Questo tema è al centro delle polemiche contro Papa Francesco, anche se lui non ha mai affermato che concedere i sacramenti ai divorziati risposati sia la soluzione che ha in mente. Certo, ha dato spazio alla posizione del card. Kasper che invece sembra optare per questa soluzione, ma il 22/02/14 ha anche creato cardinale mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e leader degli oppositori del card. Kasper su questo tema.
Un esempio di critica è quella del vaticanista Sandro Magister: «Bergoglio ha detto, ripetutamente, di non voler transigere sulla dottrina, di stare con la tradizione delle Chiesa. Ma poi ha aperto discussioni, come quelle sulla comunione ai risposati, che effettivamente toccano i capisaldi del magistero». In realtà Francesco ha spiegato che questo tema l’ha aperto non per risolverlo con la concessione dei sacramenti, ma proprio per studiare una soluzione adeguata che non violi il magistero: «si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale». E ancora: «Non è una soluzione dargli la comunione. Questo soltanto non è la soluzione, la soluzione è l’integrazione. Non sono scomunicati».
Di seguito in ordine cronologico tutti gli interventi del Pontefice su questa tematica:
Il 28 luglio 2013 durante la conferenza stampa nel volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, Papa Francesco ha risposto ad una domanda sulla comunione ai divorziati risposati come dimostrazione di misericordia: «Questo è un tema che si chiede sempre. La misericordia è più grande di quel caso che lei pone. Io credo che questo sia il tempo della misericordia. Questo cambio di epoca, anche tanti problemi della Chiesa hanno lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti […]. Con riferimento al problema della Comunione alle persone in seconda unione, perché i divorziati possono fare la Comunione, non c’è problema, ma quando sono in seconda unione, non possono. Io credo che questo sia necessario guardarlo nella totalità della pastorale matrimoniale. E per questo è un problema. Ma anche – una parentesi – gli Ortodossi hanno una prassi differente. Loro seguono la teologia dell’economia, come la chiamano, e danno una seconda possibilità, lo permettono. Ma credo che questo problema – chiudo la parentesi – si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale. E per questo, due cose; primo: uno dei temi da consultare con questi otto del Consiglio dei cardinali è come andare avanti nella pastorale matrimoniale, e questo problema uscirà lì […]. Siamo in cammino per una pastorale matrimoniale un po’ profonda. Il cardinale Quarracino, il mio predecessore, diceva che per lui la metà dei matrimoni sono nulli perché si sposano senza maturità, si sposano senza accorgersi che è per tutta la vita, o si sposano perché socialmente si devono sposare. E in questo entra anche la pastorale matrimoniale. E anche il problema giudiziale della nullità dei matrimoni, quello si deve rivedere, perché i Tribunali ecclesiastici non bastano per questo. E’ complesso, il problema della pastorale matrimoniale».
Il 16 dicembre 2013 nell’intervista per “La Stampa” Francesco ha affermato: «L’esclusione della comunione per i divorziati che vivono una seconda unione non è una sanzione».
Il 23 aprile 2014 Jaqueline Lisbona ha rivelato ai media di aver ricevuto una telefonata da Papa Francesco, la donna argentina è sposata civilmente con un uomo divorziato e sembra che proprio questo tema “caldo” sia stato il centro della telefonata. La donna ha rilasciato alcune dichiarazioni molto ambigue e confuse, in avversità verso il Vaticano, che non lasciano intendere cosa effettivamente le abbia detto il Pontefice. Il Papa la avrebbe incoraggiarla a “tornare (alla Chiesa)”, assicurandole che in Vaticano “si stanno trattando” casi come quello suo e di suo marito. La Lisbona ha inoltre riferito che il Papa le avrebbe suggerito di non andare nella Chiesa del suo quartiere, anche perché se il prete conosceva la sua situazione personale era dovuto al fatto che lei gliela aveva spiegata in confessione. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha rilasciato la seguente dichiarazione:«Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco. Non trattandosi assolutamente di attività pubblica del Papa non sono da attendersi informazioni o commenti da parte della Sala Stampa. Ciò che è stato diffuso a questo proposito, uscendo dall’ambito proprio dei rapporti personali, e la sua amplificazione mediatica conseguente,non ha quindi conferma di attendibilità ed è fonte di fraintendimenti e confusione. E’ perciò da evitare di trarre da questa vicenda conseguenze per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa».
Il 7 dicembre 2014 in un’intervista per “La Nacion”, Papa Francesco ha affermato: «Non è una soluzione dargli la comunione.Questo soltanto non è la soluzione, la soluzione è l’integrazione. Non sono scomunicati. Ma non possono essere padrini di battesimo, non possono leggere le letture a messa, non possono distribuire la comunione, non possono insegnare il catechismo, non possono fare sette cose, ho l’elenco lì. Se racconto questo, sembrerebbero scomunicati di fatto! Allora, aprire un po’ di più le porte. Perché non possono essere padrini? “No, guarda, che testimonianza vanno a dare al figlioccio?”. La testimonianza di un uomo e una donna che dicano: “Guarda, caro, io mi sono sbagliato, sono scivolato su questo punto, ma credo che il Signore mi ami, voglio seguire Dio, il peccato non mi ha vinto, vado avanti”. Ma che testimonianza cristiana è questa? O se arriva uno di questi truffatori politici che abbiamo, corrotti, a fare da padrino ed è regolarmente sposato per la Chiesa, lei lo accetta? E che testimonianza va a dare al figlioccio? Testimonianza di corruzione?».
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