Padre Pio meglio pochi ma buoni. Non le mandava a dire neanche ai suoi confratelli

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Estratto del libro “Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale”, di Don Attilio Negrisolo, Don Nello Castello, Padre Stefano Maria Manelli (Edizioni San Paolo, Roma, 1997).

Un episodio del 1966. Il padre generale era venuto da Roma prima del Capitolo speciale per le Costituzioni, allo scopo di chiedere preghiere e benedizioni a Padre Pio. Incontrandolo nel corridoio del convento, gli disse: «Padre, sono venuto a raccomandarle il Capitolo speciale per le nuove Costituzioni».

Appena il Padre sentì “capitolo speciale… nuove Costituzioni…” ebbe un gesto violento ed esclamò: «Tutte chiacchiere e rovine».

«Ma, Padre, che volete… le nuove generazioni… i giovani come vengono su adesso… ci sono esigenze cambiate, Padre…»

«Manca testa e cuore: mancano queste cose, cervello e amore». Poi andò avanti fino alla cella, si girò, puntò il dito e continuò:

«Non ci snaturiamo. Al giudizio di Dio, san Francesco non ci riconoscerà per suoi figli!».
Nel 1967, un giorno, alcuni confratelli di Padre Pio, presente il Definitore Generale, parlavano dei problemi dell’Ordine, quando il Padre assunse un atteggiamento impressionante. Guardando lontano gridò: «Ma che state facendo a Roma? Ma che state combinando? Questi vogliono toccare perfino la Regola di san Francesco!». Il Definitore: «Padre, si fanno questi cambiamenti perché i giovani non vogliono saperne di tonsura, abito, piedi nudi…».

«Cacciateli via! Cacciateli via! Ma… che son loro che fanno un favore a san Francesco a prendere l’abito e la sua forma di vita, o è san Francesco che fa un dono a loro?».
Ascoltando e meditando Padre Pio e guardando a tanti che hanno abbandonato in questi ultimi decenni viene da pensare: quale guadagno non sarebbe per la vita religiosa se l’anelito ardente alla santità neutralizzasse e sostituisse l’aurea mediocritas che fa adagiare l’anima nelle mezze misure e in tanti piccoli compromessi? Quale recupero di vitalità non apporterebbe l’anelito ardente alla santità in tanti consacrati e in tante comunità religiose — maschili e femminili — che anziché vivere, crescere e moltiplicarsi, vivacchiano, invecchiano e soffrono di sterilità in ogni senso? Non vale forse di più un Padre Pio da solo che molti e molti religiosi messi insieme, accomunati tutti dalla piatta mediocrità?

Relativamente al grande problema della crisi nel campo della formazione religiosa e sacerdotale, della direzione spirituale e della vita interiore, la terapia che Padre Pio proporrebbe oggi per la ripresa della vita religiosa sta in questi due testi della Parola di Dio: «Soltanto i violenti rapiscono il Regno dei cieli». Testo che Padre Pio ricordava spesso ai religiosi.

«Dimentico del passato, proteso verso il futuro, corro verso la meta» (Fil 3,13): rinnegare le passioni per correre verso la meta della santità è stato l’input e l’iter di ogni santo.

 

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