Nessuna divisione di razza, lingua e cultura davanti a Gesù: la Chiesa, che non brilla di luce propria ma soltanto di quella di Cristo, è chiamata a essere missionaria, non per “professione” e senza fare proselitismo, ma puntando a condurre tutti i popoli della terra “sulla via della pace”. Lo ha detto il Papa, celebrando in Basilica Vaticana la Santa Messa nella solennità dell’Epifania del Signore. Il servizio di Giada Aquilino:
Nella semplicità di Betlemme trova “sintesi” la vita della Chiesa, perché è lì la sorgente di quella luce che è la “gloria del Signore”, capace di attrarre ogni persona, anche dal ‘cuore inquieto’, orientando “il cammino dei popoli sulla via della pace”. Lo ha spiegato Papa Francesco riflettendo sul ruolo missionario della Chiesa, nella solennità dell’Epifania del Signore. In una Basilica Vaticana animata dai cori della Cappella Sistina e di varie diocesi americane, alla presenza di cardinali, arcivescovi, vescovi e sacerdoti concelebranti, assieme a tanti fedeli, il Pontefice ha commentato l’odierno Vangelo di Matteo, dedicato ai Magi che giunsero a Betlemme e, guidati dalla stella fino al Bambino Gesù e Maria, “provarono una gioia grandissima”. Proprio quei Magi, ha detto, rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio:
“Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.
La Chiesa non brilla di luce propria
D’altra parte, ha aggiunto il Papa, è la luce “che viene dall’alto” a illuminare la Chiesa:
“La Chiesa non può illudersi di brillare di luce propria, non può”.
Annunciare Cristo non è una professione
E’ infatti Cristo “la vera luce che rischiara” e nella misura in cui la Chiesa rimane ancorata a Lui “riesce a illuminare la vita delle persone e dei popoli”. Quante persone – ha osservato ancora Francesco – attendono il nostro impegno missionario, “perché hanno bisogno di Cristo, hanno bisogno di conoscere il volto del Padre”. E proprio grazie alla luce di Cristo, ha ricordato nella Giornata dell’infanzia missionaria, possiamo “uscire dalle nostre chiusure” e corrispondere “in maniera coerente” alla vocazione ricevuta:
“Annunciare il Vangelo di Cristo non è una scelta tra le tante che possiamo fare, e non è neppure una professione. Per la Chiesa, essere missionaria non significa fare proselitismo; per la Chiesa, essere missionaria equivale ad esprimere la sua stessa natura: cioè, essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra strada. La missione è la sua vocazione: far risplendere la luce di Cristo è il suo servizio”
Compito della Chiesa far emergere desiderio di Dio in noi
I Magi, ha proseguito Francesco, sono “testimonianza vivente” dei “semi di verità” presenti “ovunque”, in quanto dono del Creatore “che chiama tutti a riconoscerlo come Padre buono e fedele”. E la Chiesa ha il compito di “riconoscere e far emergere” in modo più chiaro il desiderio di Dio che ognuno porta in sé, questo è il suo “servizio”:
“Come i Magi tante persone, anche ai nostri giorni, vivono con il ‘cuore inquieto’ che continua a domandare senza trovare risposte certe – è l’inquietudine dello Spirito Santo che si muove nei cuori. Sono anche loro alla ricerca della stella che indica la strada verso Betlemme”.
Dimenticare interessi quotidiani e seguire la luce di Cristo
Quindi, ancora un invito a “seguire quella luce” così come fecero i Magi. Il Papa ha ripreso la riflessione cominciata nella visita a sorpresa di lunedì pomeriggio a Greccio: in cielo ci sono tante stelle, eppure i Magi – che “avevano il cuore inquieto” – ne hanno seguita una “diversa, nuova, che per loro brillava molto di più”:
“Avevano scrutato a lungo il grande libro del cielo per trovare una risposta ai loro interrogativi – avevano il cuore inquieto – e finalmente la luce era apparsa. Quella stella li cambiò. Fece loro dimenticare gli interessi quotidiani e si misero subito in cammino. Diedero ascolto ad una voce che nell’intimo li spingeva a seguire quella luce – è la voce dello Spirito Santo, che lavora in tutte le persone – ed essa li guidò finché trovarono il re dei Giudei in una povera casa di Betlemme”.
I nostri doni sono libertà, intelligenza e amore
Da tale esempio dobbiamo trarre “insegnamento”, ha aggiunto il Papa. Siamo sollecitati, “soprattutto in un periodo come il nostro”, a cercare i segni che Dio offre, “sapendo – ha sottolineato – che richiedono il nostro impegno per decifrarli e comprendere così la sua volontà”:
“Siamo interpellati ad andare a Betlemme per trovare il Bambino e sua Madre. Seguiamo la luce che Dio ci offre – piccolina…; l’inno del breviario poeticamente ci dice che i Magi ‘lumen requirunt lumine’: quella piccola luce –, la luce che promana dal volto di Cristo, pieno di misericordia e di fedeltà. E, una volta giunti davanti a Lui, adoriamolo con tutto il cuore, e presentiamogli i nostri doni: la nostra libertà, la nostra intelligenza, il nostro amore. La vera sapienza si nasconde nel volto di questo Bambino”.
L’annuncio del giorno di Pasqua
E come ci siamo rallegrati per la nascita del Signore, è stato evidenziato com’è tradizione durante la celebrazione in San Pietro, così si annuncia pure la gioia della Risurrezione del Salvatore, con la Pasqua il prossimo 27 marzo.
fonte: radiovaticana
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