Papa Francesco: “Il cibo non è proprietà privata”

Qual’è il tema della catechesi del 27 marzo di papa Francesco?

Il Santo Padre ha continuato la catechesi sul Padre Nostro, soffermandosi sulla frase “Dacci il nostro pane quotidiano”.

papa francesco

Papa Francesco continua la catechesi sul Padre Nostro nell’Udienza Generale di oggi

Nel corso dell’Udienza Generale del mercoledì, il Santo Padre ha continuato la catechesi del Padre Nostro, soffermandosi sul significato della richiesta “Dacci il nostro pane quotidiano”. Nelle settimane precedenti, infatti, papa Francesco aveva parlato delle invocazioni spiegando nel dettaglio perché i fedeli ripetono “Sia fatta la tua volontà” e “Venga il tuo regno“, mentre oggi ha parlato della prima delle richieste contenute nella preghiera consegnataci da Cristo.

Il primo elemento che si nota è l’utilizzo del verbo al plurale, segno della volontà di Gesù ad educare la propria comunità a superare l’egoismo e considerare nelle proprie preghiere anche tutti coloro che soffrono. Mentre il secondo elemento riguarda il concetto stesso di “pane quotidiano”, con il quale s’intende ogni genere di necessità che permetta al fedele di vivere giorno dopo giorno, può trattarsi dunque del cibo in senso stretto, ma potrebbe essere un tetto, dei vestiti, così come un lavoro con cui procurarseli.

Papa Francesco: “Il Padre Nostro è un grido d’aiuto”

Il papa però ci tiene a indurre i fedeli ad una riflessione sui luoghi e sul contesto da cui nasce questa preghiera, per sottolineare come il recitarla in condizioni di benessere non sia puro esercizio per asceti: “Quante madri e quanti padri, ancora oggi, vanno a dormire col tormento di non avere l’indomani pane a sufficienza per i propri figli! Immaginiamo questa preghiera recitata non nella sicurezza di un comodo appartamento, ma nella precarietà di una stanza in cui ci si adatta, dove manca il necessario per vivere. Le parole di Gesù assumono una forza nuova.L’orazione cristiana comincia da questo livello”.

Il Sommo pontefice vuole fare capire come la richiesta del pane sia un grido di aiuto e recitarla anche quando non si è in sofferenza è un modo per permettere alla richiesta dei fratelli più bisognosi di ottenere ancora maggiore risonanza, nonché un segno per dimostrare che la comunità è stretta attorno a tutti i suoi componenti, vivendo come una sola famiglia.

Papa Francesco: “Non considerate il cibo proprietà privata”

Questa osservazione serve al Santo Padre per ribadire ancora una volta come la principale caratteristica del cristiano è quella di manifestare la propria vicinanza al bisognoso e la propria generosità. Sottolineatura d’obbligo poiché, rimprovera papa Francesco, c’è poca abitudine a condividere il proprio pane: “Se Dio è nostro Padre, come possiamo presentarci a Lui senza prenderci per mano? Tutti noi. E se il pane che Lui ci dà ce lo rubiamo tra di noi, come possiamo dirci suoi figli? Questa preghiera contiene un atteggiamento di empatia, un atteggiamento e di solidarietà. Nella mia fame sento la fame delle moltitudini, e allora pregherò Dio finché la loro richiesta non sarà esaudita”.

Consapevole di questa scarsa abitudine alla condivisione e al coesistente vizio di considerare il tutto in base al concetto di proprietà privata, Bergoglio invita i fedeli a non sottoporre alla medesima catalogazione anche il cibo. Prima di considerare il cibo come proprietà privata, il pontefice invita a pensare ai bambini che soffrono, quelli che vivono in zone di guerra e lottano contro la fame e la sete, dopo averlo fatto possiamo invocare il nostro pane quotidiano, iniziando dalla preghiera a dare una mano ai fratelli in difficoltà.

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Luca Scapatello

Fonte: Vatican News

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