Papa Francesco ammonisce i sacerdoti a seguire l’esempio di Cristo
Papa Francesco richiama ai sacerdoti la figura di Gesù come esempio di buon pastore, da lui consiglia di imitare la mitezza di cuore e l’umiltà.
Nel corso dell’omelia da Casa Santa Marta papa Francesco richiama alla mente di tutti la figura del buon pastore indicata da Gesù Cristo, non con le parole ma con le azioni. Gesù, infatti, non andava in giro a vantarsi di essere il Messia, non stringeva accordi con i potenti e non richiamava l’attenzione sui miracoli e sulle azioni che compiva, le faceva e basta. Questo perché era umile e preferiva mostrare la retta via con le azioni non evitando, ma anzi cercando, il contatto con la gente. I suoi insegnamenti, infatti, non differivano troppo da quelli dei dotti, ma il modo di trasmetterli era sincero, affettuoso, pratico e privo di qualsiasi giudizio: “Lui non sgridava, Lui non diceva ‘io sono il Messia’ o ‘sono il Profeta’; non faceva suonare la tromba quando guariva qualcuno o predicava alla gente o faceva un miracolo come la moltiplicazione dei pani. No. Lui era umile. Lui faceva ed era vicino alla gente”.
Il pontefice ricorda come la qualità maggiore di Gesù era la sua compassione, la capacità di non staccare il cuore dai propri ragionamenti e dalle proprie azioni. Nel leggere il passo della vedova e del ragazzo resuscitato, il papa sottolinea gli aspetti preminenti di questa sua compassione: “Ci sono due tratti di questa compassione che vorrei sottolineare: la mitezza e la tenerezza. Gesù dice: ‘Imparate da me che sono umile e mite di cuore’: mite di cuore. Quella mitezza. Lui era mite, non sgridava. Non puniva la gente. Era mite. Sempre con mitezza. Si arrabbiava Gesù? Sì! Pensiamo quando ha visto la casa di suo Padre diventata un shopping, per vendere delle cose, i cambia-monete … lì si arrabbiò, prese la frusta e cacciò via tutti. Ma perché amava il Padre, perché era umile davanti al Padre, aveva questa forza”.
Il messaggio del Santo Padre è chiaramente rivolto ai parroci, ai cardinali e ai vescovi, con questa lettura e queste parole vuole ricordare loro qual è il simbolo a cui si devono ispirare nel corso della propria vita ed infatti in un secondo momento lo dice apertamente: “Questa è l’icona del pastore e da questa dobbiamo imparare noi pastori: ‘vicini alla gente, non ai gruppetti dei potenti, degli ideologi … Questi ci avvelenano l’anima, non ci fanno bene!'”.
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Luca Scapatello
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