Il miracolo alle nozze di Cana. Questo primo “segno” della misericordia, dell’amore del Padre, è stato al centro della catechesi del Papa, oggi, all’udienza generale. Alle oltre 20 mila persone presenti in piazza San Pietro, Francesco ha svelato come, al di là del racconto di un miracolo, in queste nozze ogni parola e espressione svelino l’intero mistero di Cristo, il suo legame d’amore con la Chiesa e i discepoli, e la missione affidata ai cristiani, che è ascoltare e mettere in pratica la Parola. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Dopo aver approfondito le parabole della misericordia il Papa ne affronta i miracoli, i segni, e Cana, avverte, ne è una sorta di “portale d’ingresso”, molto più che un racconto del miracolo e questo, sin dall’introduzione, con “Gesù che insieme a tutti i discepoli, sua famiglia, partecipa alle nozze”.
A Cana stipulata una Nuova Alleanza d’amore
Dando avvio al suo ministero pubblico, spiega Francesco, Gesù si manifesta come lo “sposo del popolo di Dio” e “rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui”, “una nuova Alleanza di amore”:
“Cosa c’è a fondamento della nostra fede? Un atto di misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé. E la vita cristiana è la risposta a questo amore, è come la storia di due innamorati. Dio e l’uomo si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano: proprio come l’amato e l’amata nel Cantico dei Cantici”.
“Tutto il resto viene come conseguenza di questa relazione”, prosegue Francesco. A partire dalla Chiesa, “la famiglia di Gesù in cui si riversa questo amore”, da custodire e donare. E poi, a un’alleanza d’amore non può mancare la gioia, come in un banchetto non può mancare il vino. E a questo punto il Papa si rivolge a braccio ai fedeli, tra cui anche un gruppo di coppie al 50.mo anniversario di matrimonio, che già aveva salutato come il “vino buono”, “bella testimonianza” per gli sposi novelli:
“L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa. E una festa di nozze nella quale manca il vino; i novelli sposi provano vergogna di questo. Ma immaginate voi finire una festa di nozze bevendo thé, sarebbe una vergogna. Il vino è necessario per la festa”.
Trasformando in vino l’acqua delle anfore, spiega quindi il Papa, Gesù “compie un gesto eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo,portatore di gioia”.
L’eredità dei cristiani: ascoltare e mettere in pratica la Parola
L’eredità che invece Gesù consegna a tutti noi è custodita, spiega ancora Papa Francesco, ed “è curioso”, nelle ultime parole che Maria rivolge ai servitori del banchetto di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica fatela!”. E’ la missione della Chiesa, “che ancora oggi Maria ripete a tutti noi”, aggiunge a braccio il Pontefice:
“Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. E’ la raccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano. Per ognuno di noi, attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola di Dio per sperimentare la sua efficacia nella vita. Allora, assieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anche noi possiamo esclamare: ‘Tu hai tenuto da parte il vino buono finora’. Sì, il Signore continua a riservare quel vino buono per la nostra salvezza, così come continua a sgorgare dal costato trafitto del Signore”.
A Cana nasce la fede della Chiesa
Infine, nella conclusione del racconto evangelico di Cana, quasi una sentenza: “Fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. Dunque, molto più che il semplice racconto del primo miracolo, ribadisce ancora una volta il Papa:
“Come uno scrigno, Egli custodisce il segreto della sua persona e lo scopo della sua venuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel Mistero pasquale. In queste nozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con una Alleanza nuova e definitiva. A Cana i discepoli di Gesù diventano la sua famiglia e a Cana nasce la fede della Chiesa. A quelle nozze tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene più a mancare“.
Tra i tanti saluti finali, l’attenzione del Papa si è rivolta in particolare all’Azione Cattolica Italiana, che oggi ha rilanciato l’esperienza di preghiera “Un minuto per la pace”, culminante nella celebrazione eucaristica nella Basilica di Santo Spirito in Sassia.
fonte: radiovaticana