Le parole molto chiare del Papa non lasciano spazio a interpretazioni: i cristiani perseguitati oggi “sono più che nei primi tempi della Chiesa”.
Un triste dato di realtà che emerge dalle cronache di tutti i giorni, e che dovrebbe fare profondamente riflettere a proposito di questo argomento. Eppure si tratta di una questione di cui la maggior parte della popolazione è praticamente all’oscuro. Quasi nessun media, telegiornale o quotidiano affronta mai l’argomento. Ma le persecuzioni anti-cristiani, oggi, sono più vive che mai.
In molti angoli del Pianeta ogni giorno un gran numero di fedeli perde la vita a causa della loro fede, del loro credo, dei simboli che portano addosso, del culto che praticano. Muoiono a causa della loro identità, quella di cristiani. Oggi più che nei primi secoli della cristianità, quando gli imperatori romani impartivano l’ordine di catturare chiunque seguisse la Parola di Cristo.
Oggi, due millenni dopo, quella cattolica è la fede seguita da un quinto della popolazione mondiale. Eppure, anche se pare incredibile, è fortemente oggetti di persecuzioni, che spesso portano alla morte. Si parla di 260 milioni di vittime nel mondo, ufficiali. Ma che probabilmente, se si guarda al dato reale, è persino molto più grande.
Un odio che si tramuta in violenza fisica, spesso, ma non è l’unico modo in cui si manifesta. C’è infatti spesso anche una persecuzione sociale, culturale, oppure economica. In un escalation di violenza che segna tragicamente la vita delle persone.
Il Papa ha così deciso di ricordarli durante l’Angelus. pronunciato in diretta streaming, proprio nella giornata dedicata alla memoria del primo martire, Santo Stefano. Stefano era infatti un ebreo ellenizzante che era stato tuttavia colpito dalla Parola di Cristo. Presto atto di ciò, prima venne accusato falsamente, poi lapidato subito fuori da quella porta che oggi a Gerusalemme porta il suo nome.
Il Papa ha infatti invitato a pregare “per quanti soffrono persecuzioni per il nome di Gesù”. “Sono tanti, purtroppo”, ha continuato Francesco. “Più che nei primi tempi della Chiesa. Affidiamo alla Vergine Maria questi nostri fratelli e sorelle, che rispondono all’oppressione con la mitezza e, da veri testimoni di Gesù, vincono il male con il bene”.
Per il Papa infatti sono i primi veri “santi nascosti”, ovvero coloro che per davvero “cambiano il corso della Storia“. Gli stessi “santi della porta accanto” di cui Francesco parla nell’esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate”. Persone comuni che però “brillano della luce di Gesù, non della propria”.
Così infatti si diventa martiri della fede cristiana: “imitando Gesù. Questa è la via per ogni cristiano: imitare Gesù”. In ciò, Santo Stefano offre un vero esempio di santità. “Gesù era venuto per servire e non per essere servito, e lui vive per servire”, ha spiegato il Papa. “Diventa diacono, cioè servitore, e assiste i poveri alle mense”.
In sostanza, quello che fa Santo Stefano è cercare “di imitare il Signore ogni giorno e lo fa anche alla fine: come Gesù viene catturato, condannato e ucciso fuori della città e, come Gesù, prega e perdona. Mentre viene lapidato dice: Signore, non imputare loro questo peccato”.
Il gesto di Santo Stefano infatti diede inizio a una lunga storia di fede, testimoniata anche fino al martirio. Poco dopo di lui ci fu infatti la conversione di San Paolo, il maggiore esempio di una chiesa missionaria, portatrice del Verbo alle genti. La morte di Stefano fu seme per la conversione di Paolo.
“È la prova che i gesti d’amore cambiano la storia: anche quelli piccoli, nascosti, quotidiani”, ha spiegato Francesco. “Perché Dio guida la storia attraverso il coraggio umile di chi prega, ama e perdona”.
Giovanni Bernardi
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