Hermes Maria Ronchi, presbitero e teologo italiano, spiega in un articolo pubblicato su ‘Avvenire’ in cosa consista la tramutazione del corpo di Cristo in pane e quella del suo sangue in vino. La spiegazione del teologo parte dalla citazione del Vangelo: “Gesù disse alla folla: ‘Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo’. Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro (…). Gesù disse loro: ‘In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. (…) Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno’.
Quindi il presbitero spiega come interpretare correttamente queste parole con grande sapienza, invitando i fedeli a non soffermarsi alla semplice celebrazione Eucaristica, perché in quel sacramento ci nutriamo, si, del corpo e del sangue di Cristo, ma lo facciamo solo per rinnovare il suo salvifico sacrificio. Le parole di Gesù vanno oltre al semplice gesto reiterato e sfociano nella vita di tutti i giorni, in come viene affrontata, infatti Ronchi scrive: “Gesù non sta parlando del sacramento dell’Eucaristia, ma del sacramento della sua esistenza, che diventa mio pane vivo quando la prendo come misura, energia, seme, lievito della mia umanità. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta lui”.
L’obbiettivo di Cristo era che i suoi discepoli imparassero a vivere come aveva fatto lui, che seguissero il suo esempio così che il suo sacrificio potesse essere utile a donare loro la vita eterna. Solo in questo modo il seme di Dio può rinascere in ogni essere umano, germogliare dentro di essi, e far si che l’uomo e Dio diventino una cosa sola. Proprio nella semplicità disarmante del messaggio di amore che Cristo ha voluto diffondere con il mondo si ritrova l’infinità della sua misericordia, esattamente scrive Ronchi: “Prendete, mangiate! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d’amore: ‘Io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell’intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita’. Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola, con la stessa vocazione: non andarcene da questo mondo senza essere diventati pezzo di pane buono per qualcuno”.
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