Papa Francesco racconta la sua scelta di uscire dal seminario e di aderire alla Compagnia di Gesù. L’episodio in cui Suor Cornelia gli salvò la vita, rappresentò un momento di svolta nella sua vita.
Era il 21 settembre del 1954, quando il giovane Jorge Bergoglio, futuro Papa Francesco, decise di entrare in seminario. Come egli stesso racconta, quello fu il giorno della svolta. Dopo esser passato davanti alla parrocchia di San José di Flores a Buenos Aires, sentì dentro di lui un sentimento mai provato prima. Si trattava del desiderio di intraprendere vita sacerdotale. Di lì a poco sarebbe entrato nel seminario di Villa Devoto (Buenos Aires).
Il futuro Pontefice, non riuscì a vivere appieno la sua vocazione in seminario, anzi, confessa, la sua esperienza fu piuttosto complicata e poco serena. Come da lui stesso sostenuto, Bergoglio, in seminario, era ancora un uomo egoista e molto concentrato su sé stesso. Questo stato d’animo visse in lui fino a quando non si imbatté in un’esperienza tragica, ma straordinaria allo stesso tempo; un episodio che cambiò radicalmente la sua vita. Una suora italiana gli salvò la vita.
«Uscii dal seminario, o meglio, mi portarono via, su di una barella, sul punto di morire, con una polmonite che il medico del seminario aveva intenzione di curare, così per dire, come un raffreddore o un’influenza, con l’aspirina. Quella sera, allora, quando arrivai all’ospedale, il medico che mi assisteva, insieme a una religiosa, mi tolse un litro e mezzo d’acqua dalla pleura. I polmoni erano pieni. Certo è che mi salvarono la vita».
«Più che il medico, certo anche lui, fu la suora a salvarmi veramente. Il medico aveva prescritto che mi dessero una dose di antibiotici (due antibiotici distinti), ma quando quello se ne fu andato, questa religiosa italiana, Cornelia Caraglio, disse: “Raddoppiare”. Una monaca saggia, certamente. Comandando che mi si raddoppiassero le dosi, mi salvò la vita. Questo accadde un 13 di agosto. Me lo ricordo come se fosse oggi. Dopo un mese uscii dall’ospedale, ma non per molto. Andai a casa per riprendermi e tornare a novembre per l’operazione, con cui mi tolsero il lobo superiore di uno dei polmoni».
Quell’esperienza rappresentò un punto di svolta nella vita del futuro Pontefice. Bergoglio sentì che la sua missione era quella di rendersi utile e di “fare qualcosa” per la Chiesa. Dopo una lunga e attenta riflessione, accompagnata dall’ausilio del sacerdote che lo battezzò, Jorge Bergoglio decise di abbandonare l’esperienza in seminario e di intraprendere vita consacrata. L’11 marzo del 1958, dopo l’esperienza in seminario, iniziò il suo noviziato nella Compagnia di Gesù, a Còrdoba.
Certamente l’ausilio del sacerdote, il toccante episodio di cui fu protagonista e soprattutto la sua volontà di rendersi utile, mettendosi a disposizione della Chiesa, rappresentarono le fondamentali spinte nelle scelte del futuro Papa Francesco. Ma, come egli stesso ha tenuto a precisare, «la persona di Gesù stava lì da sempre, e mai è scomparsa fin dalla prima chiamata».
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Fabio Amicosante
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