La nostra vita è un oggi, che non si ripeterà. Nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, il Papa esorta a non avere il cuore indurito, senza fede, ma aperto al Signore. Nel nostro cuore infatti si gioca l’oggi. Il servizio di Debora Donnini:
“Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”. Parte da questo passo della Lettera agli Ebrei, contenuto nella prima Lettura della Messa odierna, l’omelia di Francesco che si dipana attorno a due parole: “Oggi” e “cuore”.
L’oggi nel quale abbiamo ricevuto l’amore di Dio
L’oggi del quale parla lo Spirito Santo, nel passo della Lettera agli Ebrei, è infatti “la nostra vita”, un oggi “pieno di giorni” ma “dopo il quale non ci sarà un replay, un domani”, “un oggi nel quale noi abbiamo ricevuto l’amore di Dio”, la promessa di Dio di trovarlo”, spiega il Papa, “un oggi” nel quale possiamo rinnovare “la nostra alleanza con la fedeltà di Dio”. C’è però “soltanto un solo oggi, nella nostra vita” e la tentazione è quella di dire: “Sì, farò domani”. “La tentazione del domani che non ci sarà”, come Gesù stesso spiega nella parabola delle dieci vergini: le cinque stolte che non avevano preso con loro l’olio assieme alle lampade, lo vanno poi a comprare ma quando arrivano, trovano la porta chiusa. Francesco fa anche riferimento alla parabola di colui che bussa alla porta dicendo al Signore: “Ho mangiato con te, sono stato con te …”. “Non ti conosco: sei arrivato tardi …”:
“Questo lo dico non per spaventarvi, ma semplicemente per dire che la vita nostra è un oggi: oggi o mai. Io penso a questo. Il domani sarà il domani eterno, senza tramonto, con il Signore, per sempre. Se io sono fedele a questo oggi. E la domanda che vi faccio è questa che fa lo Spirito Santo: ‘Come vivo io, questo oggi?’”.
Il nostro cuore sia aperto al Signore
La seconda parola che viene ripetuta nella Lettura è “cuore”. Con il cuore infatti “incontriamo il Signore” e tante volte Gesù rimprovera dicendo: “tardi di cuore”, tardi nel capire. L’invito è quindi a non indurire il cuore e a chiedersi se non sia “senza fede” o “sedotto dal peccato”:
“Nel nostro cuore si gioca l’oggi. Il nostro cuore è aperto al Signore? A me sempre colpisce quando trovo una persona anziana – tante volte sacerdoti o suorine – che mi dicono: ‘Padre, preghi per la mia perseveranza finale’ – ‘Ma, hai fatto tutta la vita, bene, tutti i giorni del tuo oggi sono nel servizio del Signore, ma hai paura …?’ – ‘No, no: ancora la mia vita non è tramontata: io vorrei viverla pienamente, pregare perché l’oggi arrivi pieno, pieno, con il cuore saldo nella fede, e non rovinato dal peccato, dai vizi, dalla corruzione …”.
Interrogarsi sul nostro oggi e sul nostro cuore
Il Papa esorta dunque a interrogarci sul nostro oggi e sul nostro cuore. L’oggi è “pieno di giorni” ma “non si ripeterà”. I giorni si ripetono finché il Signore dica “basta”:
“Ma l’oggi non si ripete: la vita è questa. E cuore, cuore aperto, aperto al Signore, non chiuso, non duro, non indurito, non senza fede, non perverso, non sedotto dai peccati. E il Signore ha incontrato tanti di questi che avevano il cuore chiuso: i dottori della legge, tutta questa gente che lo perseguitava, lo metteva alla prova per condannarlo … e alla fine sono riusciti a farlo. Andiamo a casa con queste due parole soltanto: com’è il mio oggi? Il tramonto può essere oggi stesso, questo giorno o tanti giorni dopo. Ma come va, il mio oggi, nella presenza del Signore? E il mio cuore, com’è? E’ aperto? E’ saldo nella fede? Si lascia condurre dall’amore del Signore? Con queste due domande chiediamo al Signore la grazia di cui ognuno di noi ha bisogno”.