Padre Sergio, come molti sacerdoti, risponde pazientemente a domande che riguardano la vita di ogni giorno, problemi relativi a suocere e consorti, eredità contese, abbattimento per le sconfitte della vita.
Ciò che un sacerdote può fare in questi casi, oltre ad abbozzare qualche consiglio fraterno in nome di Dio, è pregare per le tante persone angosciate, soprattutto mentre innalza l’Eucarestia e il Calice al cielo, durante la Santa Messa.
“Quando ho tra le mani il mio Signore gli dico: “Ti affido questa persona e quest’altra, aiutale a prendere le decisioni migliori, per la tua gloria e a beneficio delle loro famiglie.”.”.
Qualche tempo fa, però, Padre Sergio si sentì in grave difficoltà, appesantito dagli innumerevoli problemi che gli venivano descritti e impotente nel poterli risolvere. Ebbe il sentore di non fare o dire la cosa migliore. Durante la Messa allora cercò di far chiarezza, ma continuava a ripetersi “Stai dicendo male le cose”.
Poi sentì Gesù che parlava al suo cuore: “E’ vero, lo stai dicendo male, non potrai aiutarli, dì loro di chiedere a Me cosa farei Io al posto loro e indicherò loro il cammino.”.
Racconta il Padre: “Mi ero sbagliato (…) nel modo di voler aiutare. Gesù aveva ragione. Chi meglio di Lui può dirci cosa fare? E allora mi sono riproposto di non preoccuparmi tanto la volta successiva, incoraggiando piuttosto le persone ad avvicinarsi a Dio e a chiedere consiglio a Lui.”.
La verità, che magistralmente Padre Sergio ci propone, è proprio questa: il sacerdote è un tramite, perché possiamo aprirci al dialogo, durante la confessione o la direzione spirituale, ma la cosa migliore che possa fare per noi è insegnarci ad affidaci a chi realmente può tutto, anche risolvere i nostri problemi.
E Padre Sergio, appena si presentò l’occasione di sostenere una persona che si affidava ai suoi consigli, lamentando di essere sempre stato maltrattato e dal padre che ora, anziano, gli chiedeva aiuto, gestì così la situazione. Il ragazzo diceva: “Padre, grazie a Dio ho una famiglia, sono molto felice, so che mia moglie e i miei figli accoglieranno con gioia mio padre, ma credo che non sia giusto che io ora lo aiuti dopo tutto quello che ha fatto passare a me, a mia madre e ai miei fratelli. E’ vero che non sono costretto ad aiutarlo?”.
Lui lo abbracciò, replicando: “Figlio, mi dispiace per tutto quello che hai passato e capisco che non ti sembri giusto. Ti chiedo di accompagnarmi, ti aprirò la cappella del Santissimo e voglio che tu chieda a Nostro Signore cosa farebbe Lui al posto tuo.”.
Ed effettivamente il ragazzo ebbe la risposta che desiderava: “Padre, lo accoglierò. E’ grazie a mio padre che ho la vita. Lo prenderò in casa mia e lo aiuterò in tutto ciò che posso.”.
Ricordiamoci che è fondamentale invitare Gesù a far parte della nostra vita; chiedergli cosa farebbe al nostro posto, quando siamo in difficoltà. Lui non aspetta altro che risponderci.
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