Le vittime vanno sempre rispettate, Papa Francesco si scusa dopo le dichiarazioni del cardinale O’Malley che lo hanno fatto riflettere il Pontefice si dice pentito per aver usato la parola “Prova”.
Dopo le dichiarazioni del Cardinale O’Malley nelle quali si diceva dispiaciuto per le parole usate dal papa riguardo la faccenda abusi legata alla figura di padre Barros, Bergoglio ci ha tenuto a scusarsi con le vittime di abuso per aver utilizzato la parola “prova” durante la precedente intervista. Il pontefice ha anche sottolineato come sia stato proprio l’intervento del cardinale irlandese a fargli capire di aver sbagliato ad utilizzare vocabolo, poiché sono molte le vittime di abuso che non sono in grado di provare quanto gli è stato fatto: “O’Malley ha detto che io ho sempre difeso le vittime. Certo, la sua dichiarazione mi ha fatto capire che l’espressione che ho usato è stata infelice. Ho usato la parola ‘calunnia’ per dire di qualcuno che afferma qualcosa con pertinacia senza averne l’evidenza. Se dico che lei ha rubato, ma lei in verità non ha rubato, allora la sto calunniando. Su questo punto dobbiamo essere chiari: chi accusa senza evidenze con pertinacia fa una calunnia. Se vengono da me persone con evidenze sono il primo ad ascoltarle”.
Il Santo Padre ha quindi aggiunto che è pronto ad ascoltare chiunque abbia un’evidenza su questo caso: “La testimonianza delle vittime è sempre un’evidenza, ma nel caso di Barros non c’è evidenza di abuso. Non c’è evidenza che abbia coperto. Sono disponibile a ricevere un’evidenza, ma al momento non c’è”. Quindi in conclusione, dopo aver rinnovato l’invito a chiunque sia in possesso di una qualsiasi evidenza a farsi avanti, ha detto che continua ad essere deciso nella condanna rigorosa degli abusi, sulla linea di tolleranza zero iniziata da Benedetto XVI: “Proseguo con la tolleranza zero iniziata da Benedetto XVI. E in cinque anni non ho firmato una sola richiesta di grazia. Se la seconda istanza conferma la prima, l’unica via di uscita è appellarsi al Papa chiedendo la grazia. In cinque anni ho ricevuto circa 25 casi di richieste di grazia. Non ne ho firmata una”.