“E’ tempo di misericordia”. Il Papa mette in guardia da “una fede che non sa radicarsi nella vita della gente”. Francesco celebra nella Basilica di San Pietro la Messa di chiusura del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia invitando i Padri sinodali a proseguire “il cammino che il Signore desidera” senza “mai farci offuscare dal pessimismo e dal peccato”. Alessandro Guarasci:
La parola “misericordia” torna più volte nell’omelia del Papa. E così rimanda al Giubileo che si aprirà l’8 dicembre. Riprendendo il Vangelo del giorno, in cui al cieco Bartimeo Gesù dona la vista, Francesco ricorda che “le situazioni di miseria e di conflitto sono per Dio occasioni di misericordia. Oggi è tempo di misericordia”.
Porre l’uomo a contatto con la Misericordia
Anche oggi, i discepoli di Gesù sono chiamati “a porre l’uomo a contatto con la Misericordia compassionevole che salva. Quando il grido dell’umanità diventa, come in Bartimeo, ancora più forte, non c’è altra risposta che fare nostre le parole di Gesù e soprattutto imitare il suo cuore”. Dunque bisogna vivere sempre con uno spirito orientato verso gli altri, perché il rischio, “di fronte ai continui problemi” è di “ andare avanti, senza lasciarci disturbare”.
Una spiritualità del miraggio
La tentazione – dice il Papa – è “una spiritualità del miraggio”:
“Possiamo camminare attraverso i deserti dell’umanità senza vedere quello che realmente c’è, bensì quello che vorremmo vedere noi; siamo capaci di costruire visioni del mondo, ma non accettiamo quello che il Signore ci mette davanti agli occhi. Una fede che non sa radicarsi nella vita della gente rimane arida e, anziché oasi, crea altri deserti”.
Una fede da tabella
E poi, c’è un’altra tentazione: “una ‘fede da tabella’”, senza guardare diritto nel cuore delle persone:
“Possiamo camminare con il popolo di Dio, ma abbiamo già la nostra tabella di marcia, dove tutto rientra: sappiamo dove andare e quanto tempo metterci; tutti devono rispettare i nostri ritmi e ogni inconveniente ci disturba”.
Gesù vuole includere chi è ai margini
Bisogna invece ricordare che “Gesù vuole includere, soprattutto chi è tenuto ai margini e grida a Lui”. E proprio attorno la parola “inclusione” è ruotato il Sinodo che si è appena concluso. Ai Padri sinodali, il Pontefice ricorda che “noi abbiamo camminato insieme”. Ma ora serve proseguire lungo “il cammino che il Signore desidera”. Chiediamo a Lui uno sguardo guarito e salvato, che sa diffondere luce, perché ricorda lo splendore che lo ha illuminato”. Dunque, la gloria di Dio va cercata e vista nell’uomo vivente “senza farci mai offuscare dal pessimismo e dal peccato”.
fonte:radiovaticana
A conclusione dell'anno liturgico, oggi 24 novembre, la solennità di Cristo Re dell'universo per esaltare…
Meditiamo il Vangelo del 24 Novembre 2024, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla…
La domenica è il giorno della devozione alla Santissima Trinità. Lodiamo e glorifichiamo il Signore…
“Donami la tua protezione”. Questo Sabato con la preghiera della sera chiediamo questa grazia alla…
L'acqua benedetta è uno strumento di fede che ha un grandissimo rilievo. Essa viene riposta…
La statua del Cristo più grande del mondo è un progetto in piedi già da…