Il disagio generato dalla pandemia, e la forte preoccupazione per quanto sta avvenendo, in un grido di allarme della CEI ai governanti.
L’annuncio è stato dato al termine dell’ultima Assemblea della Cei, dove si è spiegato che invece nella prossima Assemblea della Cei, prevista per la fine del mese di maggio e sempre al netto delle restrizioni dovute al Covid, “verrà proposto uno stanziamento di 60 milioni di euro su tutto il territorio nazionale: saranno coinvolte tutte le diocesi, nel segno della sinodalità”.
L’annuncio al termine del Consiglio permanente dei vescovi italiani
L’annuncio è stato dato dal vescovo segretario generale Stefano Russo, durante la conferenza stampa di presentazione on line del comunicato finale a conclusione della sessione primaverile del Consiglio permanente dei vescovi italiani. L’incontro si è svolto a Roma da lunedì a mercoledì, sotto la guida del Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e sono stati molti i temi toccati dai vescovi durante le intense giornate di lavoro.
I punti emersi, dirimenti, sono altrettanto diversificati, ma uno su tutti spicca rispetto all’emergenza che tanti italiani stanno purtroppo vivendo, alle prese con la pandemia. Si tratta della preoccupazione, manifestata dalla Cei, per la tenuta sociale del Paese. La fase che l’Italia, e il mondo intero, sta vivendo, è certamente delicata, e l’urgenza di uno sguardo lucido sulla situazione attuale è lampante.
Tradurre la disperazione e il disagio in una presenza di speranza
C’è bisogno cioè di tradurre la disperazione e il disagio in una presenza di speranza, che deve necessariamente avvenire con il lavorio della comunità cristiana, che si esprime nella vita di fede e in parrocchie, ma anche con azioni molto pragmatiche e concrete a sostegno delle famiglie e dei cittadini, primi su tutti i più deboli, fragili, vulnerabili e in difficoltà. Dal punto di vista sanitario, invece, i vescovi hanno ribadito piena disponibilità a collaborare alla campagna vaccinale.
Le conclusioni sono state tirato dal segretario della Cei, monsignor Stefano Russo. “L’esperienza di questi mesi fa vedere come la Chiesa italiana si sia impegnata molto in un cammino di prossimità, non solo attraverso la Caritas, ma attraverso tantissimi italiani che si fanno prossimi alle situazioni di difficoltà, verso le persone più deboli e colpite dalla crisi”, ha detto Russo.
La pandemia e il terribile “effetto domino” su salute, lavoro, educazione
La sofferenza, il dolore, la difficoltà dovuta alla pandemia sta infatti generando un terribile “effetto domino” sulla salute, sul lavoro, sull’economia e sull’educazione, hanno spiegato i vescovi. Ci sono stime riguardanti l’esplosione di vere e proprie “faglie sociali” che fanno rabbrividire. Tra queste, il divario sempre più preoccupante tra sempre più ricchi e sempre più poveri. In quest’ultimo campo stanno finendo un numero sempre più alto di lavoratori e piccoli imprenditori del ceto medio. Donne, uomini, anziani, giovani, tutti stanno finendo poco a poco nella spirale perversa della miseria economica, a causa delle durissime misure che sono state prese per contrastare la pandemia.
Tutto ciò richiama, senza ombra di dubbio, a un forte e netto senso di responsabilità che deve accomunare le istituzioni, sia quelle civili sia quelle religiose. Insomma, le istituzioni laiche italiane devono collaborare con la Chiesa per mantenere alta la speranza di ogni cittadino di fronte al male che avanza e che porta allo sconforto. Il messaggio dei vescovi, infatti, è che nonostante le fatiche “questo tempo può diventare terreno fertile per stimolare, accompagnare e orientare la rigenerazione”.
La proposta della Cei è quella di un cammino sinodale
Da questo punto di vista, la proposta della Cei è quella di un cammino sinodale, come voluto da tempo da Papa Francesco, che possa incarnare uno timolo e un’opportunità per la Chiesa italiana di ragionare insieme sulle tematiche che stanno più a cuore all’intera popolazione. Un cammino che dovrà essere in realtà sia un metodo che “uno stile capace di trasformare il volto della Chiesa”.
