In questo periodo di oscurità, per la pandemia e per l’azione del male nel mondo, la luce di Cristo è tornata a splendere con più forza. La strada è però lunga.
Lo ha sottolineato il vescovo di Shrewsbury, monsignor Mark Davies, che ha fatto il punto sulla situazione del Coronavirus in Gran Bretagna. Intervistato dal sito la Nuova Bussola Quotidiana, il prelato ha spiegato che soltanto nella giornata di Natale nella sua chiesa sono state celebrate quindici Messe. Si è parlato di coraggio, per essersi opposti alle ingiuste restrizioni stabilite dal Governo. Ma anche di pericoli, relativi al dimenticarsi le proprie origini, o meglio la fede in Cristo che salva.
In Gran Bretagna infatti in queste ore si parla apertamente di un ulteriore restringimento delle regole anti-contagio, per cui si arriverebbe in questa maniera al terzo lockdown nazionale, che proseguirebbe in realtà con quello già scattato lo scorso 6 gennaio. Questo dovrebbe durare, si immagina, almeno un mese, ovvero fino alla fine di febbraio.
L’origine starebbe nella cosiddetta nuova variante inglese, identificata lo scorso 14 novembre. Gli esperti la chiamano già “una pandemia nella pandemia”, gli inglesi di fatto la considerano un incubo con cui sono nuovamente costretti a fare i conti. In questo contesto, finora il Governo ha lasciato libero accesso ai luoghi di culto, e ha riconosciuto le chiese come posti non a rischio contagio e fornitori di un servizio essenziale.
Si teme per il futuro, ma nel frattempo si continua a celebrare la Santa Messa e a invocare la mano del Signore sulle vite di tutti gli inglesi e sull’intera umanità. Durante la notte di Natale monsignor Davies lo ha detto a chiare lettere: per quanto molti lo spererebbero, il “Natale non può mai essere cancellato”.
Quest’anno, ha spiegato il religioso, le celebrazioni sono state ridotte all’essenziale, ma è proprio in quell’essenzialità che Cristo si è manifestato con ancora maggiore forza. “Sono rimasto profondamente colpito dagli straordinari sforzi compiuti dal clero e dal popolo per riunirsi a Messa in mezzo a tante restrizioni”, ha spiegato.
“Queste dure circostanze sono sembrate in qualche modo utili a ricondurci alla grotta della Natività di Cristo. Tanto di ciò che è marginale nella moderna celebrazione del Natale è stato rimosso per consentire a molti di tornare al cuore del mistero della Messa di Cristo“.
Il vescovo ha lodato i tanti che hanno lottato nella pandemia per difendere la vita del prossimo, manifestando una riscoperta della sacralità della vita umana, nonostante la tendenza diffusa ovunque in Occidente a implementare leggi brutalmente contro la vita, come aborto e suicidio assistito.
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“Non possiamo non vedere in questa contraddizione morale un elemento satanico”, ha detto il vescovo senza mezzi termini. “La luce della fede cristiana ci porta ad amare la vita umana e proteggere i più fragili, ma una “cultura della morte” porta le persone a rivendicare ciecamente il diritto di distruggere e scartare la vita umana.
La pandemia ci ha sfidato a mettere al primo posto i più vulnerabili e in questo modo i non nati, i malati e gli anziani non possono più essere nascosti alla nostra visione morale. Spero che nel mondo post-pandemico si possa imparare da questa lezione come la società trovi il giusto ordine delle sue priorità quando mette i più deboli e vulnerabili al centro delle sue preoccupazioni”.
Giovanni Bernardi
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