Può un oratorio, con tutti gli schiamazzi e i giochi dei bambini, dar fastidio all’intero vicinato? Ecco ciò che è accaduto a Palermo.
I condomini dei palazzi vicini hanno reclamato ed è intervenuto il giudice: a Palermo, in una chiesa, non si gioca.
Non è una fake news, anzi: ciò che stiamo per raccontarvi è accaduto a Palermo. Si tratta di un ricorso ben specifico con una motivazione altrettanto tale: “I bambini fanno troppo rumore”. Con queste parole, il giudice del Tribunale civile di Palermo ha accolto il ricorso dei condomini che abitano intorno la parrocchia Santa Teresa del Bambino Gesù ed al suo campetto.
Immediatamente la polemica si è alzata da parte non solo di Padre Roberto Ciulla, Frate missionario della Misericordia che guida quella comunità, ma anche di tutti gli animatori e di tutti gli altri parroci del circondario che, vista la situazione, si trovano nelle stesse medesime condizioni con le loro di parrocchie.
Ma non è storia di oggi. Già due anni fa, alcuni condomini di un solo palazzo che affacciava sul cortile dell’oratorio avevano presentato ricorso alle autorità locali per “i troppi rumori e schiamazzi ad ogni ora e, soprattutto, per un uso improprio degli spazi”, chiedendo che, da parte della parrocchia, venissero presi degli opportuni provvedimenti.
Da qui, la “richiesta di adottare idonei accorgimenti tecnici atti a contenere le immissioni rumorose” al fine di evitare disturbo a chi abita nelle vicinanze. La contestazione era partita, in particolare, per l’uso eccessivo, durante la maggior parte delle ore del giorno, degli amplificatori.
Ad oggi, la situazione è diventata drastica ed ha chiesto il diretto intervento del giudice: “assenza di pallone e lavori di adeguamento per insonorizzare il campetto, oltre all’applicazione di elementi di gommapiuma per attutire il rumore del pallone stesso”. Questa la decisione del Tribunale civile.
Se da un lato ci sono i residenti che chiedono più tranquillità, dall’altro lato c’è la Chiesa di Palermo, che è intervenuta con un suo comunicato in merito: “L’oratorio è da sempre un ponte tra la strada e la Chiesa. Il divieto imposto dall’autorità giudiziaria all’oratorio di Santa Teresa a Palermo è una notizia che addolora. In un momento storico in cui l’emergenza educativa è impellente, l’ufficio regionale della Pastorale dei Giovani esprime solidarietà alle realtà educative coinvolte e auspica una soluzione positiva nel breve tempo”.
Sta di fatto che la parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù non si arrende: ha presentato reclamo formale contro la sentenza e il Tribunale civile ha affidato a un consulente il compito di studiare il caso e trovare una soluzione tecnica efficiente e non troppo onerosa. Si tratta, infatti, di lavori di migliaia di euro che constano alle casse della Parrocchia.
In città come Palermo, ma come in tutte le altre città del mondo, specie nelle periferie, l’oratorio si presenta come l’unica alternativa alla “cattiva strada della vita”. Privare i ragazzi di un momento di gioco che sia, al tempo stesso, educativo e di socializzazione, è davvero eccessivo.
Bastava semplicemente parlarsi per capire dove stava il problema, senza ricorrere al Tribunale civile. Rispetto delle regole della convivenza civile e dialogo (anch’esso civile): questo forse è mancato.
ROSALIA GIGLIANO
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