Vi siete mai chiesti come mai alcune persone incontrino la propria fede solo nel momento in cui una grande sofferenza, fisica o mentale, sconvolge la loro vita? Per quale motivo queste persone tengono la porta del cuore chiusa a Dio per gran parte della loro vita? Queste domande sono pertinenti, ma non toccano l’essenza del problema: sebbene, infatti, possa sembrare strano che persone distanti da Dio si aprano a lui nel momento dell’estremo bisogno, non vi è nulla di sbagliato anzi, proprio nella sofferenza, nel momento di maggiore dolore dovremmo abbandonarci a Dio, capire che qualunque sia il nostro destino sulla terra il futuro della nostra anima volge al bene. Si potrebbe pensare che queste persone di appiglino a Dio per convenienza o per paura, ma non è forse molto più semplice credere in Dio e professare una fede cieca quando tutto va bene? Quando nessuna croce affligge il nostro cammino? Sono numerosi i fedeli in giro per il mondo che pensano che la causa dei loro mali sia proprio Dio. Questi dovrebbero, invece, distaccarsi da questo pensiero errato ed abbandonarsi alla Misericordia divina esattamente come fanno quei malati che incontrano la fede nel momento di maggiore dolore, difficoltà.
Questa riflessione viene condivisa anche da Padre Slavko, il quale dice: “Quando soffriamo, quando le cose vanno male, allora, non dovremmo dire che è la volontà di Dio, ma piuttosto che è volontà di Dio che noi, attraverso la nostra sofferenza, possiamo crescere nel suo amore, nella sua pace e nella sua fede. Per capirlo meglio, pensiamo a un bambino che soffre e che dice ai suoi amici che sono i suoi genitori a desiderare la sua sofferenza”. Le parole del sacerdote bosniaco vogliono sottolineare come l’importante non sia vivere in piena salute e felicità nella vita, ma giungere al Paradiso alla felicità eterna. Se si riesce a comprendere questo passaggio fondamentale, ecco che la sofferenza ed il dolore, non vengono viste più come una punizione, ma come uno strumento per giungere all’obiettivo finale.
Padre Slavko fa notare come proprio questo sia il sunto del messaggio mariano a Medjugorje, la conversione e la preghiera richieste dalla Regina della Pace, altro non sono che strumenti per raggiungere la gioia intesa nei Vangeli: “La gioia di cui parla Maria è una gioia evangelica, la gioia di cui parla anche Gesù nei Vangeli. È una gioia che non esclude il dolore, i problemi, le difficoltà, le persecuzioni, perché è una gioia che li trascende tutti e porta alla rivelazione della vita eterna assieme a Dio, nell’amore e nella gioia eterna. Qualcuno disse una volta: ‘La preghiera non cambia il mondo, ma cambia la persona, che poi a sua volta cambia il mondo’. Cari amici, vi invito ora in nome di Maria, qui a Medjugorje, a decidervi per la preghiera, a decidervi ad avvicinarvi a Dio e a cercare in Lui lo scopo della vostra vita. Il nostro incontro con Dio cambierà la nostra vita e allora saremo in grado, gradualmente, di migliorare anche il rapporto nella nostra famiglia, nella Chiesa e in tutto il mondo. Con questo appello vi invito ancora a pregare…”.