Le esequie di Benedetto XVI sono state oggetto di un’immensa partecipazione di popolo, ma non solo.
I numeri parlano chiaro: 200mila persone a rendere omaggio alla salma di Joseph Ratzinger nei giorni scorsi e altre 100mila presenti alla cerimonia funebre.
La novità, senza precedenti, è quella delle esequie di un Papa celebrate dal suo stesso successore.
Un popolo rende l’ultimo omaggio al suo pastore
A distanza di dieci anni dalla sua soffertissima rinuncia al pontificato, i fedeli non hanno dimenticato il loro pastore, tributandogli un affetto e una riconoscenza, che polverizzano il luogo comune dell’intellettuale impacciato, lontano dal cuore della gente.
Il transito di Benedetto XVI nel mondo si conclude così: sullo sfondo di una fredda mattina di inizio gennaio, in una piazza San Pietro al cui centro ancora spiccano l’albero e il presepe, si è consumato l’addio a un grande uomo di Chiesa.
Variazioni nel protocollo
Il protocollo ha confermato il tradizionale cerimoniale liturgico previsto per i funerali dei pontefici, con alcune inevitabili eccezioni: oltre al Papa regnante a presiedere la funzione, si sono dovute omettere le suppliche finali, la supplica della diocesi di Roma e delle Chiese Orientali.
Alle 8:50 il feretro del papa emerito è stato portato sul sagrato, accompagnato dalla recita del rosario da parte dei fedeli. Nella bara (di cipresso, zinco e rovere) sono state deposte le monete e le medaglie coniate durante il pontificato di Ratzinger, i pallii da lui indossati durante le cerimonie liturgiche da Pontefice e il rogito che descrive il suo pontificato.
I politici e i religiosi presenti
Tra le autorità politiche presenti al funerale, le uniche delegazioni ufficiali presenti sono state quella tedesca (con il presidente Frank-Walter Steinmeier e il cancelliere Olaf Scholz) e quella italiana, che ha visto la partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del presidente della Camera, Lorenzo Fontana e di numerosi ministri e parlamentari.
Tra i capi di stato e monarchi presenti a titolo personale: Filippo e Mathilde, re e regina del Belgio; Sofia, madre del re di Spagna; il presidente polacco Andrzej Duda; il presidente portoghese Marcelo Nuno Duarte Rebelo de Sousa; il presidente ungherese Katalin Novak.
Tra le autorità religiose ortodosse, si segnala la presenza del Patriarca di Antiochia dei Siri, Ignazio Youssef III Younan, il metropolita della Chiesa russa Antonij di Volokolamsk e una delegazione del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli.
Le mani del Padre e del Figlio
L’omelia di papa Francesco ha preso spunto, in primo luogo, da due Vangeli: Gesù che consegna il suo spirito nelle mani del Padre (cfr Lc 23,46) e l’incontro del Risorto con l’apostolo Tommaso, cui mostra le mani piagate.
La Morte e la Resurrezione, dunque. Le mani del Padre e quelle del Figlio. Le prime sono “mani di perdono e di compassione, di guarigione e di misericordia, mani di unzione e benedizione”, che spinsero Gesù a “consegnarsi anche nelle mani dei suoi fratelli”.
Le altre mani, quelle del Risorto, sono “mani piagate che vanno incontro e non cessano di offrirsi, affinché conosciamo l’amore che Dio ha per noi e crediamo in esso”.
Il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza
“Anche noi, saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre”, ha detto papa Francesco.
Il Pontefice regnante ha quindi menzionato San Gregorio Magno che affermava: «In mezzo alle tempeste della mia vita, mi conforta la fiducia che tu mi terrai a galla sulla tavola delle tue preghiere, e che, se il peso delle mie colpe mi abbatte e mi umilia, tu mi presterai l’aiuto dei tuoi meriti per sollevarmi».
Il Pastore è quindi consapevole di non poter “portare da solo quello che, in realtà, mai potrebbe sostenere da solo e, perciò, sa abbandonarsi alla preghiera e alla cura del popolo che gli è stato affidato. È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore”.
“Come le donne del Vangelo al sepolcro – ha proseguito Francesco – siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni”.
E in conclusione: “Vogliamo dire insieme: “Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito”. Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!”.