Figli, non più orfani. Ieri alla Messa in San Pietro, nella Solennità di Pentecoste, Francesco ha messo l’accento sul dono dello Spirito Santo, culmine della missione di Gesù, che riallaccia la nostra relazione con il Padre. Il Papa ha messo l’accento sui tanti segni della condizione di orfani che si vive ai nostri giorni e ha esortato a lasciarsi guidare dello Spirito per riconoscere l’altro come fratello, in quanto figli dello stesso Padre. Il servizio di Alessandro Gisotti:
A Pentecoste celebriamo il culmine della missione di Gesù che, attraverso il dono dello Spirito Santo, riallaccia la “nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato”. Papa Francesco incentra la sua omelia, nella Messa in San Pietro, sulle parole del Signore, riferite nel Vangelo di Giovanni: “Non vi lascerò orfani”. Il Papa rammenta che grazie allo Spirito Santo non siamo più schiavi, ma “figli adottivi”: si riattiva in noi la paternità di Dio.
Anche oggi, viviamo tanti segni della nostra condizione di orfani
In fondo, osserva il Papa, tutta “l’opera della Salvezza è un’opera di ri-generazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall’orfanezza in cui siamo caduti”. “Anche nel nostro tempo – constata poi con rammarico – si riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani”:
“Quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna a una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l’altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre; e altri segni simili”.
L’effusione dello Spirito Santo è una “cascata di grazia”
A tutto questo, è la sua riflessione, “si oppone la condizione di figli, che è la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondoDna, che però è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito”:
“Dall’immenso dono d’amore che è la morte di Gesù sulla croce, è scaturita per tutta l’umanità, come un’immensa cascata di grazia, l’effusione dello Spirito Santo. Chi si immerge con fede in questo mistero di rigenerazione rinasce alla pienezza della vita filiale”.
“Non vi lascerò orfani”, ripete anche oggi Gesù. Francesco rivolge quindi il pensiero alla “presenza materna di Maria nel Cenacolo”. Maria, prosegue, “è memoria vivente del Figlio e invocazione vivente dello Spirito Santo. E’ la Madre della Chiesa”.
Grazie a Gesù possiamo guardarci tutti come fratelli
Alla sua intercessione, è la preghiera del Papa, “affidiamo in modo particolare tutti i cristiani, le famiglie e le comunità che in questo momento hanno più bisogno della forza dello Spirito Santo”. Ancora, ribadisce, “consolidando la nostra relazione di appartenenza al Signore Gesù, lo Spirito ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità”:
“Mediante il Fratello universale, che è Gesù, possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. E questo cambia tutto! Possiamo guardarci come fratelli e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia e la meraviglia di appartenere a quest’unica paternità e fraternità”.
Migliaia i fedeli che questa mattina hanno gremito festosi Piazza San Pietro, per ascoltare le parole di Papa Francesco sulla Pentecoste. Nei loro commenti, raccolti da Marina Tomarro, l’importanza di questa solennità:
R. – E’ importante, perché lo Spirito viene a consolare. Oggi, c’è tanto bisogno di consolazione! La gente è afflitta… Abbiamo bisogno che lo Spirito Paraclito – che significa Difensore, ma anche Consolatore – venga e porti nei cuori la sua consolazione e la sua leggerezza, che viene ad asciugare le lacrime.
R. – Senza lo Spirito Santo non avrei la forza! Quindi, anche noi come gli Apostoli, riusciamo ad avere quella forza per affrontare la vita ogni giorno. Soprattutto in questi tempi, noi cristiani abbiamo proprio bisogno di testimoniare e quindi abbiamo bisogno di questa forza.
R. – Lo Spirito Santo ci richiama davvero all’unità e alla gioia, come Francesco ci continua a ricordare, e noi siamo qui proprio a manifestare la nostra gioia di essere cristiani e a pregare per il dono della pace, dell’unità e delle vocazioni, come il Papa ci ha ricordato, per tutti i bisogni della Chiesa e del mondo intero.
D. – Nella vita quotidiana quanto è importante invocare l’aiuto dello Spirito?
R. – Importante ogni giorno. E’ la vita, è l’ossigeno che noi respiriamo ogni giorno. E’ davvero un incontro con una presenza reale nella nostra vita: è lo Spirito che prega in noi, che grida “Abbà Padre”. Quindi, siamo abitati dallo Spirito ed è lo Spirito che prega.
R. – In ogni momento, dall’inizio della giornata fino alla fine, e in particolare quando si sta con gli altri, perché quella è una grande sfida: il saper stare con gli altri, incontrare l’altro.
R. – Sono una consacrata e accompagno le giovani nel cammino del noviziato… Nelle scelte e nel guidare queste giovani a discernere, spesso mi trovo ad invocare il dono dello Spirito, perché capisco che è una cosa più grande di me.
R. – Lo Spirito Santo grida in noi “Abbà Padre”, quindi in Lui posso riconoscermi nella mia verità più fondamentale, quella di essere Figlio di Dio amato e custodito da un Padre che sempre, nella sua misericordia, mi rigenera.
D. – “Non vi lascerà orfani”: questa è una delle frasi del Vangelo di oggi. Che cosa vuol dire?
R. – Che è sempre con noi. E questa è una cosa che ho sperimentato nella mia vita: nei momenti belli e nei momenti tristi. E’ vero, il Signore non ci lascia orfani, perché con Lui abbiamo tutto.
D. – Il Papa, nel Regina Caeli, ci ha invitato ad amare Gesù non solo nelle parole, ma anche nei fatti. Voi siete il Sindacato autonomo di Polizia: in che modo si ama Gesù anche attraverso il vostro lavoro?
R. – Cerchiamo di servire questa comunità. Abbiamo fatto un giuramento alla Repubblica e alla Costituzione, ma soprattutto abbiamo un giuramento morale nei riguardi del prossimo e della comunità del nostro Paese. La preghiera a San Michele Arcangelo dice proprio questo: “Invochiamo il patrocinio per dispensare concordia”. E quello che dobbiamo promuovere è proprio questo: la fratellanza fra le persone. Serviamo proprio questa comunità. Dedichiamo la vita.
fonte:radiovaticana
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