Il Santo Padre ha voluto avere un simpatico colloquio con l’equipaggio della Stazione spaziale internazionale, attualmente in orbita, dicendo loro “siete un piccolo Palazzo di Vetro” ed ha posto a loro delle domande.
Nella prima, il Pontefice ha posto agli astronauti quesiti cruciali. L’astronomia – ha detto Francesco – ci fa contemplare gli orizzonti sconfinati dell’universo. E suscita in noi le domande: da dove veniamo? Dove andiamo? Questo – ha detto l’astronauta italiano Paolo Nespoli – è un discorso molto delicato. Il nostro obiettivo è quello di conoscere il nostro essere, riempire la conoscenza. Mi piacerebbe – ha aggiunto – che persone come lei – non solo ingegneri e fisici – ma teologi, filosofi scrittori poeti possano venire qui.
L’amore e l’universo
Il Papa, ricordando il celebre verso con cui Dante conclude la Divina Commedia “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, ha poi chiesto che senso abbia per gli astronauti chiamare “amore” la forza che muove l’universo. A questo interrogativo ha risposto l’astronauta russo Alexander Misurkin che ha fatto riferimento al libro “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-
Diventare astronauti
La terza domanda – come ha detto il Papa – è una curiosità. Che cosa – ha chiesto – vi ha motivato a diventare astronauti? L’astronauta russo Segey Ryazanskiy ha detto che la sua scelta di diventare cosmonauta è legata alla figura del nonno, ingegnere nella missione dello Sputnik 1. L’astronauta americano Randy Bresnik si è soffermato sulla possibilità di vedere la Terra “un po’ con gli occhi di Dio”, e vedere la bellezza di questo pianeta.
Cambio di prospettiva
La quarta domanda di Francesco si basa su una osservazione: viaggiare nello spazio – ha detto il Santo Padre – modifica tante cose che si danno per scontate nella vita quotidiana, ad esempio l’idea di “su” e di “giù”. C’è qualcosa – ha detto il Papa – che vivendo nella Stazione spaziale vi ha sorpreso? “Quello che mi ha sorpreso” – ha detto lo statunitense Mark T. Vande Hei – è il fatto “che affrontando una cosa da una prospettiva diversa può renderla familiare”. Per capire dove sono – ha aggiunto – devo decidere io dove è il su e il giù e stabilire il mio microcosmo.
L’importanza della collaborazione
La nostra società – ha detto infine Francesco – è molto individualista, e invece nella vita è essenziale la collaborazione. Potete darmi – ha chiesto – qualche esempio significativo della vostra collaborazione nella Stazione spaziale? Lo statunitense Joseph Acaba ha detto che quello della Stazione spaziale è “un grande esempio di collaborazione internazionale”. Insieme – ha spiegato – possiamo fare cose molto migliori che se fossimo soli. Il Papa ha infine salutato e ringraziato gli astronauti: “Vi sentiamo – ha detto – come rappresentanti di tutta la famiglia umana nel grande progetto di ricerca che è la Stazione spaziale”. Grazie Santo Padre – ha concluso l’astronauta Nespoli – per averci portato più in alto, per averci tirato fuori dalla meccanicità quotidiana e averci fatto pensare a cose più grandi di noi.
di Amedeo Lomonaco
fonte: radiovaticana
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