Accogliere tutti “senza giudicare nessuno”, perché la Chiesa è “casa paterna”, aperta a “buoni e cattivi” e c’è posto per tutti. Così Papa Francesco ricevendo in Aula Paolo VI circa 5 mila membri delle Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, organismo internazionale nato in Italia nella seconda metà degli anni ’80 grazie all’opera di don Piergiorgio ‘PiGi’ Perini, sacerdote milanese. Prima dell’incontro col Pontefice, sul tema “La gioia del Vangelo è una gioia missionaria”, i ‘cellulini’ hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Presenti i cardinali Stanislaw Rylko, Francesco Coccopalmerio e Paolo Romeo. Il servizio di Giada Aquilino:
Accogliere tutti senza giudicare nessuno
Essere una comunità eucaristica dove “spezzare il pane” equivale a riconoscere la “reale presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi”, testimoniando la “tenerezza” di Dio e la sua vicinanza ad ognuno, “soprattutto a chi è più debole e solo”. È un invito ad “accogliere tutti senza giudicare nessuno” quello che Papa Francesco ha lanciato alle Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, organismo riconosciuto dal Pontificio Consiglio per i Laici nell’aprile scorso, nella solennità della Divina Misericordia, e guidato dallo “zelo sacerdotale” di don ‘PiGi’ Perini:
“Il nostro giudice è il Signore e se ti viene in bocca di dire una parola di giudizio su uno o sull’altro, chiudi la bocca. Il Signore ci ha dato il consiglio: ‘Non giudicate e non sarete giudicati’. Convivere con la gente con semplicità, accogliere tutti”.
Perché accoglienza, ha aggiunto, è “offrire l’esperienza della presenza di Dio e dell’amore dei fratelli”:
“L’evangelizzazione sente forte l’esigenza dell’accoglienza, della vicinanza, perché è uno dei primi segni della comunione che siamo chiamati a testimoniare per avere incontrato Cristo nella nostra vita”.
Lo Spirito Santo spinge a percorrere sentieri poco conosciuti
In Aula Paolo VI, dei 4 mila ‘cellulini’ italiani e dei mille rappresentanti da tutto il mondo – tra cui alcuni provenienti da Cina, Brasile, Nuova Caledonia, Burkina Faso – il Papa che da sempre chiede alla Chiesa di essere aperta, ‘uscire’, farsi prossima a tutti ha ricordato la vocazione ad essere come “un seme mediante il quale la comunità parrocchiale si interroga sul suo essere missionaria”, sentendo “irresistibile” la chiamata a “incontrare tutti per annunciare la bellezza del Vangelo”.
“Questo desiderio missionario richiede, anzitutto, ascolto della voce dello Spirito Santo, che continua a parlare alla sua Chiesa e la spinge a percorrere sentieri a volte ancora poco conosciuti, ma decisivi per la via dell’evangelizzazione”.
Non avvenga che per custodire gli Statuti perdiate il carisma
Francesco ha quindi spiegato la “condizione” per essere fedeli alla Parola del Signore, cioè rimanere “sempre aperti” a tale ascolto e avere cura che “non si esaurisca mai per la stanchezza o le difficoltà del momento”: ciò, ha proseguito, è pure una spinta a superare i “vari ostacoli” che si incontrano nel cammino dell’evangelizzazione. Ai ‘cellulini’ ha quindi ricordato il riconoscimento dei loro Statuti nella domenica della Divina Misericordia:
“Gli Statuti aiutano a andare sulla strada, ma quello che fa l’opera è il carisma! Non avvenga che, per custodire tanto gli Statuti, perdiate il carisma”.
Aiutare la comunità parrocchiale a diventare una famiglia
Come le altre realtà ecclesiali, anche le Cellule aiutano la comunità parrocchiale a “diventare una famiglia” in cui si ritrova la “ricca e multiforme” realtà della Chiesa:
“Incontrarsi nelle case per condividere le gioie e le attese che sono presenti nel cuore di ogni persona, è un’esperienza genuina di evangelizzazione che assomiglia molto a quanto avveniva nei primi tempi della Chiesa”.
La Chiesa è casa paterna dove c’è posto per tutti
Uno stile di vita comunitaria, dunque, facendo dell’Eucaristia il “cuore” della missione di evangelizzazione, in modo da trovare sempre la forza per proporre la “bellezza” della fede: d’altra parte nell’Eucaristia, ha proseguito Francesco, facciamo esperienza “dell’amore che non conosce limiti” e diamo il “segno concreto che la Chiesa è ‘la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa’”:
“La Chiesa è la casa paterna. C’è posto per tutti: per tutti. E Gesù dice, nel Vangelo: ‘Chiamate buoni e cattivi, tutti, senza differenza’”.
fonte: radiovaticana