La pandemia sta mettendo a dura prova la società italiana, portando smarrimento e paura per il futuro a molte famiglie.
L’aumento del disagio psicologico-relazionale e di varie forme depressive, i problemi connessi alla solitudine e all’isolamento. Dei conflitti di coppia e della violenza all’interno della famiglia. La povertà economica legata alla perdita del lavoro e al prosciugamento delle fonti di reddito, tanto da non riuscire a pagare nemmeno l’affitto o il mutuo. Le difficoltà delle famiglie e dei ragazzi con la didattica a distanza.
La Chiesa italiana, tramite la rete Caritas nei territori, ha messo in campo numerose azioni per superare la “frattura sociale” causata dalla pandemia. L’incremento di attività della rete degli Empori della solidarietà a favore dell’emergenza alimentare, la nascita o il potenziamento in molte diocesi di “fondi” per aiutare “i nuovi poveri” e tutte le persone colpite dagli effetti sociali della pandemia.
La Chiesa infatti fin dal primo momento si è subito rimboccata le maniche per mettersi in ascolto del prossimo, cercando di intercettare i campanelli d’allarme più pericolosi dai territori spesso completamente abbandonati dalla politica e dalle istituzioni.
Le Caritas diocesane, parrocchiali e i centri d’ascolto, spesso sono le uniche porte amiche verso le tante situazioni di disagio e difficoltà. I dati da loro raccolti parlano di una crescita dei nuovi poveri dal 31 al 45 per cento nel 2020. Purtroppo, ciò che si registra è che circa una persona su due che si rivolge alla Caritas in questo tempo di emergenza straordinaria, lo fa per la prima volta nella propria vita
Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, nel suo ultimo intervento ha parlato di “frattura sociale” e di “frattura delle nuove povertà”. Questi nuovi poveri sono persone che “per la prima volta hanno sperimentato condizioni di disagio, anche di tipo relazionale e psicologico oltre che di deprivazione economica, tali da spingerli a chiedere aiuto”, ha affermato Don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, al Sir, l’agenzia dei vescovi.
Questi sono principalmente disoccupati, persone con impiego irregolare fermo per via delle normative anti-Covid, dipendenti in attesa della cassa integrazione che non arriva, oppure anche semplicemente i lavoratori precari, intermittenti, a giornata. Queste persone sono fuori dal circuito di ammortizzatori sociali, e con lo scoppio della pandemia la loro vita si è trasformata all’improvviso in un inferno.
Bollette da pagare, spese che non si arrestano, famiglie da mantenere. Tutto ciò di fronte alla crisi economica che arriva da un momento all’altro, diventa insopportabilmente difficile, specialmente quando fuori è tutto fermo e non si può nemmeno uscire.
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“L’attenzione e gli interventi della Chiesa sono a 360° perché l’impatto del virus produce conseguenze medico-sanitarie, ma anche psicologiche, sociali, economiche e politiche, amplificate purtroppo per le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i Paesi più fragili e più poveri, già sacrificati da una globalizzazione dell’indifferenza e dello scarto”, ha spiegato il sacerdote.
Di grande importanza è anche l’operato dei Centri di ascolto delle Caritas diocesane e parrocchiali, perché come disse Gesù, nel Vangelo di Matteo (4,4), “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Non c’è solo la sofferenza materiale, ma anche quella spirituale, psicologica, che molto spesso discende a cascata dalla prima.
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Il sacerdote ha spiegato che la pandemia ha indotto in tutti un profondo senso di smarrimento e di paura, con allarmi continui che arrivano agli sportelli delle Caritas. L’aumento del “disagio psicologico-relazionale”, e di problemi connessi alla “solitudine” e di forme depressive, sembra essere costante. Senza contare l’accentuarsi delle problematiche familiari, dei conflitti di coppia, dei vari tipi di violenze e delle difficoltà di accudimento di bambini piccoli o di familiari colpiti da disabilità.
Per questo, “il cuore e la bussola in questa dolorosa esperienza devono essere la fraternità e la solidarietà. Con grande generosità ognuno deve portare i valori di umanità, di fede e di carità che possiede per creare comunione. Sono le premesse fondamentali per affrontare in modo costruttivo i problemi attuali e progettare un futuro libero da tutte le pandemie: della fame, della guerra, della mancanza di istruzione e di lavoro”.
Giovanni Bernardi
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