Papa Francesco ha dedicato l’udienza generale in Piazza San Pietro al tema “Misericordia e giustizia”. “La Sacra Scrittura ci presenta Dio come misericordia infinita, ma anche come giustizia perfetta. Come conciliare le due cose? Come si articola la realtà della misericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono; in realtà non è così, perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia. È proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia. Ma di quale giustizia si tratta?”.
Il male può essere vinto solo col bene
“Se pensiamo all’amministrazione legale della giustizia, vediamo che chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge al giudice in tribunale e chiede che venga fatta giustizia. Si tratta di una giustizia retributiva, che infligge una pena al colpevole, secondo il principio che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto. Come recita il libro dei Proverbi: «Chi pratica la giustizia è destinato alla vita, ma chi persegue il male è destinato alla morte» (11,19). Anche Gesù ne parla nella parabola della vedova che andava ripetutamente dal giudice e gli chiedeva: «Fammi giustizia contro il mio avversario» (Lc18,3). Questa strada però non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. È invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto”.
Salvare la relazione con l’altro
“Ecco allora un altro modo di fare giustizia che la Bibbia ci presenta come strada maestra da percorrere. Si tratta di un procedimento che evita il ricorso al tribunale e prevede che la vittima si rivolga direttamente al colpevole per invitarlo alla conversione, aiutandolo a capire che sta facendo il male, appellandosi alla sua coscienza. In questo modo, finalmente ravveduto e riconoscendo il proprio torto, egli può aprirsi al perdono che la parte lesa gli sta offrendo. E questo è bello: la persuasione; questo è male, questo è così … Il cuore si apre al perdono che gli viene offerto. È questo il modo di risolvere i contrasti all’interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli, dove l’offeso ama il colpevole e desidera salvare la relazione che lo lega all’altro. Non tagliare quella relazione, quel rapporto”.
Un cammino difficile
“Certo, questo è un cammino difficile. Richiede che chi ha subìto il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso. Ma solo così la giustizia può trionfare, perché, se il colpevole riconosce il male fatto e smette di farlo, ecco che il male non c’è più, e colui che era ingiusto diventa giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c’entra proprio il perdono, la misericordia. È così che Dio agisce nei confronti di noi peccatori. Il Signore continuamente ci offre il suo perdono e ci aiuta ad accoglierlo e a prendere coscienza del nostro male per potercene liberare. Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza”.
Dio non vuole la condanna di nessuno
A braccio ha aggiunto: “Dio non vuole la condanna di nessuno, di nessuno! Qualcuno di voi potrà farmi la domanda: ‘Ma Padre, la condanna di Pilato se la meritava? Dio la voleva?’ – ‘No! Dio voleva salvare Pilato e anche Giuda, tutti! Lui il Signore della misericordia vuole salvare tutti!’. Il problema è lasciare che Lui entri nel cuore”.
Andare al di là del nostro piccolo concetto di giustizia
“Tutte le parole dei profeti – ha proseguito – sono un appello appassionato e pieno di amore che ricerca la nostra conversione. Ecco cosa il Signore dice attraverso il profeta Ezechiele: «Forse che io ho piacere della morte del malvagio […] o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?» (18,23; cfr 33,11), quello che piace a Dio! E questo è il cuore di Dio, un cuore di Padre che ama e vuole che i suoi figli vivano nel bene e nella giustizia, e perciò vivano in pienezza e siano felici. Un cuore di Padre che va al di là del nostro piccolo concetto di giustizia per aprirci agli orizzonti sconfinati della sua misericordia”.
Chi si confessa desidera incontrare un padre
Il Papa ha concluso a braccio la catechesi in italiano: “Un cuore di padre che non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe, come dice il Salmo. E precisamente è un cuore di padre che noi vogliamo incontrare quando andiamo nel confessionale. Forse ci dirà qualcosa per farci capire meglio il male, ma nel confessionale tutti andiamo a trovare un padre; un padre che ci aiuti a cambiare vita; un padre che ci dia la forza di andare avanti; un padre che ci perdoni in nome di Dio. E per questo essere confessori è una responsabilità tanto grande, tanto grande, perché quel figlio, quella figlia che viene da te cerca soltanto di trovare un padre. E tu, prete, che sei lì nel confessionale, tu stai lì al posto del Padre che fa giustizia con la sua misericordia”.
La giustizia di Dio è il suo perdono
Salutando i pellegrini delle altre lingue, il Papa ha così sintetizzato la sua catechesi: “La giustizia di Dio è il suo perdono”, dobbiamo “aprire il nostro cuore all’esperienza dell’infinita misericordia di Dio, che non si stanca mai di perdonarci, perché possiamo cercare la riconciliazione con tutti coloro che ci circondano, a partire dai nostri familiari”.
Il saluto agli artisti dell’American Circus
Il Papa ha poi salutato e ringraziato gli artisti dell’American Circus che si sono esibiti in Piazza San Pietro: “Vorrei ripetere quello che ho detto una settimana fa, quando è stato fatto uno spettacolo così. Voi fate bellezza e la bellezza ci avvicina sempre a Dio. Vi ringrazio per questo. Ma c’è un’altra cosa che vorrei sottolineare: questo non si improvvisa; dietro questo spettacolo di bellezza, ci sono ore ed ore ed ore di allenamento che danno fastidio. L’allenamento ‘fastidia’, eh! L’apostolo Paolo ci dice per arrivare proprio alla fine ci si deve allenare, allenare, allenare per vincere e questo è un esempio per tutti noi, perché la seduzione della vita facile, trovare un fine buono senza sforzo, è una tentazione e voi con questo che avete fatto oggi e con l’allenamento che c’è dietro ci date una testimonianza che la vita senza sforzarsi continuamente è una vita mediocre. Vi ringrazio tanto del vostro esempio”.
Il grazie per il Presepe di Trento
Questi gli altri saluti ai pellegrini italiani:
“Saluto i rappresentanti della Federazione Italiana Esercizi Spirituali ed auspico che quest’esperienza di fede possa essere maggiormente vissuta in occasione del Giubileo della misericordia. Saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Trento, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Luigi Bressan e dalle Autorità della Provincia Autonoma: vi rinnovo la mia riconoscenza per l’allestimento del Presepio che tanti pellegrini hanno potuto ammirare nelle scorse settimane in Piazza San Pietro ed oggi sarà l’ultimo giorno. A tutti auguro che il passaggio attraverso la Porta Santa, fatto con fede, trasformi i cuori di ciascuno e li apra alla carità operosa verso i fratelli”.
Il saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli
“Rivolgo un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi ricordiamo San Biagio, martire dell’Armenia. Questo santo vescovo ci ricorda l’impegno di annunciare il Vangelo anche in condizioni difficili. Cari giovani, diventate coraggiosi testimoni della vostra fede; cari ammalati, offrite la vostra croce quotidiana per la conversione dei lontani alla luce di Cristo; e voi, cari sposi novelli, siate annunciatori del suo amore a partire dalla vostra famiglia”.
fonte: radiovaticana