In merito alle rivelazioni di don Flavio Peloso sulle stimmate di San Pio da Pietrelcina, a distanza di poco meno di un mese, sono arrivate una serie di precisazioni.
Padre Gemelli avrebbe mentito o no riguardo ai suoi incontri con il santo cappuccino di Pietrelcina?
Con riferimento all’articolo pubblicato da Avvenire lo scorso 28 agosto – ripreso anche da La Luce di Maria, il sito di Tele Radio Padre Pio smentisce la ricostruzione degli incontri tra il santo cappuccino e padre Agostino Gemelli.
Su Avvenire, Peloso affermava che Gemelli aveva visitato due volte padre Pio e la prima volta si era presentato come medico, esaminando anche le stimmate.
La tesi di Tele Radio Padre Pio, però, attinge ad una copia anastatica, in cui si afferma l’esatto contrario, ovvero che padre Gemelli si era recato da Padre Pio “senza alcun intento di studio e senza compiere alcun esame dal punto di vista medico”.
Secondo questa ricostruzione, suona contraddittorio che – come sostiene Peloso – nel 1920, Padre Gemelli possa aver dichiarato al Sant’Uffizio di non aver visitato le stimmate l’anno prima, mentre nel 1926 avrebbe affermato l’esatto contrario riguardo allo stesso incontro con Padre Pio. Una delle due ricostruzioni, quindi, sarebbe necessariamente falsa. Se non avesse mentito il Sant’Uffizio nel 1919, avrebbe quindi mentito lo stesso Gemelli nel 1926.
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Anche nel libro La via di Padre Pio (2013), di fra Riccardo Fabiano, emerge un’altra testimonianza di Gemelli, che nel 1970, dichiara di non aver mai visto le stimmate. Ulteriore contraddizione: per quale motivo Padre Pio non avrebbe avuto problemi nel mostrare le stimmate a Gemelli nel 1919, mentre l’anno successivo si sarebbe rifiutato? Ultima incongruenza registrata da Tele Radio Padre Pio: il segretario del vescovo di Foggia – che secondo Peloso avrebbe accompagnato Gemelli nella sua visita a San Giovanni Rotondo – non vi sarebbe traccia nella cronistoria del convento.
Perché, poi, Gemelli avrebbe dichiarato di aver visto le stimmate di Padre Pio solo nel 1926? Dalla ricostruzione del dottor Giorgio Festa, che sottopose ad indagini il santo cappuccino nel 1925, emerge l’accusa dello stesso festa a Gemelli, il quale avrebbe giudicato il caso “non secondo la scienza, ma solo secondo la propria immaginazione”, senza aver affatto esaminato le piaghe di Padre Pio.
Sarebbe stato per confutare queste accuse che Gemelli, nel 1926, avrebbe detto di aver visitato le stimmate e di averle ritenute frutto di “erosione praticata mediante caustici”, cioè “semplici autolesioni procuratesi incoscientemente da un soggetto psicopatico”, oltretutto dall’“intelligenza ben limitata”.
“Secondo Gemelli, la suggestione esercitata da Padre Benedetto da San Marco in Lamis su Padre Pio, suo figlio spirituale, avrebbe infine, determinato “uno stato morboso, che fra le sue manifestazioni ha avuto anche le stigmate”, si legge infine nel libro Il beato Padre Pio da Pietrelcina, firmato dal vicepostulatore Gerardo Di Flumeri e pubblicato nel 2001”.
Luca Marcolivio
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