“La fedeltà al Signore non delude”: anche al momento della nostra morte e del Giudizio di Dio, se saremo stati fedeli, non avremo paura. E’ quanto ha affermato Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha messo in guardia dall’inganno dell’”alienazione” del vivere, cioè “come se mai si dovesse morire”, invitandoci invece a pensare a quale “traccia lascia la nostra vita”. Il servizio di Gabriella Ceraso:
“Una chiamata del Signore a pensare sul serio alla fine”, “la fine di ognuno di noi, perché ognuno di noi avrà la sua fine”. E’ così che il Papa legge la riflessione cui la Chiesa conduce nell’ultima settimana dell’Anno Liturgico.
Pensiamo alla traccia che lascia la nostra vita
”Non piace pensare a queste cose” osserva ” ma c’è la verità”. “E quando uno di noi se ne sarà andato, passeranno gli anni e quasi nessuno ci ricorderà”. Io ho “un ‘agenda”, rivela Francesco, “dove scrivo quando muore una persona” e ogni giorno vedo quella “ricorrenza” e “come è passato il tempo”. “E questo ci obbliga”, indica, a pensare a cosa lasciamo, a qual è la “traccia” della nostra vita. E dopo la fine, come si racconta nella pagina odierna dell’Apocalisse di Giovanni, ci sarà il giudizio per ciascuno di noi:
“E ci farà bene pensare: ‘Ma come sarà quel giorno in cui io sarò davanti a Gesù? Quando Lui mi domanderà sui talenti che mi ha dato, che ne ho fatto; quando Lui mi chiederà come è stato il mio cuore quando è caduto il seme, come un cammino o come le spine: quelle Parabole del Regno di Dio. Come ho ricevuto la Parola? Con cuore aperto? L’ho fatta germogliare per il bene di tutti o di nascosto?”.
Tutti saremo giudicati: non all’inganno dell’alienazione
Ognuno di noi dunque sarà davanti a Gesù nel giorno del giudizio, quindi, mette in guardia il Papa, riprendendo le parole del Vangelo di Luca, “non lasciatevi ingannare”. E l’inganno di cui parla è l’”alienazione”, “l’estraniazione”, l’inganno delle “cose che sono superficiali”, che “non hanno trascendenza”, l’inganno del “vivere come se mai dovessi morire”. “Quando verrà il Signore”, si chiede, “come mi troverà? Aspettando o in mezzo a tante alienazioni della vita?”:
“Io ricordo che da bambino, quando andavo al catechismo ci insegnavano quattro cose: morte, giudizio, inferno o gloria. Dopo il giudizio c’è questa possibilità. ‘Ma, Padre, questo è per spaventarci…’. – ‘No, è la verità! Perché se tu non curi il cuore, perché il Signore sia con te e tu vivi allontanato dal Signore sempre, forse c’è il pericolo, il pericolo di continuare così allontanato per l’eternità dal Signore’. E’ bruttissimo questo!”.
Non avremo paura della morte se saremo fedeli al Signore
E’ dunque questa la riflessione a cui nuovamente il Papa richiama tutti: pensare a come sarà la nostra fine e a cosa avverrà davanti al Signore. E la conclusione per rifuggire anche dalla paura di quel momento, ancora una volta Francesco la trae dalla lettura odierna dell’Apocalisse di Giovanni, ed è il consiglio dell’Apostolo, “Sii fedele fino alla morte – dice il Signore – e ti darò la corona della vita” :
“La fedeltà al Signore: e questo non delude. Se ognuno di noi è fedele al Signore, quando verrà la morte, diremo come Francesco ‘sorella morte, vieni’…Non ci spaventa. E quando sarà il giorno del giudizio, guarderemo il Signore: ‘Signore ho tanti peccati, ma ha cercato di essere fedele’. E il Signore è buono. Questo consiglio vi do:‘Sii fedele fino alla morte – dice il Signore – e ti darò la corona della vita’. Con questa fedeltà non avremo paura alla fine, alla nostra fine non avremo paura il giorno del giudizio”.
fonte: radiovaticana