Anche di fronte alla pandemia è necessario ricordare che al primo posto della preoccupazione di un cristiano c’è la vita eterna, che si origina dai sacramenti.
L’uomo, quando si erge a dio di sé stesso, incorre in un grave rischio. Purtroppo però, troppo spesso, l’ideologia materialista della vita si è pian piano insinuata anche nelle predicazioni di molti prelati. La retorica dei diritti su qualsiasi argomento si fa sempre più insistente nella società moderna, tanto da essere entrata persino, talvolta, negli insegnamenti della Chiesa.
Di fronte alla drammatica crisi della pandemia, però, questo tipo di concezione della vita umana si è rivelata vuota e priva di fondamento. La convinzione che l’uomo possa liberarsi di Dio, infatti, come sempre è accaduto nella storia è priva di sostanza, e destinata ad essere perdente.
Davanti alla pandemia, l’ideologia dei diritti ha mostrato tutti i suoi limiti. Così i diritti dei sani si sono scontrati con quelli dei malati, quelli dello Stato con quelli dei cittadini. Così via per molte altre categorie di cittadini, giovani e anziani, insegnanti e studenti, sacerdoti e fedeli.
Nella Chiesa, però, questi conflitti non dovrebbero esserci, perché il diritto di ciascuno viene nient’altro che dalla Legge del Signore, che è sempre al primo posto. Purtroppo, però, spesso ci si dimentica di tutto ciò. L’amore per sé stessi e per il prossimo, nel Vangelo, è riflesso dell’amore di Dio.
Anche la carità che ci viene chiesta nei confronti del prossimo viene dalla Legge del Creatore. I cristiani non amano il prossimo per ragioni sociali, politiche, economiche o personali, di benessere genericamente inteso. Sant’Agostino diceva che si ama il prossimo perché è figlio di Dio.
E la carità cristiana investe tutti, dalla terra al cielo passando per il purgatorio. Si interrompe solo di fronte alle porte degli inferi. Riporta il sito Corrispondenza romana, che Padre Garrigou-Lagrange scriveva: “anzitutto dobbiamo amare Dio più di ogni altra cosa, poi l’anima nostra, quindi il nostro prossimo, e infine il nostro corpo”.
Questo significa che nella scala dei soggetti degni di carità per il cristiano il corpo non è al primo posto. Oggi purtroppo viviamo dalla parte opposta della barricata. Nella società moderna, sempre più il corpo ha preso il sopravvento rispetto a tutto il resto. Nel sentire comune, l’apparenza e la salute fisica del proprio corpo è una delle prima preoccupazioni, e spesso l’unica.
In questo periodo di crisi del Coronavirus, tutto ciò si è visto in maniera ancora più radicale. Tutti sembriamo sempre più disposti a sacrificare ogni nostra libertà, persino quella religiosa, in nome della salute corporale. I diritti di Dio sono stati soppiantati dall’emergenza sanitaria. Nella prima ondata del Coronavirus, in Italia, la Messa è finita in streaming e i sacramenti sono stati soppiantati dalla prudenza anti-contagio. Ora sta avvenendo di nuovo in diversi Paesi, tra cui la Francia e il Belgio.
Purtroppo, però, in questo modo si rischia di andare contro l’ordine della carità che ci è stato insegnato da Nostro Signore. Bisogna quindi fare bene attenzione alle scelte che si prendono, e di cui un giorno, a ognuno di noi vera chiesto conto.
Giovanni Bernardi
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