Nella sequela di Gesù si entra “dalla porta”, “non dalla finestra”. Papa Francesco è ricorso a questa immagine, parlando al clero e ai religiosi del Kenya incontrati nella Saint Mary School di Nairobi, per sottolineare quanto sia importante la vita consacrata. Quindi, ha avvertito che non bisogna seguire Gesù per ambizione o interesse personale ed ha ribadito che la Chiesa non è un’impresa e che tutti i discepoli di Cristo sono chiamati a servire gli altri, non a servirsi del prossimo. L’intervento del Papa, tutto a braccio in spagnolo, è stato preceduto dal saluto di mons. Anthony Ireri Mukobo, presidente della Commissione per il clero e i religiosi della Conferenza episcopale del Kenya e da due testimonianze. Il servizio diAlessandro Gisotti:
Un nuovo passo per donare a tutti quella gioia piena che solo la misericordia del Signore può dare. E’ questa la cifra del breve, ma intenso incontro che Francesco ha avuto con sacerdoti e religiosi del Kenya, a cui ha parlato a braccio lasciando il testo preparato per l’occasione. Un evento che ha incoraggiato i consacrati keniani a proseguire nel loro cammino con il Popolo di Dio, specie al fianco dei più sofferenti. Proprio su questo si è incentrata la testimonianza di suor Michael Marie Rottinghous, presidente delle religiose del Kenya:
“Our commitment is to relentlessly…”
“Il nostro impegno – ha detto – è quello di promuovere, senza sosta, la dignità di ogni persona umana, senza distinzione di etnia o religione”. Le suore, ha proseguito, “sono il segno tangibile della presenza di Dio”, della sua “vicinanza e calore verso i più bisognosi”. Dal canto suo, il reverendo Felix J. Phiri, presidente della Conferenza dei Superiori del Kenya, si è soffermato sul tema particolarmente caro al Papa della cura del Creato:
“We need a conversation which includes everyone…”
“Abbiamo bisogno – ha affermato – di un dibattito che includa tutti, giacché la sfida ambientale che stiamo affrontando, e le sue radici umane, riguardano tutti noi”. Quindi, ha ribadito, richiamando la Laudato si’, che è dovere di ogni cristiano collaborare con tutti per custodire “la casa comune”.
Non si entra nella vita consacrata “dalla finestra”
Nel suo intervento, a braccio in spagnolo dopo alcune parole iniziali in inglese, Francesco si è soffermato sulla vocazione, su come inizia il cammino preparato dal Signore per i consacrati:
“En el seguimiento de Jesucristo, sea en el sacerdocio…
Nella sequela di Gesù Cristo, sia nel sacerdozio che nella vita consacrata, si entra dalla porta! E la porta è Cristo! E’ Lui che chiama, è Lui che comincia, è Lui che fa il lavoro. Ci sono alcuni che vogliono entrare dalla finestra… Ma questo non serve. Per favore, se qualcuno ha qualche compagno o qualche compagna che è entrato dalla finestra, abbracciatelo e spiegategli che è meglio che vada via e che serva Dio da un’altra parte, perché non arriverà mai a termine un’opera che Gesù che non ha avviato Lui stesso attraverso la porta”.
Nella Chiesa non c’è posto per la propria ambizione
E questo, ha soggiunto, “ci deve portare ad una consapevolezza di persone scelte”. Ci sono alcuni, ha constatato, “che non sanno perché Dio li chiama. Però sentono che Dio li ha chiamati”. “Andate tranquilli – è stato l’incoraggiamento di Francesco – Dio vi farà capire perché vi ha chiamati”. Ci sono, invece, “altri che vogliono seguire il Signore per qualche interesse”. E questa, ha ammonito, “è la tentazione di seguire Gesù per ambizione: l’ambizione del denaro, l’ambizione del potere”. Una tentazione che è stata seminata nel cuore ed è cresciuta “come una erba cattiva”:
“En la vida del seguimiento de Jesús no hay lugar ni para la propia ambición…
Nella vita della sequela di Gesù non c’è posto né per la propria ambizione, né per le ricchezze, né per essere una persona importante nel mondo. Gesù si segue fino all’ultimo passo della sua vita terrena, ovvero la Croce. Poi Lui pensa a risuscitarti, ma fino a quel punto devi arrivarci tu…. E questo ve lo dico seriamente, perché la Chiesa non è una impresa, non è una Ong. La Chiesa è un mistero: è il mistero dello sguardo di Gesù su ognuno di noi che dice ‘Vieni! Seguimi!’”.
Se un sacerdote non sa piangere, qualcosa non funziona
“Quindi – ha ribadito – questo è chiaro: chi chiama è Gesù, quelli che Gesù chiama devono entrare dalla porta e non dalla finestra! E poi bisogna seguire il cammino di Gesù”. Evidentemente, ha ribadito, “quando Gesù ci sceglie, non ci canonizza”. Ed ha avvertito che tutti siamo “peccatori” dal Papa in giù. Quindi, Francesco ha sottolineato quanto siano importanti le lacrime nella vita di un consacrato:
“Nunca dejen de llorar. Cuando a un sacerdote…
Non smettete mai di piangere. Quando a un sacerdote, un religioso, una religiosa si asciugano le lacrime, c’è qualcosa che non funziona. Piangere per le proprie infedeltà, piangere per il dolore del mondo, piangere per la gente che è scartata, per gli anziani abbandonati, per i bambini assassinati, per le cose che non capiamo; piangere quando ci chiedono perché. Nessuno di noi ha tutti i ‘perché’ nessuno di noi ha tutte le risposte ai perché”.
Non smettete mai di pregare, altrimenti la vostra anima si secca
Il Papa ha confidato che quando incontra dei bambini malati di cancro, non ha una risposta a questo. “Soltanto – ha affermato – guardo Gesù sulla Croce. Ci sono situazioni nella vita che ci portano soltanto a piangere, guardando Gesù sulla Croce. E questa è l’unica risposta a certe ingiustizie, a certi dolori, a certe situazioni difficili della vita”. Ancora, ha messo l’accento sull’importanza della relazione con Gesù, osservando che se un consacrato dimentica Cristo cade “in un peccato molto brutto”, che fa “orrore a Dio”: il “peccato della tiepidezza”. Ha invitato così sacerdoti e religiosi a non smettere mai di pregare:
“Padre, pero a veces es tan aburrido orar, uno se cansa, se duerme…
‘Padre, però, qualche volta è così noioso pregare… Ci si stanca, si ci addormentata…’; ‘Va bene dormite davanti al Signore: è un modo di pregare. Ma rimanete lì, davanti a Lui. Pregate! Non lasciate la preghiera! Se un consacrato lascia la preghiera, l’anima si secca, si inaridisce, come questi rami secchi che sono brutti, che hanno un aspetto brutto. L’anima di una religiosa, di un religioso, di un sacerdote che non prega è un’anima brutta! Perdonatemi, ma è cosi…”.
E li ha incoraggiati a togliere tempo alla tv o al sonno, ma non alla preghiera. Francesco non ha poi mancato di rivolgere il pensiero ai più poveri, agli “scartati”, “i più lontani dalla società”. E ancora una volta ha chiesto ai sacerdoti di essere ministri di una Chiesa che – come i missionari – serve e non si serve degli altri. Infine, il Papa ha ringraziato tutti i membri del clero “per ogni carezza di tenerezza” data a quanti ne hanno bisogno e perché si sono “lasciati aiutare e correggere e perdonare ogni giorno”.
fonte: radiovaticana