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Discorsi del Papa

Papa Francesco: I Cristiani devono essere seminatori di speranza

Durante l’ultima udienza generale Papa Francesco ha parlato ai presenti di speranza e consolazione, due doni di Dio di cui i fedeli devono fare tesoro. Il pontefice esordisce dicendo che la speranza non si basa ne sulle nostre vite ne, tanto meno, sulle nostra capacità, ma sul sostegno di Dio, sul suo amore fedele che ci consegna forza e consolazione.

Consci di questa realtà i fedeli devono sapere che non ci sono persone predilette dal signore, ma semplicemente persone più ricettive ai suoi messaggi, infatti il Santo Padre dice che non esistono Cristiani di serie A, e quindi forti, e Cristiani di serie B, dunque deboli, anche perché prima o poi i forti sperimenteranno la fragilità ed i deboli saranno un sostegno per qualcuno.

Il discorso del Papa sulla speranza continua con una citazione di San Paolo: “Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi”, il Santo per forti intende coloro in cui il dono di Dio scorre più forte, proprio per questo chi è baciato da un simile dono deve impegnarsi per aiutare il prossimo e condividerlo, infatti Papa Francesco dice: “Chi sperimenta nella propria vita l’amore fedele di Dio e la sua consolazione è in grado, anzi, in dovere di stare vicino ai fratelli più deboli e farsi carico delle loro fragilità”.

Aiutare gli altri portando loro conforto è un gesto lodevole, ma per far si che rimanga tale il fedele che si fa carico dei problemi altrui deve farlo senza autocompiacimento, con l’umiltà del servo di Dio che veicola il suo amore, perché, dice il Santo Padre: “Così diventa concretamente un “seminatore” di speranza. E’ questo che il Signore ci chiede, con quella fortezza e quella capacità di consolare e essere seminatori di speranza. E oggi serve seminare speranza, ma non è facile”.

Secondo il Pontefice l’Apostolo Paolo mai come in questo periodo ci richiama ad essere dei seminatori di Dio, egli ci invita a comprendere la “Speranza Cristiana” e lo fa insegnandoci a portare due doni di Dio: la perseveranza e la consolazione. Se la prima può essere definita altrimenti come pazienza, quella capacità di sopportare le ingiustizie e farsene carico, la consolazione è la capacità di cogliere e mostrare che anche nelle situazioni disperate c’è l’azione di Dio.

Chiaramente i due atteggiamenti sono alimentati dalla Parola di Dio, solo prendendo esempio dall’amore fedele di Dio nei nostri confronti possiamo essere un sostegno l’uno per l’altro, solo così possiamo essere un esempio di virtù ed avvicinarci a Dio. Infine il Santo Padre conclude con queste parole: “Cari amici non ringrazieremo mai abbastanza Dio per il dono della sua Parola, che si rende presente nelle Scritture. È lì che il Padre del Signore nostro Gesù Cristo si rivela come Dio della perseveranza e della consolazione”.

Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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