Il Papa: soffro per il Coronavirus, ma dopo questa prova i fedeli saranno più autentici. Non si va a Messa per abitudine: è lo Spirito Santo che chiama.
“Sono giorni di grande incertezza, prego tanto, sono tanto, tanto, tanto vicino a chi soffre, sono con la preghiera a chi aiuta le persone che soffrono per motivi di salute e non solo”, ha rivelato Francesco, in un’intervista rilasciata all’agenzia giornalistica Adnkronos, parlando della crisi dovuta al Coronavirus.
Un’intervista insolita e a tutto tondo
Ma il Papa in queste settimane ha avuto infatti molte controversie da risolvere. Gli interrogativi per il futuro della Chiesa sono molti, e lo sono altrettanto gli scandali finanziari che insidiano il Vaticano, spesso dall’interno, oppure da uomini senza scrupoli che se ne approfittano delle finanze mal gestite da uomini di Chiesa, che invece dovrebbero essere utilizzate per la carità verso i poveri e gli ultimi.
L’intervista rilasciata dal Papa all’agenzia Adnkronos è del tutto insolita. Non capita tutti i giorni che un Pontefice consegni un’intervista a un’agenzia giornalistica. E il giornalista racconta l’umiltà di Bergoglio nell’accoglierlo in Vaticano, in una stanza spoglia, per parlare con grande schiettezza di qualsiasi tematica, anche la più spinosa, che interessa la Santa Sede.
La questione morale in Vaticano e la sofferenza di Bergoglio
Tanto che Francesco non esita a definire la cosiddetta questione morale della corruzione in Vaticano “come male antico che si tramanda e si trasforma nei secoli“. Che però ogni Pontefice ha cercato di combattere come meglio ha potuto. “Purtroppo la corruzione è una storia ciclica, si ripete, poi arriva qualcuno che pulisce e rassetta, ma poi si ricomincia in attesa che arrivi qualcun altro a metter fine a questa degenerazione”, dice il Papa.
Insomma, nella Chiesa di Francesco pare non esserci spazio per la corruzione, è l’impressione che anche il giornalista stesso dell’agenzia stampa ricava dalla conversazione. “La Chiesa è e resta forte ma il tema della corruzione è un problema profondo, che si perde nei secoli”, sottolinea ancora il Papa. A questo punto il suo pensiero va a Papa Benedetto XVI, e allo storico passaggio di testimone preceduto dalle dimissioni di Ratzinger.
Francesco racconta il suo rapporto con il papa emerito
Racconta il Papa: “All’inizio del mio pontificato andai a trovare Benedetto. Nel passare le consegne mi diede una scatola grande: Qui dentro c’è tutto – disse -, ci sono gli atti con le situazioni più difficili, io sono arrivato fino a qua, sono intervenuto in questa situazione, ho allontanato queste persone e adesso…tocca a te”. Ecco, io non ho fatto altro che raccogliere il testimone di Papa Benedetto, ho continuato la sua opera“.
Da qui si deduce che il racconto che vede Ratzinger ogni giorno contrapposto a Bergoglio non solo non sussiste, ma è pure fantasia che capovolge la realtà. Bergoglio sostiene di avere grande stima e affetto per il papa emerito. “Benedetto per me è un padre e un fratello, per lettera gli scrivo filialmente e fraternamente. Lo vado a trovare spesso lassù (con il dito indica la direzione del monastero Mater Ecclesiae proprio alle spalle di San Pietro, nda) e se recentemente lo vedo un po’ meno è solo perché non voglio affaticarlo”.
Papa Francesco: il mio rapporto con Benedetto XVI è molto buono
Così Francesco spazza via ogni dubbio e spiega che tra i due c’è un buonissimo rapporto. “Il rapporto è davvero buono, molto buono, concordiamo sulle cose da fare. Benedetto è un uomo buono, è la santità fatta persona. Non ci sono problemi fra noi, poi ognuno può dire e pensare ciò che vuole. Pensi che sono riusciti perfino a raccontare che avevamo litigato, io e Benedetto, su quale tomba spettava a me e quale a lui”.
L’intervista continua con un sali-scendi di battute, affermazioni forti e colpi di scena. Si va dalla constatazione del “la Chiesa è stata sempre una casta meretrix, una peccatrice“. O meglio, spiega il Papa, “una parte di essa, perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via”. Ma che è anche innegabile che ci sono “personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli”.
Scandali, tradimenti, malaffare: Francesco si confessa al giornalista
Alle battute della nonna, che gli spiegava che “il diavolo entra dalle tasche“. Per arrivare alla signora argentina che gli consigliò di prendersi un cane, qualora fosse diventato Pontefice. Perché, fu la risposta della vecchina alla richiesta di spiegazioni di Francesco, “ogni volta che si troverà a mangiare ne dia un pezzettino prima a lui, se lui sta bene allora continui pure a mangiare”.
Di fronte agli scandali, ai tradimenti, al malaffare, alla dipinta solitudine del Papa nella Curia Romana, Francesco spiega però di essere intenzionato a portare avanti la sua battaglia. “So che devo farla, sono stato chiamato a farla, poi sarà il Signore a dire se ho fatto bene o se ho fatto male. Sinceramente non sono molto ottimista (sorride, ndr) però confido in Dio e negli uomini fedeli a Dio”, dice. Poi si arriva anche al tema delle critiche.
Il Papa: alcune critiche mi fanno male, altre sono costruttive
Il Papa durante questi sette anni di Pontificato ne ha ricevute molte, alcune più blande altre invece molto dure, quasi violente. Difficile capire quanto facciano male o meno. “Non direi il vero, e farei torto alla sua intelligenza se le dicessi che le critiche ti lasciano bene. A nessuno piacciono, specie quando sono schiaffi in faccia, quando fanno male se dette in malafede e con malignità“, risponde Francesco.
Che però aggiunge: “Con altrettanta convinzione però dico che le critiche possono essere costruttive, e allora io me le prendo tutte perché la critica porta a esaminarmi, a fare un esame di coscienza, a chiedermi se ho sbagliato, dove e perché ho sbagliato, se ho fatto bene, se ho fatto male, se potevo fare meglio”.
Giovanni Bernardi