Signorina Fiorellini non si è mai allontanata da San Giovanni Rotondo, che io sappia, almeno che non sia andata a Roma per un giorno o due, a causa di quella beatificazione, ma non lo credo!»
Cosi consigliata da Padre Pellegrino, mi recai dalla Signorina Fiorellini dove mi aspettava una grande sorpresa. La donna che abitava con lei (dato che lei era sofferente) venne ad aprirmi ed io chiesi: «È qui che abita la Signorina Lina Fiorellini?» — «Sì» – e mi introdusse in una stanza dove lei lavorava, assalita da una voluminosa corrispondenza. «Mi scusi, ma è proprio lei la Signorina Fiorellini che ho incontrato a Roma nel 1951?» — «Ma… non mi sono mai allontanata dal 1940, quando Padre Pio mi ha trattenuta!» — «Allora lei non si ricorda di me, della mia persona?» —
«Venga al fatto, suggerì la signorina, e mi dica cosa vuote da me!»
Le narrai il nostro incontro sull’autobus nel 1951, la mia venuta a San Giovanni, il mio colloquio con Padre Pellegrino. Le mostrai la fotografia sulla quale avevo scritto con la penna che lei stessa mi aveva pressata. Essa era sempre più sbalordita, e io anche, quando si pensa che, per una .strana coincidenza, l’indirizzo che avevo scritto sotto sua dettatura era la stessa calligrafia di Lina Fiorellini. Questo fatto è veramente straordinario, ma nei misteri di Dio con Padre Pio, non è la prima volta che accadono simili cose… Ne ho avuto conferma da Padre Pellegrino stesso che mi ha detto:
«Anche fra noi frati, accadono tante cose!» In quanto a Lina Fiorellini, essa mi raccontò che un’altra persona, una sua amica di Roma le aveva detto di averla vista, con sua grande meraviglia, sulla scala della chiesa di San Lorenzo in Panisperna, mentre che
Lina non ha mai lasciato San Giovanni Rotondo a causa della sua infermità…»
In quel momento non era che il doppio o lo strumento di cui si era servito… Padre Pio!
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