Poco prima di partire da Fiumicino alla volta di Santiago del Cile, prima tappa del viaggio in Sud America, papa Francesco ha convocato dei giornalisti per consegnare loro una foto e parlare della recente escalation nucleare che vede coinvolte la Corea del Nord e gli Stati Uniti. La foto in questione è quella di un bambino giapponese sopravvissuto alla deflagrazione della seconda bomba nucleare sganciata in Giappone al termine della seconda Guerra Mondiale scattata dal fotografo americano Joseph Roger O’Donnell.
Nella foto si vede il piccolo con uno sguardo perso nel vuoto e riempito da lacrime che stentano a scendere sul volto, il bambino infatti osserva la devastazione causata dalla bomba, comprende di essere solo e di dover in qualche modo sopravvivere a tutto questo, quindi si fa forza e per non piangere morde le labbra. Ai presenti il papa spiega di aver trovato quella foto e di essere rimasto colpito: “ L’immaginetta che vi ho dato l’ho trovata per caso, è stata scattata nel ’45. È un bambino col suo fratellino alle spalle morto, aspettano il turno davanti al forno crematorio a Nagasaki dopo la bomba. Mi sono commosso quando l’ho vista e ho osato scrivere: ‘Il frutto della guerra’”.
Quindi dice ai presenti che non ha saputo trovare parole che avessero una forza maggiore di quella immagine per ricordare a tutti l’orrore della bomba atomica: “Ho pensato di farla stampare e darvela perché un’immagine del genere commuove più di mille parole e per questo ho voluto condividerla con voi. La tristezza del bambino solo si esprime nel suo gesto di mordersi le labbra che trasudano sangue “. Inevitabile la domanda sull’attuale situazione e sull’idea che un episodio come questo possa ripetersi. I giornalisti chiedono al Santo Padre se ha davvero timore di una guerra nucleare e questo risponde: “Sì, ho davvero paura. Siamo al limite”. Come già detto altre volte papa Francesco pone l’accento sulla necessità di un disarmo nucleare totale: “La situazione rischia di precipitare. Quindi bisogna distruggere le armi, adoperarci per il disarmo nucleare”.
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