La rivista ‘Civiltà Cattolica’, fondata dai gesuiti 167 anni fa, in occasione della pubblicazione del numero 4000 ha deciso di fare una lunga intervista a Papa Francesco. Al Santo Padre viene chiesto come si rapporta con la corruzione in Vaticano, se essa è ancora presente, e come fronteggia il sempre più dilagante problema degli abusi sessuali a cui partecipano anche i sacerdoti. Il Pontefice non ha negato la presenza della corruzione all’interno della Curia, anzi ha specificato che essa è presente come lo è sempre stata e che quando ci si trova davanti agisce in questo modo: “Io scrivo un biglietto a S.Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia”.
Per quanto riguarda l’annoso problema della sessualità all’interno della Chiesa Papa Francesco utilizza parole di condanna e aggiunge che il primo passo da fare è riconoscere il problema: “Se sono coinvolti religiosi, è chiaro che è in azione la presenza del diavolo che rovina l’opera di Gesù, tramite colui che doveva annunciare Gesù. Ma parliamoci chiaro: questa è una malattia. Se non siamo convinti che questa è una malattia, non si potrà risolvere bene il problema”.
Espletate le prime domande, il Pontefice passa a parlare della rivista, un giornale importante perché da sempre è uno specchio del pensiero e dell’opera della Chiesa, per questo motivo sprona i giornalisti a continuare il loro arduo compito e a porsi come “Ponte” per il dialogo con il mondo. Un suggerimento, quest’ultimo, che i redattori della rivista sembrano aver anticipato, ad oggi infatti ‘Civiltà Cattolica’ è redatto in diverse lingue (Italiano, Spagnolo, Francese, Inglese e Coreano) proprio per raggiungere il numero maggiore possibile di destinatari.
Le parole del Papa suonano come un attestato di stima al quale però Bergoglio aggiunge tre consigli, tre capisaldi da mantenere per continuare a svolgere il loro compito senza tradire le finalità che da sempre Civiltà Cattolica si è posta: inquietudine, incompletezza ed immaginazione.
Il primo punto riguarda l’inquietudine della ricerca, Papa Francesco lo ritiene fondamentale perché la rivista funzioni al meglio sondando nel profondo l’umanità ed il mondo, infatti dice: “Vi pongo una domanda: il vostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca? Solo l’inquietudine dà pace al cuore di un gesuita. Senza inquietudine siamo sterili. Se volete abitare ponti e frontiere dovete avere una mente e un cuore inquieti. A volte si confonde la sicurezza della dottrina con il sospetto per la ricerca. Per voi non sia così. I valori e le tradizioni cristiane non sono pezzi rari da chiudere nelle casse di un museo. La certezza della fede sia invece il motore della vostra ricerca”.
Alla voglia di scovare la verità bisogna aggiungere il senso dell’incompletezza, in che modo? Il Santo Padre spiega che la fede non deve essere granitica e bloccata alla tradizione, ma dev’essere aperta pronta ad innovarsi, perché Gesù ha detto che la fede ci sorprende sempre, quindi, chi scrive di fede deve farlo con una mente aperta: “La vostra fede apra il vostro pensiero. Fatevi guidare dallo spirito profetico del Vangelo per avere una visione originale, vitale, dinamica, non ovvia”.
Infine, non per importanza, Papa Francesco esorta i redattori a recuperare il genio, ad occuparsi dell’arte in qualsiasi forma, a coltivare insomma l’immaginazione, grazie ad essa, infatti, è permesso a chi la possiede di non fossilizzarsi: “Chi ha immaginazione non si irrigidisce, ha il senso dell’umorismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore”. I tempi moderni, d’altronde, inducono al discernimento (chiaramente guidato da Dio), saperlo fare ci permette di superare le ambiguità della vita, ma per discernere al meglio c’è bisogno di immaginazione.