La presenza che viene richiesta, a tutti, in questa direzione, è sia materiale che spirituale ed è volta al contrasto delle sofferenze, delle disuguaglianze, della perdita di speranza. Quando l’ingiustizia avanza, anche le certezze e le prospettive di cui ci si era fatti carico sembrano all’improvviso venire meno, e si finisce nello sconforto. Da cui spesso rischia di trarne guadagno solamente la criminalità organizzata.
Il monito dei vescovi al governo e al bisogno di politiche coraggiose
Per cui la chiamata dei religiosi è anche al governo stesso, ovvero al bisogno di “politiche adeguate e coraggiose, capaci di sostenere cittadini e famiglie, in particolare i più fragili, e di dare anima e corpo alla ripresa”. Per la Cei è infatti “indispensabile promuovere, per quanti si trovano in situazioni debitorie, un’efficace rete di supporto e di consiglio che permetta loro di orientarsi correttamente ai primi segnali di crisi senza attendere l’aggravarsi di situazioni difficili”.
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“Siamo stati capaci di andare incontro alle difficoltà, non solo economiche, che la pandemia sta accentuando”, ha affermato ancora monsignor Russo ribadendo la posizione di tutti i vescovi italiani, che hanno anche assicurato che “l’impegno della Chiesa italiana a favore delle persone svantaggiate continuerà, soprattutto riguardo alle famiglie che sono state maggiormente colpite dalla crisi”.
L’effetto della pandemia anche sulle comunità cristiane
Sta di fatto che però la pandemia non ha stravolto solamente il tessuto sociale in genere, ma anche nello specifico le comunità cristiane, diocesane e parrocchiali, ” accentuando le differenze tra i territori e facendo emergere nuovi bisogni”, viene spiegato. Per cui emerge l’aspetto più importante della presa d’atto della Cei: che “questo tempo, segnato da una certa stasi e dalla fatica diffusa, può diventare terreno fertile per stimolare, accompagnare e orientare la rigenerazione, rafforzando quanto di buono e di bello è già in atto, riaccendendo la passione pastorale, prendendo sul serio l’invito a rinnovare l’azione attraverso un costante discernimento comunitario”.
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Per cui è necessario, per i vescovi, “abbandonare quelle sovrastrutture che sanno di stantio e di ripetitivo”, e “recuperare il senso della verifica e il valore della progettualità che impongono scelte concrete”, per aprirsi “responsabilmente all’ascolto del cambiamento d’epoca e iniziare a camminare insieme”.
I rapporti “ottimi” tra la Cei e il governo in carica guidato da Draghi
In questa direzione, la Cei sembra anche intrattenere un ottimo rapporto con l’attuale governo in carica, con il quale si è spiegato che la Chiesa ha “un dialogo, un confronto che inizia, nel segno della collaborazione nell’impegnarci, tutti insieme, ad uscire dalla crisi e a creare azioni che possano risollevare la vita del Paese, delle persone e delle famiglie”.
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Ha precisato infatti Mons. Russo: “Ci sono stati più contatti con il presidente Draghi e con i membri del nuovo governo, a partire dall’incontro per l’anniversario dei Patti Lateranensi, che ci ha visto incontrarci e confrontarci per uno scambio di idee, sia con Draghi sia con i ministri del nuovo governo”.
Il punto sulle celebrazioni pasquali di quest’anno, in tempo di pandemia
Per il resto, non c’è da preoccuparsi per quanto riguarda riti e le celebrazioni pasquali, che “continueranno a svolgersi in sicurezza, secondo le indicazioni condivise col governo, che dicono che il sistema sta funzionando, nel rispetto della salute di tutti”.
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“Tutte le comunità parrocchiali hanno corrisposto alle indicazioni di sicurezza, dovute alla pandemia in corso, e hanno continuato a celebrare nel rispetto delle norme”, ha concluso Russo, spiegando che “i risultati sono stati molto incoraggianti”. “La Pasqua è un momento di incontro importante per la comunità cristiana. C’è una salute del corpo, che va curata, ma certamente va sostenuta anche dalla salute dello spirito”.
Giovanni Bernardi