In un clima in cui tutti sembrano poter dire la loro, anche senza competenza alcuna, sono troppi quelli che criticano, da mesi e mesi, l’operato, le scelte di Papa Francesco.
Ma cosa dice la Chiesa, in merito alla criticabilità del suo massimo rappresentante?
Il documento Pastor Aeternus parla dei casi in cui il Pontefice gode del dogma dell’infallibilità: “Perciò Noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta dai primordi della fede cristiana, per la gloria di Dio nostro Salvatore, per l’esaltazione della religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del sacro Concilio proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa. Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema”.
In tutte le altre situazioni, dunque, è una questione di fiducia dei fedeli, nei confronti di ciò che afferma il Pontefice?
Ecco la risposta (una minima parte di essa) di un sacerdote, Padre Angelo.
“Viviamo in un’epoca in cui, a motivo dei mezzi di comunicazione sociale, il Papa è esposto, anzi, sovraesposto in continuazione, in ogni suo movimento. Tutti commentano.
Ma, fin qui, non vi sarebbe nulla di male, perché non dev’essere considerato un reato esprimere la propria opinione, soprattutto se non tocca gli elementi essenziali della nostra fede.
Ma si va fuori dello spirito evangelico, quando nei commenti si alimenta disaffezione, perché allora si sgretola quel bene sul quale si edifica tutta la Chiesa: la carità. (…)
Il problema qui è il seguente: se sia opportuno fare di queste critiche oggetto di pubblica polemica.
Io penso di no, perché è molto facile perdere o far perdere la carità e creare disaffezione, nei confronti di colui che sta al posto di Cristo, nel pascere le pecore. (…)
Cristo ha reagito, nei confronti del servo del Sommo Sacerdote che gli aveva dato uno schiaffo; gli ha detto, senza animosità e senza ferocia, ma con pacatezza e fermezza: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18,23).
Così dovrebbero essere le discussioni tra i cristiani, in modo che i non credenti o gli appartenenti ad altre religioni possano ripetere lo stupore riferito da Tertulliano: “Guardate come si amano!” (Apologeticum 39,7)”.
Antonella Sanicanti