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Papa Francesco: guardare Gesù Bambino fa crescere nella fede

Non può essere senza motivo per la fede cristiana che Dio sia stato “un bambino”. È la considerazione dalla quale Papa Francesco ha fatto scaturire la catechesi dell’ultima udienza generale del 2015. Alla folla in Piazza San Pietro, il Papa ha spiegato che per amare Gesù Bambino è necessario mettersi dal punto di vista dei più piccoli e osservare il loro bisogno di essere protetti, accuditi, di voler sorridere e giocare. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La Croce, certamente. E la Risurrezione, massime espressioni dell’amore di Gesù per l’uomo. Ma oltre al Calvario non va mai dimenticata Betlemme. Papa Francesco lo sottolinea all’ultima udienza generale dell’anno, con il Presepe immerso nella folla di Piazza San Pietro a dare rotondità alla sua affermazione: “Per crescere nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino”.

Far sorridere Gesù Bambino
Tanti Santi hanno coltivato nei secoli questa particolare “devozione”, ricorda il Papa, che cita Teresa di Lisieux, la quale volle portare da consacrata il nome di Gesù Bambino. E il fatto che vi sia stato “un tempo in cui, nella Persona divino-umana di Cristo, Dio è stato un bambino”, non può scivolare via, “deve avere – sottolinea Francesco – un suo significato peculiare per la nostra fede”. In che modo? Semplice, suggerisce il Papa: guardando ai bambini, a “cosa fanno” e preferiscono e in quello trovare il modo di amare Gesù Bambino. Per esempio, cominciando dal desiderio che ogni piccolo ha di “stare al centro”, perché ha bisogno di sentirsi “protetto”:

“E’ necessario anche per noi porre al centro della nostra vita Gesù e sapere, anche se può sembrare paradossale, che abbiamo la responsabilità di proteggerlo. Vuole stare tra le nostre braccia, desidera essere accudito e poter fissare il suo sguardo nel nostro. Inoltre, far sorridere Gesù Bambino per dimostrargli il nostro amore e la nostra gioia perché Lui è in mezzo a noi. Il suo sorriso è segno dell’amore che ci dà certezza di essere amati”.

Cambiare punto di vista
Secondo esempio: i bambini “amano giocare”. Ma far giocare un bambino, osserva Francesco, “significa abbandonare la nostra logica per entrare nella sua”:

“Se vogliamo che si diverta è necessario capire cosa piace a lui, e non essere egoisti e far fare loro le cose che piacciono a noi. E’ un insegnamento per noi. Davanti a Gesù siamo chiamati ad abbandonare la nostra pretesa di autonomia – e questo è il nocciolo del problema, eh?: la nostra pretesa di autonomia -, per accogliere invece la vera forma di libertà, che consiste nel conoscere chi abbiamo dinanzi e servirlo”.

A servizio dei più piccoli
Un invito che Francesco esplicita in modo ancor più diretto al momento dei saluti ai gruppi di fedeli in lingua francese:

“Desidero che in questo tempo di Natale, ciascuno di voi possa mettersi al servizio dei più piccoli e scoprire in loro il volto di Gesù, fonte di amore e di serenità”.

Un bacio per essere umili
Un terzo aspetto, il più tipico del Dio Bambino, è l’umiltà. La veste scelta da Gesù per venire fra noi a “mostrarci – ripete Francesco – il volto del Padre ricco di amore e di misericordia”:

“Stringiamo, dunque, tra le nostre braccia il Bambino Gesù, mettiamoci al suo servizio: Lui è fonte di amore e di serenità. E sarà una bella cosa, oggi, quando torniamo a casa, andare vicino al presepe e baciare il Bambino Gesù e dire: ‘Gesù, io voglio essere umile come te, umile come Dio’, e chiedergli questa grazia”.

I saluti
Molti i gruppi di giovani presenti all’udienza salutati dal Papa, tra i quali i cresimandi della Valle Brembana e i ragazzi del Movimento dei Focolari. “A tutti – ha detto Francesco – auguro di diffondere nella quotidianità la luce di Cristo, che ha brillato sull’umanità nella Notte di Natale”.

fonte: radiovaticana

Emanuele

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