La speranza ci fa camminare mentre le nostre sicurezze, specialmente materiali, non ci salveranno. Nella catechesi dell’udienza generale di ieri in Aula Paolo VI, il Papa chiede di aprire il cuore per dire “sì” a Gesù e di camminare con la voglia di fare il bene. Prosegue dunque il ciclo di catechesi dedicate alla speranza cristiana, visibile anche nel presepe che Francesco invita a contemplare. Presente all’udienza anche una delegazione dei panificatori romani, che ha donato al Papa un presepe fatto di pane, opera del maestro Fabio Albanesi. Il servizio di Debora Donnini:
Una speranza che fa camminare, non statica, è quella di cui parla il Papa all’udienza generale. La speranza normalmente si riferisce a ciò che non si vede ma il Natale ci parla invece di una speranza visibile perché fondata su Dio. Una speranza che entra nel mondo con l’Incarnazione di Gesù, speranza nella vita eterna:
“Egli entra nel mondo e ci dona la forza di camminare con Lui: Dio cammina con noi in Gesù e camminare con Lui verso la pienezza della vita ci dà la forza di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso. Sperare allora per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende. La speranza mai è ferma, la speranza sempre è in cammino e ci fa camminare”.
Il cuore sia aperto alla speranza
Francesco esorta quindi a chiedersi se il nostro cuore sia aperto alla speranza per camminare con Gesù, nonostante le fatiche del presente:
“Camminando in questo mondo, con speranza, siamo salvi. E qui possiamo farci la domanda, ognuno di noi: io cammino con speranza o la mia vita interiore è ferma, chiusa? Il mio cuore è un cassetto chiuso o è un cassetto aperto alla speranza che mi fa camminare non da solo, con Gesù?”.
Fermarsi a guardare il presepe
Il Papa si sofferma quindi sul presepe che nella sua semplicità trasmette speranza, a cominciare dal luogo, Betlemme, dove mille anni prima era nato Davide, un piccolo borgo non una capitale. E per questo – sottolinea Francesco – preferita dalla Provvidenza divina, “che ama agire attraverso i piccoli e gli umili”. Qui nasce Gesù “nel quale la speranza di Dio e la speranza dell’uomo si incontrano”. Quindi i personaggi che lo compongono. Maria, “Madre della speranza”, che con il suo “sì” apre a Dio la porta del nostro mondo e vede nel Bambino l’amore di Dio. Accanto a lei, Giuseppe, anche lui ha creduto alle parole dell’angelo e medita guardando Gesù, mediante il quale “Dio salverà l’umanità dalla morte e dal peccato”. “E’ importante guardare il presepe”, dice Francesco per vedere “quanta speranza c’è in questa gente”.
Non confidare nelle sicurezze ma camminare nella vita con la voglia di fare il bene
E poi ci sono i pastori, i piccoli, che aspettano il Messia e vedono nel Bambino la realizzazione delle promesse. Sperano, diversamente da chi confida nelle proprie sicurezze, “specialmente materiali”, e non attende la salvezza da Dio:
“Mettiamoci questo in testa: le nostre sicurezze non ci salveranno; l’unica sicurezza che ci salva è quella della speranza in Dio. Ci salva perché è forte e ci fa camminare nella vita con gioia, con la voglia di fare il bene, con la voglia di diventare felici per l’eternità”.
La speranza si esprime anche nel coro degli angeli: il ringraziamento a Dio che ha inaugurato il suo Regno di pace. “Contemplando il presepe, ci prepariamo al Natale”, dice il Papa, e “sarà veramente una bella festa, se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio depone nei solchi della nostra storia personale e comunitaria”:
“Ogni ‘sì’ a Gesù che viene è un germoglio di speranza. Abbiamo fiducia in questo germoglio di speranza, in questo sì: ‘Sì, Gesù, tu puoi salvarmi, tu puoi salvarmi’. Buon Natale di speranza a tutti!”.
fonte: radiovaticana