Sullo spinoso argomento della Messa celebrata secondo il rito antico precedente al Concilio Vaticano II, Papa Francesco ha “concesso” la possibilità della stessa, con motivazioni ben precise e aprendo un caso.
Alla gioia infatti della realtà cattolica si aggiungono le domande di tanti altri che vorrebbero capire meglio.
Francesco ha infatti ricevuto in udienza privata nelle scorse settimane la Casa Generalizia della Fraternità Sacerdotale San Pietro, e l’incontro sta facendo parlare molto anche in questi giorni.
L’incontro tra il Papa e la Fraternità San Pietro
Il superiore del distretto francese della Fraternità don Benoît Paul-Joseph insieme al rettore del Seminario di Wigratzbad don Vincent Ribeton si sono confrontati con Papa Francesco in Vaticano per un’ora, al termine del quale il Papa ha concesso loro la possibilità di celebrare la Messa nella modalità tradizionale da loro sempre praticata, cioè con l’utilizzo dei libri liturgici antichi, in vigore nell’anno 1962.
Questi gli hanno chiesto spiegazioni sull’applicazione del Motu Proprio Traditionis Custodes alla loro realtà specifica. Papa Francesco infatti lo scorso dicembre ha dettato nuove regole per la Messa in latino, praticata da molte comunità tradizionaliste in tutto il mondo dopo la “liberalizzazione” delle stesse concessa da Benedetto XVI nel 2007.
Il tema però affonda le radici nel Concilio Vaticano II, all’adozione del Novus Ordo Missae da parte di Paolo VI, e non è legato solamente a una questione di “forma” ma di sostanza. Sul tema della liturgia da allora si combatte una vera e propria battaglia oscillante tra i due estremi innovazioni liturgiche particolarmente disinibite e controreazioni che vorrebbero tornare a prima del Concilio.
La differente situazione della Fraternità Sacerdotale San Pietro
Papa Francesco ha avvertito “un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la vera Chiesa”. Così ha deciso di abrogare le norme precedenti rendendo vietata la celebrazione tradizionale. “È per difendere l’unità del Corpo di Cristo che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori”, ha spiegato il Papa.
Tuttavia, la situazione è differente per la Fraternità Sacerdotale San Pietro, fondata il 18 luglio 1988 dopo la mancata adesione all’atto scismatico di monsignor Marcel Lefebvre, fondatore della Fraternità San Pio X. Oggi conta all’incirca 300 sacerdoti e 150 seminaristi nei due seminari che si trovano in Germania e negli Stati Uniti.
LEGGI ANCHE: Lo scempio compiuto dal Vescovo scatena la protesta dei fedeli
Nello specifico, il Papa non ha propriamente dato una concessione specifica ma ha spiegato loro che le disposizioni generali del Motu Proprio Traditionis Custodes, che impediscono la celebrazione della Messa con il rito antico, non toccano la loro Fraternità in quanto la particolare celebrazione che svolgono è previsto dalle loro costituzioni, ed è quindi all’origine stessa della loro esistenza.
Il “caso” che si spera possa giungere presto a soluzione
Se la decisione del Papa sulla Messa in latino fosse stata applicata anche alla Fraternità San Pietro, la loro stessa ragione fondativa sarebbe venuta meno, e quindi anche la loro esistenza sarebbe finita a rischio. Francesco ha chiarito loro che non sono in discussione e che il divieto di celebrare Messa in latino non riguarda la loro realtà, diversa dalle altre.
Di fatto, però, l’eccezione dovrebbe valere solo per la specificità realtà della Fraternità Sacerdotale San Pietro e no per gli altri istituti ex Ecclesia Dei, anche perché Papa Francesco lo ha messo nero su bianco in un decreto che ha consegnato a loro e che la fraternità ha poi pubblicato sul suo sito, ma che non è ancora stato diffuso dalla Santa sede.
LEGGI ANCHE: Medjugorje, messaggio della Regina della Pace: “Vi invito a lavorare alla conversione personale”
Questo particolare lascia infatti dei dubbi in coloro che sono particolarmente interessati alla celebrazione della Messa secondo il rito antico. Perché il Vaticano non ha reso noto questo documento? Sembra infatti che ci siano delle incongruenze su diversi punti, ad esempio sulle ordinazioni sacerdotali, che il prefetto della Congregazione per il Culto divino, mons. Arthur Roche, lo scorso novembre aveva detto possibili solamente con i testi approvati nel 1968, dopo il Concilio Vaticano II. Mentre Francesco avrebbe dato un’indicazione diversa alla Fraternità Sacerdotale San Pietro, aprendo un presunto “caso” che si spera presto possa trovare soluzione.