I criteri con i quali vengono calcolati i decessi per Covid sembrano rappresentare una delle vere e grandi incognite di questa pandemia.
Da tempo ormai è consolidato che si ammettono come morti per Covid anche quanti erano affetti da altre patologie, ma sono risultati positivi al tampone diagnostico.
Il dato problematico e controverso dei decessi per Covid
In questi casi non c’è alcun dato che ammette che il virus sia stato la causa effettiva dei decessi. Un dato di fatto che non porta però in alcun modo a rivedere i criteri di conteggio. Sulle cifre della mortalità da Covid, diffuse quotidianamente, pesa quindi enormemente l’incertezza sulle reali cause del decesso. E spesso vi finiscono quei defunti risultati solamente positivo al tampone.
Fin dallo scoppio della pandemia, infatti, l’Istituto Superiore di Sanità spiegava chiaramente che per attestare un decesso da Covid bastava la “assenza di una chiara causa di morte diversa dal Covid”. In sostanza, se uno è positivo al tampone ma muore per altri fattori non verificati dai medici, impegnati in altro, viene conteggiato come decesso per Coronavirus.
Decessi per Covid: un metodo di rilevazione che fa dubitare molti
Una realtà molto controversa, e che fa ben dubitare della correttezza di questo metodo di rilevazione. Se una persona che ha patologie gravi, come cancro, malattie caridovascolari, altre infezioni, risultasse positiva, in caso di decesso, risulterà classificata come morto per Coronavirus.
Magari accade anche che le cure che gli sarebbero dovute vengono in qualche modo trascurate. Questo, a causa dell’enorme afflusso di pazienti in ospedale, è quanto purtroppo avviene nella gran parte dei casi.
Covid, i dati delle Regioni parlano chiaro: i numeri sono molto dubbi
Secondo i dati forniti dalla Regione Lombardia e Piemonte, infatti, solo il 10 per cento dei morti classificati come Covid proviene dalle terapie intensive. Gli altri sono solo etichettati come tali. Quando in realtà le cause provengono da altri fattori.
Basta poi mettere a confronto i dati sulla mortalità dell’anno scorso con quelli di quest’anno, per vedere chiaramente che l’aumento di decessi è soltanto minimo. Senza contare, inoltre, che i dati sui decessi reali da Covid che si verificano nella maggior parte in Paesi europei e occidentali sono anche legati al fatto che in questi Paesi vive la popolazione tra le più anziane del mondo.
Le tante ragioni alla base dell’attuale situazione
Persone peraltro troppo spesso relegate in strutture come ospizi, gli stessi in cui si sono verificati sin da subito i maggiori drammi. Tuttavia, ciò che accade è che messaggi fortemente allarmistici, basati su questi numeri, vengono usati per imporre regimi di emergenza, che a loro volta alimentano il panico con il quale conservare il consenso.
Le stesse cifre, quantomeno opache o controverse, risultano infatti un grimaldello per il governo, che se ne serve per implementare le misure. Da cui si origina prima grande allarmismo, e a cascata una crisi sociale devastante.
L’attacco: si sta instaurando una forma di governo iper-securitaria?
Le attività economiche e le libertà personali dei cittadini, oltre che la salute fisica e mentale che peggiora notevolmente con il lockdown, rischiano così di venire sacrificate sull’altare del fantomatico bollettino quotidiano.
Secondo molti intellettuali, questo circolo che passa per dati manipolati, narrazione allarmistica e politiche ultra-securitarie sta propriamente generando uno stato sanitario. Proprio su questi dati di dubbia natura, infatti, il potere precostituito di ogni singolo Stato finisce per auto-legittimarsi. Ogni alternativa diventa così catalogata come “irresponsabile”.
Il confinamento esteso della società: un metodo di controllo?
Molti analisti hanno cominciato da tempo a parlare di uso politico della presunta sanitaria, nel solco della classica definizione di “bio-politica“. Un termine che nella storia ha indicato una sottomissione crescente della popolazione. Una propaganda sempre più anti-umana.
Oggi, quindi, ci troviamo dinanzi a un vero e proprio confinamento esteso all’intera società, senza possibilità di alcuna replica da parte della popolazione. Se poi si parla di una “minaccia pandemica” pronta ad ri-esplodere in ogni momento, come sempre più spesso raccontato, sottolineando che anche negli anni successivi le pandemie potrebbero susseguirsi una dietro l’altra, il gioco è ben servito.
Preghiamo il Signore perché doni moralità ai governanti
Lo stato di dominio sanitario dei governi sulla popolazione, in questo modo, è potenzialmente senza fine. Fino a che il popolo non decida di alzarsi in piedi per far valere le proprie ragioni. Preghiamo perché il Signore possa donare giudizio e moralità ai governanti e alla popolazione per il bene comune dell’umanità intera. Preghiamo perché si possa camminare nella giusta direzione, quella indicata dal Signore. E si possa scartare ogni velleità di potere ai danni dei cittadini.
Nel Vangelo secondo Luca (1, 49-54) leggiamo: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”.
Giovanni Bernardi