Papa Francesco apre la catechesi sui comandamenti parlando di idolatria e ricordando a tutti come gli idoli della Fama, della Bellezza e della Droga richiedano sacrifici di sangue di cui alla fine ci pentiremo.
Nel corso della prima Udienza Generale dopo la pausa di luglio papa Francesco ha aperto il ciclo di catechesi sui comandamenti partendo dal primo: “Io sono il Signore, tuo Dio… Non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine… Non ti prostrerai davanti a quelle cose…”. Il significato di questo comandamento è che i fedeli non devono farsi fuorviare da falsi dei, dunque riconoscere in Dio l’unica entità superiore, l’unica guida spirituale della loro vita. Quando questo è stato riportato da Mosè gli idoli riguardavano le altre divinità, entità ritenute sovrannaturali a cui le popolazioni antiche dedicavano la propria devozione e offrivano sacrifici umani. Sebbene al giorno d’oggi i sacrifici umani (almeno nelle civiltà evolute) non sono più un problema attuale e gli idoli sembrano non esistere, il Pontefice ci mette in guardia dall’idolatria, la quale non è legata ad un particolare culto ma ad una tendenza tipica dell’essere umano “Che non risparmia né cristiani né atei”.
L’idolatria richiede un sacrificio di sangue
Nel corso della catechesi, infatti, il Santo Padre ammette che anche il cattolico possa chiedersi nel corso della sua vita quale sia il suo Dio, una domanda che ha un unica risposta, sottolinea il papa: “Che cos’è un ‘dio’ sul piano esistenziale, un Dio di tutti i giorni? È ciò che sta al centro della propria vita e da cui dipende quello che si fa e si pensa”, ma che in un periodo di ricerca interiore può trovare risposte differenti nell’idolatria che papa Francesco identifica come: “Una costante tentazione della fede che consiste nel divinizzare ciò che non è Dio”. L’esigenza di avere un punto di riferimento induce all’errore l’essere umano bisognoso che si attacca a qualsiasi cosa lo renda sereno in quel momento e la erge a punto di riferimento supremo.
Alcuni degli idoli che caratterizzano l’età moderna sono la fama, la bellezza e la droga. Anche questi come gli antichi idoli richiedono un sacrificio che, sebbene non corrisponda all’atto sacrificale in se, può essere parimenti sanguinoso: “In antichità si facevano sacrifici umani agli idoli, ma anche oggi: per la carriera si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli”. Il desiderio di arrivare al vertice della propria professione per sentirsi appagato o peggio raggiungere la fama, non sono gli unici idoli da cui bisogna guardarsi, il papa infatti ritiene che anche l’eccessiva cura della bellezza ha i suoi sacrifici: “Quante ore davanti allo specchio qualche donna spende per truccarsi, e questa è anche un’idolatria. Non è cattivo truccarsi, ma normalmente, non per diventare una dea”. Alla stessa categoria appartiene anche la droga falso strumento di benessere che sempre più giovani utilizzano per sottrarsi alla propria infelicità.
Luca Scapatello