I fedeli sono preoccupati per quanto detto da Francesco circa le sue condizioni di salute.
Come sta papa Francesco? Hanno fatto preoccupare le parole pronunciate dal pontefice durante l’udienza dello scorso 6 novembre in Vaticano, dove ha ricevuto la visita dei rabbini europei.
«Buongiorno, saluto tutti voi e vi do il benvenuto. Grazie di questa visita che a me piace tanto ma succede che io non sto bene di salute e per questo preferisco non leggere il discorso ma darlo a voi e che voi lo portiate». Così ha detto Francesco, con una voce che faceva chiaramente percepire il suo affaticamento.
Parole che, come è facile immaginare, hanno fatto preoccupare i fedeli e attirato l’attenzione della stampa.
Inutile nascondersi dietro un dito: papa Francesco, che il prossimo 17 dicembre compirà 87 anni, per due volte la scorsa primavera ha dovuto farsi ricoverare al Policlinico Gemelli. La prima volta a fine marzo, come ha rivelato lui stesso, per una forte polmonite acuta che aveva aggredito la parte bassa dei polmoni; la seconda volta, invece, risale a giugno: quella volta a portare il Papa sotto i ferri era stata un’ernia all’addome.
L’intervento della sala stampa della Santa Sede
Tutti problemi di salute che comunque non hanno impedito a papa Bergoglio di affrontare tre viaggi impegnativi: in Portogallo per la Giornata mondiale della Gioventù, in Mongolia e a Marsiglia.
In soccorso di chi si è interrogato sulla tenuta fisica di papa Francesco dopo le parole dell’udienza ai rabbini d’Europa è intervenuta la sala stampa vaticana. Da Oltretevere hanno fatto sapere attraverso il direttore Matteo Bruni che «papa Francesco ha un po’ di raffreddore e una lunga giornata di udienze. Aveva il desiderio di salutare individualmente i rabbini europei e per questo ha consegnato il discorso. Per il resto le attività del Papa proseguono regolarmente».
Il Vaticano ha confermato per i prossimi giorni la fitta agenda papale. E lo stesso Francesco, interpellato sulla sua salute dal direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci durante l’intervista andata in onda lo scorso 1° novembre al termine del telegiornale, ha risposto in maniera eloquente di sentirsi «ancora vivo». Per poi aggiungere subito dopo: «Adesso sto benissimo».
Il Papa ha confermato anche di voler prendere parte all’incontro della Cop28 sul clima che si terrà a Dubai. «Credo che partirò il primo dicembre fino al 3 dicembre. Starò tre giorni lì», ha detto Francesco.
Pregare per il Papa: il minimo sindacale per un cattolico (o no?)
Che dire? Come cattolici non possiamo che pregare affinché il Signore conservi in salute il successore di Pietro. Assistendolo nel suo compito di guida della Chiesa di Cristo, compito gravoso che richiede vigore fisico e morale, oltre che spirituale. Non per niente una preghiera tradizionale della Chiesa (Oremus pro Pontífice nostro) invita espressamente a pregare per la salute anche fisica del Papa: Dominus conservet eum, et vivíficet eum («Il Signore lo conservi a lungo, gli dia vigore»).
Sarebbe il minimo sindacale, una cosa scontata, no? Se non fosse che le cose scontate, si sa, spesso e volentieri sono destinate a venire smentite dalla realtà dei fatti.
Come spiegare altrimenti la sconcertante “preghiera” di quel padre benedettino – rimasto anonimo – che alla fine del 1953 pregò per la morte di papa Pio XII, considerato evidentemente un “ostacolo” per l’attuazione di un’agenda progressista in seno alla Chiesa? Un episodio che disonora non poco il progressismo militante. A raccontarlo diversi anni fa a Repubblica fu il professor Giuseppe Alberigo (capofila della celebre “Scuola di Bologna”, sostenitrice di un’interpretazione del Concilio Vaticano II in rottura con la Tradizione bimillenaria della Chiesa Cattolica).
La fede si disumanizza quando diventa ideologia
Si dimentica facilmente, infatti, che la fede cristiana non è un’ideologia (di “sinistra” o di “destra” che sia) o un possesso intellettuale. Nulla di tutto ciò: è un tu per Tu, un rapporto personale con Cristo, un incontro con la persona del Dio fatto uomo. Per un cristiano poi l’amore di Dio è indissociabile dall’amore del prossimo. Non escluso – anzi – quel magistrale prossimo che è il Papa, attraverso la voce del quale possiamo udire la voce di Cristo maestro.
Il sommo pontefice, ha scritto mirabilmente Fabrice Hadjadj, è «la massima punta dell’Incarnazione, il contrappeso della materia a qualsiasi ideologia, ciò che spinge i fedeli a raccogliersi non soltanto intorno a una dottrina, ma anche intorno a un uomo con un volto e una storia».
Diciamo questo perché fin troppo consapevoli che spesso, soprattutto sui social, circola una sorta di antimorale del disprezzo che non risparmia giudizi al vetriolo su Papa Francesco. Attaccando anche la sua persona, non limitandosi a criticarne le parole. Noi invece, da semplici cattolici quali siamo, vogliamo pregare per il successore di Pietro. Convinti come siamo che Cristo mai abbandonerà la sua Chiesa e che le porte degli inferi non prevarranno.