Papa Francesco ha annunciato la firma dell’enciclica storica sulla “fraternità e l’amicizia sociale”. Ma i dossier sul suo tavolo sono numerosi e scottanti.
Nelle scorse settimane alcuni commentatori si sono sperticati nel provare a spiegare che la pandemia avrebbe in qualche modo fatto “inceppare” l’afflato evangelico e “rivoluzionario” di Papa Francesco.
Di fatto la pandemia ha messo in difficoltà l’intero pianeta a partire dalle autorità statali. E ha anche reso impossibile anche il portarsi avanti dei progetti pianificati dalla Santa sede. Papa Francesco si è però reso fortemente presente nel periodo più duro della pandemia. In particolare con la preghiera svolto in piazza San Pietro. Che solo in Italia è stata seguita da 17 milioni di persone.
Dopo di quella, però, tutti gli impegni pubblici del Papa sono stati fermati. Per mesi Angelus e udienze del mercoledì sono state trasmesse in diretta streaming. Molti incontri privati sono stati rimandati. Tutti i viaggi apostolici cancellati. Della solita frenetica attività di Francesco sono rimaste le messe mattutine in streaming, a Santa Marta, e poco altro.
Sulla sua scrivania, tuttavia, i dossier che erano già presenti in precedenza sono ancora lì, fermi, e hanno bisogno di essere affrontati. Questi dossier sono numerosi, e vanno dal problema della Chiesa tedesca, che vorrebbe portare la Chiesa su territori decisamente dubbi e inesplorati, legati all’ordinazione di sacerdoti femminili o la “benedizione” delle coppie omosessuali.
Tuttavia, la notizia dei giorni scorsi ha fatto improvvisamente uscire Francesco dal suo cono di silenzio, e ha anticipato il ritorno sulla scena con grande impeto del Pontefice argentino. Che il 3 ottobre, ad Assisi, firmerà l’enciclica davvero rivoluzionaria, nel senso buono del termine, intitolata “Fratelli tutti”, in latino “Omnia fratres”.
Il titolo prende spunto gli scritti di San Francesco (Ammonizioni, 6, 1: FF 155): “Guardiamo, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce”. Verrà siglata dal Pontefice, in forma privata e senza partecipazione di pubblico per via delle disposizioni dovute al Coronavirus, al termine della celebrazione della Messa nella Basilica inferiore.
Nel testo si affronterà il tema della fraternità umana, sull’onda della Dichiarazione congiunta di Abu Dhabi firmata da Papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar nel febbraio 2019. Alla luce però anche, si è anticipato, delle problematiche economiche e sociali emerse con l’emergenza sanitaria del coronavirus. E che ora andranno inevitabilmente affrontate.
Ma al di là del tema dell’enciclica, ci sono numerosi temi che Francesco dovrà affrontare. Purtroppo, infatti, anche in Vaticano le solite “parti” continuano a lavorare nel silenzio. Tra tifoserie e schieramenti, Francesco deve difendersi non solo al di fuori della Chiesa, ma anche all’interno della stessa, tra le mura vaticane.
Da anni il C9, il consiglio dei cardinali chiamati da Francesco a lavorare insieme nel processo di “riforma” della Curia romana, procede a tentoni, senza grandi cambi di marcia. Da tempo la riforma della Costituzione apostolica che regola la struttura curiale è stata annunciata, anche se concretamente ancora non si vede nulla. L’obiettivo, secondo alcuni commentatori, sarebbe quello di ridurre il peso della Congregazione della Dottrina per la fede, l’ex Sant’Uffizio.
Il fronte più difficile e pericoloso è però quello della ricca Chiesa tedesca, che continuamente cerca di mettere in campo fughe pericolose in avanti. Tanto che i vescovi tedeschi, intrinsecamente “progressisti” su molti temi sociali ed ecclesiastici, hanno organizzato un sinodo interno che dura due anni, e che in qualche modo cerca di spaventare il Pontefice, facendo pressione che punta ad essere significativa.
I tedeschi infatti punterebbero a una vera e propria nuova “protestantizzazione” della Chiesa cattolica, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione delle parrocchie, il ruolo femminile, l’apertura del celibato sacerdotale e l’inclusione delle coppie omosessuali.
Ma il problema è che su argomenti di questa natura non è possibile mutare alcun approccio o introdurre alcuna novità, a meno che non si giunga a un vero e proprio scisma, senza l’accettazione e la pronuncia da parte del Papa. Che però difficilmente riesce a farsi intimorire.
Poi c’è il tema della Cina, e dell’accordo provvisorio firmato negli scorsi anni con la Repubblica popolare cinese e che il prossimo novembre andrà necessariamente rinnovato, in quanto scadrà il termine. Infine, c’è la questione delle elezioni statunitensi, con l’appoggio della Santa sede più o meno implicito all’uno o all’altro candidato, e le diverse preferenze dei porporati vaticani.
Negli Stati Uniti in particolare, come su molte altre tematiche, i vescovi sono apertamente divisi tra progressisti o conservatori, e quindi tra sostenitori dell’uno o dell’altro candidato. Rendendo tuttavia incomprensibile, in ultima istanza, la posizione della Chiesa stessa.
Oltre a questi, ci sono i casi ancora più duri e problematici, come quelli dello scandalo di Theodore McCarrick, a cui Francesco ha tolto la porpora dopo le terribili vicende emersi che vedono l’ex prelato colpevoli di abusi di tipo omosessuali verso altri seminaristi.
Oppure del palazzo di Londra, che ha portato all’arresto dello sconosciuto broker molisano Torzi da parte della Santa sede. Ma che allo stesso tempo mette in luce una decisamente cattiva gestione dei fondi dell’Obolo di San Pietro da parte del Vaticano. Quindi il futuro è aperto, e il Papa avrà molto lavoro. Per questo c’è bisogno di preghiera per fare fronte a tutte le difficoltà che la Chiesa troverà sulla sua strada. Consapevoli però che con l’aiuto del Signore nulla sarà impossibile.
Giovanni Bernardi
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