In occasione della catechesi finale sui dieci comandamenti, Papa Francesco descrive il decalogo come una rappresentazione di una nuova vita e non come una lista di divieti.
Nel corso dell’Udienza Generale di oggi in Piazza San Pietro, papa Francesco ha concluso la catechesi sui dieci comandamenti, spiegando ai presenti come il suo compimento di questi da parte di Gesù Cristo è stato un modo per lasciare di se un’impronta indelebile. Secondo il Santo Padre, infatti, il decalogo non sarebbe altro che una descrizione delle abitudini mantenute in vita dallo stesso Messia: “Come Lui insegna nel ‘discorso della montagna’. Infatti, nella contemplazione della vita descritta dal Decalogo, ossia un’esistenza grata, libera, autentica, benedicente, adulta, custode e amante della vita, fedele, generosa e sincera, noi, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo davanti a Cristo. Il Decalogo è la sua ‘radiografia’, lo descrive come un negativo fotografico che lascia apparire il suo volto – come nella sacra Sindone”.
Con queste parole il pontefice spiega ai fedeli che cambiare il proprio modo di essere, il proprio cuore, per accettare il modello di vita proposto dal Signore è più semplice di quanto si possa pensare. La testimonianza di Cristo è un’invito a donare il proprio amore al prossimo così come Dio fa con noi, il suo sacrificio è ciò che ci libera dalle catene del peccato e ci permette la redenzione, ma per adempiere alla richiesta del Signore, bisogna cambiare il proprio cuore. Per farlo, suggerisce il papa, non c’è bisogno di gesti eclatanti, ma basta seguire il decalogo: “Io mi domando: come avviene questo “trapianto” di cuore, dal cuore vecchio al cuore nuovo? Attraverso il dono di desideri nuovi, attenti alla parola: desideri nuovi, che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù”.
Bambino sale sull’altare, il papa: “Ci ha predicato”
Il Santo padre, quindi, ha ribadito che per ottenere la salvezza e trovarsi di fronte a Dio è sufficiente seguire quanto predicato nei dieci comandamenti: seguendo quei dettami il fedele sta infatti esprimendo la propria volontà di vivere secondo Cristo. Prima che l’Udienza terminasse, l’invasione dell’altare da parte di un bambino ha interrotto il discorso del papa, ma al contempo gli ha offerto uno spunto di riflessione sulla libertà. Papa Francesco dice del bambino: “Questo bambino non può parlare, è muto, ma sa comunicare, sa esprimersi. E c’è una cosa che mi fa pensare: è libero”, una considerazione che lo porta a chiedersi se lui è altrettanto libero di rapportarsi con il Padre Eterno, una domanda che per il pontefice dovrebbero porsi tutti quanti, poiché: “Quando Gesù dice che dobbiamo essere come bambini ci dice che dobbiamo essere liberi come un bambino con suo padre”.
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Luca Scapatello