“Per voi sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”: il Papa, citando il profeta Malachia, si è rivolto così stamani, nella Basilica di San Pietro, alle migliaia di persone presenti in occasione del Giubileo dedicato alle persone socialmente escluse. E’ inaccettabile, ha detto loro Francesco, che la persona umana venga spesso scartata. Nel Tweet di ieri sull’account @Pontifex, il Papa ha poi scritto che: “Se vuoi trovare Dio, cercalo dove Lui è nascosto: nei più bisognosi, nei malati, negli affamati, nei carcerati”. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
Si sono riuniti attorno a lui, al Papa che li ha messi al centro di un anno straordinario, della Misericordia, per una celebrazione che è stata il culmine di tre giorni a loro dedicati. Ai socialmente esclusi, a coloro che sempre più spesso sono lo scarto della società, Francesco ha ripetuto, secondo le letture di oggi, ciò che disse Gesù alla gente al Tempio: “Tutto passa”.
“Anche i regni più potenti, gli edifici più sacri e le realtà più stabili del mondo, non durano per sempre; prima o poi, cadono”.
L’esortazione di Gesù è a non lasciarsi ingannare “dai predicatori apocalittici”, dai “profeti di sventura”, dalle “vanità degli oroscopi”, dalle “predizioni che ingenerano paure”, è anzi un invito “a distinguere” ciò che viene da Dio e “ciò che viene dallo spirito falso”:
“È importante: distinguere l’invito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure”.
Gesù chiede, spiega il Papa, di “non avere paura di fronte agli sconvolgimenti di ogni epoca”, di non temere le “prove più gravi e ingiuste”, ma di “perseverare nel bene” e di “porre piena fiducia in Dio che non delude”. In questo mondo tutto passa, ci sono però realtà preziose che rimangono come “una pietra preziosa in un setaccio”. Quali cose restano?
“Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Queste due ricchezze non svaniscono! Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa Basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri”.
Ed è qui che Francesco entra nel pieno del suo messaggio diretto ai protagonisti dell’odierno Giubileo e a tutti i fedeli: oggi, “quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose”:
“La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali”.
Ai presenti il Papa ricorda che è il loro Giubileo, che sono loro che aiutano a sintonizzarsi “sulla lunghezza d’onda di Dio” e a “guardare quello che guarda lui”, che non si ferma all’apparenza, ma rivolge lo sguardo “sui tanti poveri Lazzaro di oggi”, quindi non accorgerci di Lazzaro è voltare la faccia a Dio:
“E’ voltare la faccia a Dio! È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare”.
Francesco quindi parla della “tragica contraddizione” di oggi: tanto più aumentano progresso e possibilità, che restano un bene, tanto più aumenta chi non può accedervi, è “una grave ingiustizia”:
“Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti”.
Oggi in tutto il mondo si chiudono le Porte Sante delle Basiliche, ciò che chiede il Papa è di non chiudere gli occhi davanti a Dio e “dinanzi al prossimo che ci interpella”:
“Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani”.
Si guardi quindi con fiducia al Dio della misericordia e si aprano gli occhi al prossimo:
“…soprattutto al fratello dimenticato ed escluso, ai Lazzaro che giacciono alla nostra porta. Lì punta la lente d’ingrandimento della Chiesa. Che il Signore ci liberi dal rivolgerla verso di noi. Ci distolga dagli orpelli che distraggono, dagli interessi e dai privilegi, dagli attaccamenti al potere e alla gloria, dalla seduzione dello spirito del mondo”.
E’ nostro compito, per “diritto” e per “dovere evangelico”, “prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri”, conclude il Papa che spiega come, alla luce di queste riflessioni, vorrebbe che oggi fosse “la giornata dei poveri”.
fonte: radiovaticana