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Papa Francesco: Gesù ha aperto per tutti il tempo della misericordia

Ognuno “ha le proprie miserie”, ma la potenza del perdono di Cristo, che le ha riscattate sulla Croce, “non si esaurisce mai”. Lo ha affermato all’udienza generale Papa Francesco, inaugurando in Piazza San Pietro, davanti a circa 40 mila persone, un nuovo ciclo giubilare di catechesi dedicate alla misericordia nel Vangelo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“Poteva farlo”. Presentarsi come un re, giudicare tutti dall’alto di una santità e sapienza straordinarie. Perfino scendere dalla Croce come qualcuno, sbeffeggiandolo, arrivò a proporgli. Poteva farlo, come Dio, ma non l’ha fatto, facendosi uomo, anzi il miserabile tra gli uomini, accettando un sacrificio che ha schiuso all’umanità il tempo del perdono.

In fila tra i peccatori
È come un grande affresco di Cristo la prima catechesi del Papa sulla misericordia nel Vangelo. Francesco la rintraccia nelle cinque grandi azioni compiute da Gesù – “incontrando le folle, annunciando il Vangelo, guarendo gli ammalati, avvicinandosi agli ultimi, perdonando i peccatori” – e punta l’attenzione in particolare sul modo in cui Gesù inizia la sua missione, facendosi battezzare da Giovanni nel Giordano:

“Egli non si è presentato al mondo nello splendore del tempio: poteva farlo, eh? Non si è fatto annunciare da squilli di trombe: poteva farlo. E neppure è venuto nelle vesti di un giudice: poteva farlo. Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori. Non ha avuto vergogna: era lì con tutti, con i peccatori, per farsi battezzare”.

Puro, gratuito, assoluto
Fin da subito, indica Francesco, Cristo “si è manifestato come Messia che si fa carico della condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione”. Tutto ciò che ha compiuto “dopo il battesimo – dice – è stato la realizzazione del programma iniziale: portare a tutti l’amore di Dio che salva”, “puro, gratuito, assoluto”:

“Gesù non ha portato l’odio, non ha portato l’inimicizia: ci ha portato l’amore! Un amore grande, un cuore aperto per tutti, per tutti noi! Un amore che salva! Lui si è fatto prossimo agli ultimi, comunicando loro la misericordia di Dio che è perdono, gioia e vita nuova. Il Figlio inviato dal Padre, Gesù, è realmente l’inizio del tempo della misericordia per tutta l’umanità!”.

Dalla Croce il perdono per sempre
Misericordia che raggiunge il culmine con lo strazio del Golgota, la cui portata Francesco ricorda amplificando nell’abbraccio del Colonnato le parole che hanno cambiato per sempre la condizione umana: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”:

“E’ sulla croce che Gesù presenta alla misericordia del Padre il peccato del mondo: il peccato di tutti! I miei peccati, i tuoi peccati, i vostri peccati. È lì, sulla croce, che Lui li presenta. E con esso tutti i nostri peccati vengono cancellati. Nulla e nessuno rimane escluso da questa preghiera sacrificale di Gesù”.

Non temiamo le nostre miserie
Una sola cosa basta, conclude il Papa: pentirsi e affidarsi a Dio con fiducia totale, attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Evitando la tentazione di credersi autosufficienti rispetto all’offerta del perdono di Dio:

“Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: ‘Sì, quello è un peccatore. E io?’. Tutti siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati: tutti abbiamo la possibilità di ricevere questo perdono che è la misericordia di Dio (…) Non dobbiamo temere le nostre miserie. Ognuno di noi ha le proprie. La potenza d’amore del Crocifisso non conosce ostacoli e non si esaurisce mai. E questa misericordia cancella le nostre miserie”.

Sport, linguaggio universale che avvicina i popoli
Prima dei saluti finali, Papa Francesco ha ricordato con un pensiero la terza Giornata mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo indetta dall’Onu, che si celebra oggi:

“Lo sport è un linguaggio universale che avvicina i popoli e può contribuire a far incontrare le persone e superare i conflitti. Perciò incoraggio a vivere la dimensione sportiva come palestra di virtù nella crescita integrale degli individui e delle comunità”.

fonte:radiovaticana

Emanuele

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