Il Papa usa un’immagine molto familiare, per chiarirci l’importanza del Sacramento della Riconciliazione, della Confessione: “Andare a confessarsi, non è andare alla tintoria, perché ti tolgono una macchia. No! È andare a incontrare il Padre, che riconcilia, che perdona e che fa festa”.
La Confessione, dunque, non dovrebbe essere vissuta come un momento in cui si è giudicati e umiliati, per le proprie colpe, ma come un incontro che riappacifica e consola.
Dio, attraverso la sua misericordia, cancella il nostro peccato e ci rinfranca dalle disobbedienze, piccole o grandi che siano.
“Prima di tutto, Dio perdona sempre! Non si stanca di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Ma Lui non si stanca di perdonare”, dice ancora il Papa.
E se ci chiedessimo quanto questo ci “costi”, agli occhi dell’altissimo, potremmo ricordare che “Non si deve pagare niente”, “Cristo ha pagato per noi”, dunque, “Non c’è peccato che Lui non perdoni (…). “Ma, padre, io non vado a confessarmi perché ne ho fatte tante brutte, tante brutte, tante di quelle che non avrò perdono …” No. Non è vero. Perdona tutto. Se tu vai pentito, perdona tutto”.
Come accadde al figlio prodigo, che il padre attese per far festa per il suo ritorno a casa, così sarà anche per noi, quando ci rivolgeremo al sacerdote (e, tramite lui, a Dio), per chiedere perdono di non esserci stati, di aver mancato, di aver peccato.
“Tante volte le confessioni sembrano una pratica, una formalità … Tutto meccanico! No! E l’incontro dov’è? L’incontro con il Signore che riconcilia, ti abbraccia e fa festa. E questo è il nostro Dio, tanto buono. Anche dobbiamo insegnarlo, che imparino i nostri bimbi, i nostri ragazzi a confessarsi bene, perché andare a confessarsi non è andare alla tintoria perché ti tolgono una macchia. No! È andare a incontrare il Padre, che riconcilia, che perdona e che fa festa”.
Antonella Sanicanti